CBS in regola - Comincia fuori e finisce dentro l'area? È rigore, sig. Abate

Dove ci eravamo lasciati? La scorsa primavera avevamo cominciato un percorso di incontro, aprendo una nuova rubrica che raccontasse, una situazione alla volta, alcune delle mille dinamiche decisionali che gli arbitri di calcio devono processare ad ogni partita. Facendo chiarezza – con il sostegno e la consulenza della sezione AIA “Elio Schinetti” di Brescia – su quelle più chiacchierate, svelandone forse alcune nemmeno conosciute. È tempo di riprendere il discorso da dove l’avevamo lasciato.

Come nelle prime due puntate (gioco pericoloso, special guest Franco Zuculini; intervento su rinvio del portiere, featuring Ronaldinho Gaucho), ci soffermiamo anche stavolta su un punto della Regola 12 del “Regolamento del Giuoco del Calcio”. Partiamo dal testo in sé, lo inseriamo in un contesto e tiriamo le somme facendoci aiutare da esempi presi dal calcio di alto livello, quello che guardiamo in tv ogni settimana. Rispetto al nostro calcio, quello dilettantistico, cambiano solamente i palcoscenici, non il regolamento.

 

REGOLA 12 – FALLI E SCORRETTEZZE

ESTRATTO

Se un difendente inizia a trattenere un attaccante fuori dell’area di rigore e prosegue a trattenerlo all’interno di questa, l’arbitro deve assegnare un calcio di rigore.

 

SPUNTI REDAZIONALI

Qui stiamo forse a smontare uno dei luoghi comuni più diffusi che giocatori ed addetti ai lavori si tramandano l’un l’altro: in caso di fallo prolungato nello spazio, il punto di battuta dopo il fischio corrisponderà a dove il contatto ha avuto origine. Caso specifico di interesse: trattenuta che inizia fuori area e si conclude dentro l’area. Punizione quindi, perché la trattenuta inizia fuori. E invece no, rigore, perché la trattenuta si conclude e si determina dentro. Così ci dice l’estratto della regola 12, nel sottocapitolo “Vantaggio”. Con che sanzione debba poi essere punito il difendente (giallo, rosso, nulla) è una questione conseguente, che deriva dal verificarsi di talune condizioni: materiale per una delle prossime puntate.

 

PER IMMAGINI

Champions League 2009-2010, quella del triplete dell’Inter di Mourinho. Fase a gironi, quinta giornata. Il Milan pazzo di Leonardo ha perso in casa con lo Zurigo e poi è andato al Bernabeu a vincere col Real Madrid. A San Siro contro il Marsiglia di Deschamps può arrivare la qualificazione aritmetica, e invece finirà 1-1, perché a Borriello risponderà “El Comandante” Lucho Gonzalez, nel primo tempo. Ma sarebbe potuta andare peggio.

Nella ripresa Ben Arfa scippa palla ad Abate sul lato sinistro dell’area, per puntare indisturbato verso la porta. Il disturbo in realtà arriva presto, da dietro, perché il laterale rossonero si appende al talento di origine tunisina non appena perde il possesso e non lo molla fino al tentativo di cross dell’attaccante, che avviene ben dentro l’area di rigore. Il 10 ribalta il concetto di simulazione, rimanendo in piedi strenuamente fino alla fine nonostante il 20 applichi un contrappeso che influisce enormemente sul buon esito della propria azione. Sarà per quello che il sig. Webb lascia correre (arbitro inglese, entriamo in un altro luogo comune). Poteva fare diversamente? Probabilmente sì. Da regolamento avrebbe potuto applicare la regola di cui sopra, intervenendo con un fischio per assegnare un rigore in favore degli ospiti, in quanto l’azione fallosa ha origine fuori ma si conclude e si determina dentro l’area di rigore.

Qui, a prima vista, succede la stessa cosa. Siamo nel match di finale terzo-quarto posto dei Mondiali 2014 in Brasile. La mano di Thiago Silva sulla spalla di Robben, che l’ha sverniciato sul tempo, ostacola l’ala oranje, il quale, diversamente da Ben Arfa, sceglie di crollare a terra. Il sig. Haimoudi assegna il rigore, leggendo la situazione attinente alla casistica trattata in questa puntata, pur graziando Thiago Silva, punito solamente col giallo. D’altra parte non è chiaro se la mano del difendente ex Milan si sia staccata prima o dopo che l’11 superasse la linea bianca: in quel caso sarebbe stata solamente punizione (e ugualmente rosso).

Una dinamica molto simile è accaduta in questo turno di Serie A durante Bologna-Fiorentina, con Pobega che trattiene Gudmundsson a ridosso dell’area. L’islandese è ostacolato fuori e cade dentro, ma la mano dell’italiano molla l’avversario probabilmente prima del suo ingresso nei 16 metri. Per cui solo punizione, più giallo, in quanto caso di SPA (interruzione di attacco promettente) e non di DOGSO (impedimento di una chiara occasione da gol). Chiamata difficilissima, bravo il sig. Fabbri (con benedizione del VAR).

Serve qualcuno che metta tutti d’accordo. Ci pensa “Bobby” Endrick, che in Real Madrid-Espanyol umilia così (qui il video completo dell’azione) Romero sulla linea di porta* (sembra uno di quegli esercizi per la forza che si fanno in allenamento con dei carrelli di peso legati alla vita) e si guadagna il rigore che Mbappè trasformerà nel definitivo 4-1 merengue. Carlos, conveniva lasciare la presa un pelo prima…

*Tecnicamente, da regolamento, la “linea di porta” è tutta quella compresa tra le due bandierine sul lato corto del campo di gioco, più comunemente chiamata “linea di fondo”. La linea, insomma, sopra la quale stanno i pali della porta. Nel caso Endrick-Romero, chiaramente, si intende lo spazio della linea tra palo e bandierina (di destra).

 

Matteo Carone

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