Famiglia e calcio. La vita di Angelo Orlandini poggia su queste fondamenta, tra sacro e profano, tra gli affetti e quelle relazioni speciali nate dalla passione per il pallone, l'attrezzo del mestiere al quale si dedica nel ruolo di direttore sportivo da 13 anni. "Vivo a Nuvolera dal 1995, ma se non fosse per il calcio non conoscerei nessuno. Non sono un tipo da bar".
Meglio il salotto di casa e la sua collezione di 100 dischi, dove oltre ai ritmi vivaci della musica romagnola fa spesso risuonare le corde vocali di Giuliano Pavarotti e Mario Del Monaco, gente dalla voce grossa, qualità che un direttore sportivo deve possedere: "Ci vogliono il bastone e la carota. La priorità deve essere sempre l'armonia all'interno dello spogliatoio, dove prima contano gli uomini, poi i calciatori. Un ds deve sempre tenere presente questo comandamento, dare tutto per i suoi giocatori ma allo stesso tempo fare rispettare le regole con scelte che a volte possono anche essere impopolari".