Brescia, i tifosi alzano la voce contro il presidente. Coro unanime: "Cellino vattene"

Il bianco e il blu di bandiere, vessilli e stendardi; la luce rossa dei fumogeni; l’eco di cori incessanti; lo scoppio dei petardi. La marcia organizzata dalla Curva Nord scuote un tranquillo giovedì sera di metà marzo. Un migliaio tifosi del Brescia scendono in piazza e danno il via alla notte più buia dell’era Cellino, portando il clima intorno alla società all’apice della contestazione.

Ritrovo alle 19.30 nel parcheggio dell’Iveco. Sorrisi e abbracci, chiacchiere e delusione. “All’inizio credevo in lui – ci confessa Marco -, pensavo che potesse essere l’uomo giusto per portare il Brescia in alto. Mi sbagliavo. Quando ho visto come trattava chi lavorava per lui ho capito di che pasta è fatto”. Camminando per il piazzale emerge tutto il malcontento dei supporters nostrani: “L’è ura de mocala, siamo stufi. Questa manifestazione andava fatta tempo fa. I suoi colpi di teatro ci hanno stancati. Il Brescia non merita una gestione del genere” sentenzia Fabio. Sulla stessa lunghezza d’onda c’è Daniele: “Non c’è mai stato un progetto, non c’è serietà. È inaccettabile cambiare gli allenatori con questa frequenza, spesso senza alcuna logica, dopo un paio di partite. Ne abbiamo viste e sentite di tutti i colori”. Claudia ha un sorriso amaro: “Serie C? Sarebbe un incubo, ma l’importante è che il Brescia finisca in buone mani. Cellino deve andarsene, con lui non c’è futuro”. Passano i minuti, la folla si fa più voluminosa e spunta anche un tifoso vip come Omar Pedrini: “Non potevo mancare. Giusto far sentire il nostro dissenso. Sono felice di essere qui in mezzo ai miei fratelli”.

I tifosi si scaldano con qualche coro, battono le mani, saltano. Il loro leader Enzo Ghidesi spiega così il senso della marcia biancoblù: “Vogliamo far capire al signor Cellino che Brescia non può essere trattata così e ridicolizzata di fronte all’Italia intera. Ciò che sta combinando è sotto gli occhi di tutti. Dirigenti e allenatori cambiati in continuazione e lui capo supremo a fare il bello e il cattivo tempo. Una società non può essere gestita così. Chiediamo semplicemente serietà, qualcosa che con lui non potremo mai avere. Credevamo che la lunga esperienza a Cagliari fosse un valido biglietto da visita, invece ci ha profondamente delusi. È ora di dire basta, Cellino è una figura deleteria, al di là di quello che sarà l’esito di questo campionato. Noi ci auguriamo di salvarci, anche se servirà un’impresa titanica. Conserviamo la speranza e sosterremo la squadra fino all’ultimo secondo. Gli imprenditori bresciani? Sarebbe ora che pensassero alla squadra della loro città. Piazza troppo calda? È un timore infondato. Cellino ha potuto lavorare in massima serenità per cinque anni e ne ha fatte di tutti i colori. Noi non siamo contestatori: amiamo la città e il Brescia. I bresciani non contesteranno mai chi lavora con dignità e coerenza per il popolo biancoblù”.

Il corteo, gestito con massima efficienza dalle forze dell’ordine, inizia a muoversi. Via Volturno, via Tartaglia, via Fratelli Ugoni, piazza Repubblica, via XX Settembre. Circa 4 chilometri vissuti con compattezza e chiassosa civiltà, tra lo stupore dei cittadini di origini straniere e facendo affacciare numerosi residenti alle finestre per osservare dall’alto il serpente rumoroso e orgoglioso che alle 21.12 termina il suo viaggio strisciando ai piedi della sede del Brescia, in via Solferino. “Cellino? Ci sei?” grida la torcida bresciana, simulando una citofonata. “Siamo qui”, ricordano i tifosi, con la rotonda che si trasforma in piazza, chiusa su due lati dai cordoni della polizia, schierata anche a protezione del portone della sede del club. Volano insulti nei confronti dell’imprenditore sardo, vengono esposti striscioni che lo invitano ad andarsene, accusandolo di mediocrità e incapacità. Venti minuti di cori, con il volume delle corde vocali alzato al massimo, poi il rompete le righe. Messaggio forte e chiaro recapitato sotto l’ufficio del destinatario.

La notte più buia dell’era Cellino finisce così, con una piazza pacificamente in rivolta, ma pronta a sostenere una squadra ultima in classifica, chiamata ad un decisivo colpo di coda. Il sottile filo che legava il presidente ai bresciani è ormai spezzato, ma la società gli appartiene e il suo appeal per possibili acquirenti, oggi, è ai minimi storici. Non resta che attendere.

Bruno Forza

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