CBS Storie - Il professor Alessandro Pol sale in cattedra con il suo Lograto

Se apri un sito o un’applicazione sportiva e leggi “6-4” come punteggio di solito o si tratta del primo set del tuo tennista preferito, o si tratta di una partita random di Terza Categoria. Un campionato che assomiglia ad un bazar: trovi di tutto, non necessariamente tutto ha un senso, ma può anche capitarti tra le mani una gemma rara. Quello che non manca mai è una storia degna di essere raccontata. Quella di questa settimana riguarda un 6-4, un professore, un mancino alla Dybala.

 

 

Dopo 20 secondi il Centrolago passa in vantaggio in casa del Lograto, dopo 10 minuti è sotto 2-1 e al 12′ siamo già sul 2-2. Tutto normale. Alla mezz’ora della ripresa la partita è in ghiaccio per i padroni di casa, 5-2, ma quando l’arbitro dà i minuti di recupero gli ospiti hanno appena siglato il 5-4. Il punto del game, set and match è di Alessandro Pol, che già ne aveva messi tre. Nel weekend nessuno come lui dal punto di vista realizzativo.

Numero 7 di piede mancino, esterno di destra tecnico che entra dentro il campo ed inventa o finalizza, Pol è nato nel milanese nel 1997 e cresciuto ad Ospitaletto con un pallone nei piedi e una fede milanista tramandata. Quando avevo 2 anni in giardino portavo già la palla, più grande di me, ed andavo allo stadio con mio papà. Quando i miei si separarono mi trasferii con mia mamma a Brescia”.

Il suo rapporto coi gol è ondivago: nei settori giovanili segnava a pioggia, in categoria è sempre dipeso da quanto vicino alla porta lo tenevano i suoi allenatori. Quando però entra in the zone, si vede che ha qualità superiori alla media. “Mi era già capitato di farne quattro in una singola partita, tre anni fa con la Padernese contro l’Azzano Mella: finì 9-0. Quattro sì, ma non tre: non ho mai segnato una tripletta”.

Strano, come molti match di Terza. “Quella di domenica è stata una partita pazza ed almeno tre delle mie reti sono merito diretto dei miei compagni: nei primi due ci ha messo lo zampino la punta, Pierre Rebani, con un assist e il rigore procurato che poi ho trasformato; il terzo me lo prendo io dai, è stato bello, il classico girello sotto l’incrocio; il quarto è arrivato in contropiede, col passaggio decisivo di un altro attaccante, Saimir Dobruna”.

 

Alessandro in posa “figurina” con la maglia del Calcio Lograto.

 

Il Lograto secondo nel girone A si sta godendo la connection di inizio stagione tra il suo allenatore e uno dei suoi giocatori di spicco. “Ho sempre fatto il trequartista o l’attaccante esterno, ma quest’anno mi trovo particolarmente bene nel 4-2-3-1 di mister Claudio Provezza. Lui vuole che portiamo palla agli esterni, poi la punta sa lavorare per la squadra. Tocco molti più palloni. Ci conosciamo da poco, ma penso che sia una persona splendida e non lo dico perché è il mio allenatore. Ci sa fare col gruppo, esce sempre con noi, fa sentire tutti importanti: non facile con una rosa di trentun giocatori. Quest’estate non avrei dovuto passare al Lograto, ma mi ha chiamato per due settimane tutti i giorni… anche tatticamente mi piace, per quello che spiegavo prima. Siamo solo all’inizio, ma ci sono le condizioni per divertirsi, a partire da un gruppo che sa stare insieme”.

Quando i campi della provincia ti spingono verso gli estremi, verso il disordine, con le partite che facilmente possono diventare “pazze”, avere un insieme di giocatori unito che rimane stabile come un dolmen alle raffiche di maestrale dà semplicemente più possibilità di successo, oltre a far nascere amicizie che possono durare a lungo. “In Terza, oltre alla qualità, è fondamentale il gruppo, ti fa vincere le partite. Per il livello medio ho sempre preferito la Seconda, il gioco è più pulito, ma in Terza è altrettanto divertente per le partite che vengono fuori. Inoltre chi ci gioca è perché ama davvero il calcio, altri interessi non ce ne sono. Qui si trova la passione più pura di questo sport. Ci sono gruppi che durano al di là del continuare a far parte della stessa squadra: con quello della Provagliese, con cui vinsi i play-off quasi dieci anni fa, sono ancora in contatto. Lunedì, dopo aver letto che avevo segnato 4 gol, mi hanno scritto in una dozzina di quel gruppo”.

Per tante stagioni il nome di Pol è stato associato alla Terza Categoria, gli anni in Seconda li ha sempre conquistati sul campo. All’inizio della carriera, poi, ci fu anche la possibilità di esordire in Prima, con la maglia della squadra del proprio paese, ricostruita dalle ceneri del fallimento nel 2000 e questa primavera tornata a conquistare il professionismo. Su quella strada di rinascita c’è anche una sua piccola firma. “Sono cresciuto nelle giovanili dell’Ospitaletto e ho fatto anche qualche presenza in prima squadra. Andavo su e giù dalla Juniores, la domenica sedevo in panchina, come fanno i giovani che non giocano mai. A fine stagione mi capitò di esordire in Prima, feci anche un gol, da subentrato. Tuttavia in quegli anni non ho mai avuto grandi ambizioni, non pensavo alle categorie, volevo solo divertirmi coi miei amici. Allenatore dell’Under 19 era mister Matteo Albertini, io ero capitano e segnavo tanto. Ricevetti una chiamata anche dalla Virtus Aurora Travagliato, che mi cercava proprio per la Prima. Ma stavo bene dov’ero”.

Il turning point coincide con la prima vera esperienza coi grandi, lontano da Ospi. “Nicola Orizio, attaccante e compagno di squadra che mi dava uno strappo al campo quando avevo 16-17 anni, un giorno mi disse: ‘Io vado a Provaglio, vieni anche tu!’. Mi lasciai convincere, per fortuna, perché quella sarebbe diventata la stagione più bella della mia carriera. Vincemmo i play-off di Terza da outsider, col gruppo fantastico di cui parlavo prima: arrivammo quinti a pelo, perché la seconda in classifica pareggiò all’ultima giornata permettendoci di rientrare dentro la forbice; poi li battemmo in semifinale e vincemmo la finale per 1-0, in entrambi i casi con i gol decisivi che arrivarono dopo il 90′. Nelle stagioni successive centrammo diverse salvezze in Seconda. Rimasi cinque anni per quel motivo, compagni e ambiente”.

Cinque anni che però, causa Covid, sono tre effettivi. “Dopo gli stop per la pandemia decisi di cambiare per motivi personali. Avevo deciso di iscrivermi in università, anche se in ritardo. Alle superiori ho frequentato l’Itis, ho lavorato per un po’ di tempo come magazziniere e tuttofare in una ditta, ma non volevo fosse la mia vita per sempre. Ho sempre avuto la passione per la storia e per la lettura, quindi mi iscrissi a Lettere. Di conseguenza preferii riavvicinarmi a casa e andai a giocare a Paderno”.

Contro ogni luogo comune, Alessandro è l’esempio di come un giocatore di Terza possa essere disposto a rinunciare alla solida realtà di un posto fisso per un sogno, immateriale per definizione; di come possa essere disposto a spiccare un salto nel vuoto per assecondare gli impulsi della propria anima, che sa tracciare strade originali: “Pensavo non ne sarei stato in grado, invece sono riuscito a laurearmi in Lettere e ora sono un insegnante di italiano, storia e geografia; mi mancano due esami per la magistrale, per ora sono in attesa di un posto in una scuola media, in futuro mi piacerebbe insegnare alle superiori. In attesa di una chiamata, che dovrebbe arrivare nel giro di un paio di settimane, do lezioni private”. Il bello delle lezioni private è, anche, che non sai mai in quale casa entrarai. “Mi è capitato di fare lezione alla figlia di un giocatore di Serie A, un ragazzo alla mano e molto gentile; ho diversi aneddoti che lo riguardano, ma per la sua privacy preferisco tenerli per me”.

 

Una tesi speciale, come il rapporto tra Alessandro e la sua Mila.

 

Il “dottor” Pol nel giorno della laurea.

 

Insegnare è un verbo meraviglioso, che può abbracciare anche il mondo del calcio. Lo si trova spesso nel rapporto mister-giocatore. “Ci sono diversi allenatori che sono stati rilevanti nel mio percorso di giocatore. Il primo e più importante è quello di adesso. Lo so, dirai: ‘Paraculo!’ (ride, ndr), ma faccio il nome di Provezza per il rapporto umano che si è creato e per la fiducia che mi sta dando. Continuo con Dalmazio Despali, avuto ad Azzano Mella in una stagione in cui giocai poco per via di infortuni: gli sono riconoscente perché, seppur molto severo, mi corresse dei movimenti che mi tenevano lontano dalla porta. Quello della posizione in campo è sempre stato un argomento: al Real Rovato facevo addirittura la mezzala. Vorrei poi dedicare un pensiero ad Adriano Turla, che ha avuto recentemente un grave lutto in famiglia: con lui vinsi a Provaglio. Infine Luciano Bosetti, vice di Provezza quest’anno, l’anno scorso mister a Lodetto in quella che è stata probabilmente la peggior stagione, a livello di squadra, non essendo riusciti a lottare per nulla; lo cito perché anche lui ha avuto un ruolo decisivo nel mio passaggio a Lograto”.

Torniamo sull'”argomento”: la prossimità alla porta ha cambiato carriere, da Francesco Totti (fenomeno visionario nell’assist da trequarti, poi grazie a Luciano Spalletti trasformatosi in bomber implacabile da Scarpa d’Oro, falso nueve prima della definizione nata col Leo Messi di Pep Guardiola) al più recente esempio Ousmane Dembélé (epitome del giocatore fumoso e incartato fino alla rivelazione con Luis Enrique, che ne ha fatto un Pallone d’Oro da carriolate di reti e protagonismo in Champions League). Nella Juventus dell’ultimo, superato Max Allegri, la mancanza di idee in costruzione costringeva il miglior giocatore in rosa, Paulo Dybala, a scendere fin dentro il cerchio di centrocampo per aggiungere creatività e qualità allo sviluppo, col contrappasso di essere meno incisivo laddove si decidono le partite: dentro o a ridosso delle aree.

Anche Alessandro ha vissuto una carriera con la bussola in mano e l’esempio della Joya non è casuale. “Con le dovute proporzioni, mi hanno sempre detto che assomiglio a Dybala, mancino che gioca a destra e rientra, attaccante che sa segnare ma che ha anche qualità da fantasista. A Paderno feci in un anno 14 gol (11 in campionato e 3 in Coppa Lombardia) giocando da trequarti-seconda punta. Avvicinarmi alla porta, come sto cercando di fare nel sistema di Provezza a Lograto, può sicuramente aiutarmi a tornare a certe cifre realizzative”.

Molte carriere rischiano di dipendere dai numeri, soprattutto quelle degli attaccanti. Il Pol di domenica scorsa sembra obiettivamente fuori contesto. “Sono molto sereno in relazione alla mia carriera, io credo che uno giochi nella categoria che si merita. Forse a livello di talento avrei potuto e potrei fare qualcosina in più, ma non ho rimpianti. C’è un’altra cosa da dire: fuori dal campo sono una persona super tranquilla, ma in campo sono una testa calda. In questo avvio ho già preso 4 ammonizioni in 5 gare. Mi scaldo spesso, questa cosa mi ha penalizzato in passato con allenatori e società. Poi ci sono stati gli infortuni, nessuno grave, ma proprio come Dybala spesso ho avuto poca continuità. Nelle giovanili sì, forse ero uno dei più bravi, sono stato anche vicecapocannoniere dei regionali con l’Ospitaletto. Sfruttando conoscenze famigliari, a 15 anni mi capitò la possibilità di fare provini sia col Livorno (in quel periodo in Serie A) che col Pontedera (Serie D): al Pontedera mi avrebbero preso, ma non volli trasferirmi a quell’età. Tanti pensieri, ma ripeto, nessun rimpianto. L’importante è che chi ho conosciuto nel percorso mi consideri una brava persona e che tanti mi vogliano bene, al di là della categoria.

La categoria non conta, ma in ogni categoria si cerca di raggiungere il risultato che permetta di cambiare categoria, verso l’alto. “A me piace vincere, quindi vorrei più che altro che continuassimo così. Sono tanti anni che non vinco campionato o play-off, mi piacerebbe riprovare quelle emozioni, anche a costo di fare zero gol da ora in avanti. L’importante è essere utile alla squadra. Un sogno comunque ce l’ho ed è quello di giocare con il mio amico Gianandrea Masperi, capitano del Cellatica: ovviamente io con lui in Eccellenza, non lui con me in Terza!”.

 

“Devastante a mio avviso, sprecato in quella categoria e carissimo amico” (cit. Gianandrea Masperi, capitano Cellatica).

 

Qualche giorno fa proprio Masperi aveva citato Pol nel suo undici ideale nella nostra rubrica sui capitani dei dilettanti. Questo ha provocato due reazioni: il poker di domenica del Pol stesso e la sua Top11 di risposta-rilancio che trovate qui sotto. Dall’Eccellenza alla Terza, dal tempio dei dilettanti al suo bazar, la linea di separazione a volte è del tutto sfumata.

 

ALESSANDRO POL – LA TOP 11 DELLA CARRIERA

4-3-1-2

POR – Alessandro Maifredi
“Portiere della mia esperienza a Provaglio, decisivo per la vittoria dei play-off e per le salvezze degli anni seguenti”.

TD – Alessandro Fenaroli
“Lo metto terzino ma può fare mille ruoli, una sicurezza dal punto di vista del carisma e dell’esperienza in campo”.

TS – Cristian Anselmi
“Mio compagno a Provaglio e ad Azzano Mella, è uno dei giocatori che trovo più scomodi da affrontare”.

DC – Francesco Gotti
“Storico capitano della Provagliese, ci ho giocato un solo anno insieme, ma è stato per me un esempio di valori e di passione”.

DC – Edoardo Ferrari
“Mio attuale compagno, conosciuto da poco ma mi piace tantissimo per capacità di marcatura e impostazione”.

M – Isacco Migliorati
“Play, capitano dell’Azzano Mella, diventato un grande amico, un giocatore di cui non farei mai a meno quando sta bene”.

CC – Alessandro Tronconi
“Amico da tanti anni, giocatore sontuoso che ha ricominciato a giocare quest’anno dopo un paio di stagioni, ma già padrone del centrocampo”.

CC – Gianandrea Masperi
“Uno dei miei migliori amici, senza dubbio da tanti anni uno dei giocatori più forti del panorama bresciano”.

T – Bruno Ciccarelli
“Giovane esterno o trequartista con cui ho giocato un anno ad Azzano Mella, credo molto in lui”.

A – Nicola Orizio detto “Schena”
“È stato un po’ un fratello maggiore agli inizi della carriera a Ospitaletto quando ero ancora minorenne, prima di ritirarsi è stato anche il bomber della stagione in cui abbiamo vinto i play-off a Provaglio”.

A – Luca Montagna
“Altro giocatore diventato grande amico, che quando sta bene può fare la differenza e con il quale spero di giocare ancora in futuro”.

 

Matteo Carone

condividi
Ultime notizie
 
 
Classifica marcatori: Maffei sale a quota 6, Castelli non si ferma, anche Colosio fa il botto
Ottobre 02,2025
 
 
Roncadelle e Ghedi cercano allenatori giovanili, 7 Drills il mister per la squadra a 7
Ottobre 02,2025
 
 
Martin Salvadori si propone come esterno
Ottobre 02,2025
 
 
Juniores nazionali U19: turno infrasettimanale positivo per le bresciane
Ottobre 01,2025
 
 
Terza categoria: Pol scatenato, Aguì lancia la rimonta del Sarezzo, Bertagna gol da tre punti
Ottobre 01,2025
 
 
Seconda categoria: tris per Colosio, Macari fa volare il Serle, Grassi decisivo allo scadere
Ottobre 01,2025
 
 
Prima categoria: Bonaiuto, Selmani e Kukli firmano gol pesanti
Ottobre 01,2025
 
 
Top Player Serie C: Di Molfetta vince e va in fuga, bene anche Drago e Panatti
Ottobre 01,2025
 
 
Promozione: l'era di Lera al Sanpa, magia di Miglio, Bertoni non fa più notizia
Ottobre 01,2025
 
 
Eccellenza: Mbengue e Faye Pape marcano il territorio
Ottobre 01,2025
 
 
Serie D: Pinardi anima di un Palazzolo in ripresa, il Breno di Castelli ancora imbattuto
Settembre 30,2025
 
 
Un buon Ospitaletto punito 1-0 dall'Alcione nell'ultima gara di casa lontano dal "Corioni"
Settembre 29,2025
 
 
Tornei regionali: tutti i risultati del fine settimana appena concluso
Settembre 29,2025
 
 
Tornei nazionali: tutti i risultati delle formazioni bresciane. Rovato Vertovese U19 a punteggio pieno
Settembre 29,2025
 
 
Il riepilogo del lunedì: risultati e marcatori delle bresciane nella giornata del 28 settembre
Settembre 29,2025
 
 
Rosso a Paghera e prima caduta per Troise: l'Inter U23 passa a Lumezzane per 2-1
Settembre 28,2025