Tavecchio: "Ho in testa solo la Lombardia. Sulle bollette c'è la soluzione. Riforma Spadafora? Un disastro"

“Ho preso un impegno con il calcio lombardo e intendo onorarlo. È vero, è stata sondata la mia disponibilità per la candidatura alla presidenza della Lega Pro, ma ho rifiutato. Sono totalmente focalizzato sul comitato regionale della Lnd”.

Testa bassa e pedalare. È questo lo spirito con cui Carlo Tavecchio si prepara all’assemblea di medio termine in programma sabato 14 gennaio a Milano. L’appuntamento è fissato per le ore 10 al teatro Martinitt di via Pitteri 58. “Presenteremo il bilancio, che è tornato alla normalità dopo un 2021 da incubo. La pandemia ci ha messi a dura prova, abbiamo registrato perdite per 600mila euro. Siamo tornati in carreggiata, in più abbiamo definitivamente acquisito la sede, quindi abbiamo una casa di proprietà a tutti gli effetti”.

Le sfide extra-calcistiche, tuttavia, non sono finite. Dopo la tempesta sanitaria c’è il caro energia a spaventare le società sportive, ma il Crl è convinto di avere un vero e proprio asso nella manica: “La soluzione è negli accordi stipulati con Agrolux ed Eni, che rivoluzioneranno i centri sportivi lombardi. Nel primo caso si punta ad inserire gratuitamente pannelli solari al fine di recuperare le spese sostenute. Potranno fare richiesta 1.400 squadre. Nel secondo l’idea è quella di garantire finanziamenti per l’installazione di impianti da 40 kilowatt che abbatterebbero il costo dell’energia. Sono proposte che porto avanti con convinzione da anni. L’impennata dei costi ha finalmente sbloccato la situazione”.

All’orizzonte c’è un’altra partita, alla quale guardano con attenzione i club dilettantistici: quella relativa alla riforma dello sport. “La legge Spadafora è qualcosa di disastroso. Il governo Conte ha mescolato in un unico pentolone terzo settore, enti di promozione sportiva, onlus e federazioni. Inoltre ci si è dimenticati della funzione sociale del calcio e della sua dimensione di volontariato”.

L’abolizione del vincolo sportivo e le nuove norme sui compensi ai collaboratori non piacciono a Tavecchio. “Se a fine stagione tutti i giocatori saranno liberi il rischio è che, venendo a mancare determinate risorse, si possa finire per gravare ulteriormente sulle famiglie, con un innalzamento delle rette. L’altro grosso problema riguarda i compensi ai collaboratori sportivi, perché sopra i 5mila euro scattano Inps e Inail. Non si può considerare chi opera in ambito dilettantistico al pari di un lavoratore dipendente. Ho parlato con il ministro Abodi, la speranza è che l’attuale Governo possa modificare la riforma. Per ora l’hanno fatta slittare a luglio con il Decreto Milleproroghe. Incrociamo le dita”.

A due anni dall’insediamento il presidente regionale della Lnd traccia un bilancio positivo: “Siamo stati vicini alle società durante e dopo la pandemia, escogitando tutte le soluzioni possibili per aiutarle e sostenerle in un sistema in cui la politica ha fatto ben poco. Non solo: abbiamo dato una scossa alla situazione degli allenatori, che era a dir poco stagnante. C’erano 700 deroghe legate all’impossibilità di ottenere i patentini. Il problema più grosso, oggi, riguarda la carenza di arbitri. Abbiamo chiesto all’Aia più corsi e speriamo che si trovino le soluzioni per coinvolgere sempre più giovani. Dal progetto del doppio tesseramento mi aspetto di più. Attualmente non è decollato”.

Tavecchio guarda anche al mondo professionistico e non lesina opinioni. “I tre massimi campionati vanno riformati, lo dico da tempo. Lo schema va rivisto. La Serie A ha problemi economici enormi e l’assenza dal Mondiale in Qatar è stato un danno enorme. L’assegnazione dell’evento è stata molto discutibile, ma alla fine con tutto quel budget è uscita una bella manifestazione. Non esserci è stata una tragedia sportiva per l’Italia, anche perché la Macedonia era un avversario modesto. Come rivitalizzare la Nazionale? Il nostro calcio non valorizza i ragazzi italiani. È inaccettabile vedere squadre come l’Udinese con undici stranieri in campo. E non sono i soli. Ritengo che ogni squadra dovrebbe schierare obbligatoriamente almeno 5 calciatori italiani. Dobbiamo garantire maggiori opportunità e sbocchi, invece perfino nei settori giovanili si vanno a comprare talenti all’estero, anche extracomunitari. Una follia”.

Infine un pensiero sulla nostra provincia e sulla Leonessa: “Quello bresciano è un movimento calcistico di rilievo, vivo e dinamico in ogni categoria. Il Brescia? Conobbi Cellino quando ero commissario della Serie A. Altri tempi. Sicuramente la società sta affrontando un momento difficile. Non entro nel merito perché non conosco i fatti in modo dettagliato, ma credo che si possano trovare ottimi successori. Il territorio esprime numerose eccellenze imprenditoriali che potrebbero fare grandi cose e garantire un futuro radioso. Vedremo chi si farà avanti”.

Bruno Forza

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