Fabio Rossini e il suo Casaglio compongono la copertina dell’Oscar del CalcioBresciano relativo al miglior ds di Terza Categoria. Ma la serata dà spazio anche ad altri volti ed altre voci protagoniste del campionato d’ingresso dei dilettanti. Il podio è partecipato, oltre che da Rossini, da altri tre direttori.
Il Serle è salito in Seconda dalla porta principale, vincendo il suo girone di appartenenza. Camillo Guatta si gode il risultato: “Bella soddisfazione, bell’anno, avevamo altre squadre importanti nel nostro girone, non era semplice. Ci tenevamo, siamo passati anche da un cambio in panchina delicato durante la stagione. Quest’anno ci sono le premesse per una salvezza semplice, la squadra è buona ma il girone è tosto. Abbiamo iniziato bene, speriamo di continuare”.
Guatta ha i suoi motivi per dire che nel suo girone c’erano squadre importanti. Il Roè Volciano è passato attraverso i playoff. Fabrizio Glisenti sorride e ricorda la complessità dell’ultima annata e di quella attuale: “Per me la nomina a miglior direttore sportivo è stata una sorpresa: quando mi è arrivato il messaggio sono rimasto basito. Lo scorso campionato ce la siamo giocata con il Serle, poi abbiamo sofferto parecchio ai playoff. Quest’anno vogliamo salvarci senza soffrire troppo. Durante il mercato estivo mi sono mosso in simbiosi con il direttore generale Gian Paolo Ragno. Abbiamo migliorato la squadra nei settori dove secondo noi era più debole e sulla carta ci siamo riusciti. Era importante portare gente volenterosa e che avesse l’identità e lo spirito di appartenenza nel dna”.
Eliminato in finale playoff senza perdere (2-2 a Roè), il Deportivo Fornaci ha beneficiato del ripescaggio e ora è al piano superiore. Andrea Baronio spiega: “Essere sul podio è la più grande soddisfazione perché vieni votato da chi fa il tuo stesso mestiere e porti in alto il nome della tua società. La stagione è stata soddisfacente e il salto di categoria è stato una grande soddisfazione visto che la squadra è stata costruita pochi anni fa. Ora puntiamo a salvarci in Seconda. In estate ho lavorato cercando di chiamare giocatori di categoria e giovani perché non abbiamo il settore giovanile. Non avendo tanti soldi a disposizione è più un lavoro psicologico: bisogna trasmettere spirito di appartenenza. A Fornaci il gruppo è prima di amici che di calciatori”.
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