È il grande giorno, perché il Mondiale è sempre il Mondiale, anche se l’Italia è rimasta a casa, anche se quella in Qatar sarà l’edizione più bizzarra e discussa di sempre per svariate ragioni: dal calendario all’ambientazione, dai tifosi figuranti alle polemiche su divieti e diritti civili.
Nel corso della manifestazione vi accompagneremo con storie e punti di vista bresciani strettamente connessi all’evento dell’anno, oltre a garantirvi sondaggi e momenti di svago sul profilo Instagram di CalcioBresciano.
Il nostro viaggio inizia riportando alcuni passaggi dell’intervista a Omar Danesi, apparsa nei giorni scorsi sul Corriere della Sera e firmata Luca Bertelli.
Danesi è infatti reduce dall’esperienza sulla panchina dell’Al-Gharafa al fianco di mister Andrea Stramaccioni. Il 51enne rovatese conosce bene i padroni di casa, che oggi alle 17 daranno il calcio d’inizio al Mondiale nel match inaugurale contro l’Ecuador: “Il Qatar potrebbe essere una sorpresa. La nazionale per loro viene prima di tutto. Sono in ritiro da giugno e se superano lo scoglio del debutto possono passare il girone. Giocano con un 5-3-2 consolidato e hanno individualità interessanti”.
Sulle polemiche che accompagnano Qatar 22 Danesi dice la sua: “In Qatar l’emulazione dell’Occidente è forte, ma non si vuole importare il suo modello culturale. Io ho allenato anche in Iran e posso assicurare che in Qatar c’è molta più libertà. È uno stato giovane, nuovo, dove l’Emiro fa stare bene i suoi cittadini (2,7 milioni di persone, di cui solo mezzo milione sono qatarioti) e questo forse rappresenta anche un limite, perché non c’è fame di emergere per migliorare la propria condizione. In Iran quello stimolo è forte, mentre in Qatar la condizione agiata lo affievolisce”.
Guardando al Mondiale, Danesi lo immagina così: “Stadi e infrastrutture lasceranno il mondo a bocca aperta. È incredibile pensare che si svolgerà tutto in una sola città e che ogni impianto sarà raggiungibile in metropolitana. Sarò là per gli ottavi di finale. Sono curioso di scoprire come inciderà la loro cultura sul torneo e quanti stranieri assisteranno dal vivo”.