Il circo della Formula 1 lo conosceva già da qualche anno, dal suo esordio nel 1978, quando vi entrò a gamba tesa, già ventiseienne. Ma fu tra 1980 e 1981 che Nelson Piquet cominciò a costruire il suo mito. Secondo dietro all’australiano Alan Jones prima, vincitore assoluto davanti all’argentino Carlos Reutemann (terzo nella stagione precedente) e allo stesso Jones poi. Il 1981 fu l’anno del primo titolo, della consacrazione di un talento che poi avrebbe conquistato altri due allori in F1 e fatto parlare di sé pure al di fuori delle piste. Ma insomma, sul tramonto dell’era Niki Lauda e all’alba dell’era Ayrton Senna, anticipando di un pelo i successi di Alain Prost (che periodo gli anni Ottanta per un appassionato di automobilismo…), Nelson Piquet è stato l’aggancio al movimento per tanti bambini di quel tempo, che si affiancavano ai genitori la domenica dopo pranzo per godere di uno spettacolo che i giovani fruitori di oggi farebbero fatica a comprendere. Nessun discorso di merito, era semplicemente diverso. Tra quei bambini che hanno imparato a sognare attraverso quattro ruote e una bandiera scacchi c’è stato anche Stefano. O meglio, Nelson.
Nei giorni appena successivi alla drammatica morte, giunta nel febbraio del 2019 per un malore improvviso, quando qualcuno faceva riferimento a Stefano in molti si guardavano attorno smarriti. I più non l’hanno conosciuto con il nome all’anagrafe, Stefano Porteri. Per tutti quel ragazzo era semplicemente Nelson. Certo, tutti conoscevano la prima delle sue passioni, da cui il nome. Magari, semplicemente, non avevano mai collegato e dedotto. Nato nell’anno del primo titolo di Piquet, cresciuto ammirando la guida completa e affamata del brasiliano, non poteva che attirare su di sé quel soprannome. Anzi, quello scotöm, per dirla in valtrumplino, idioma a sé nell’Alta Valle Trompia, quindi anche a Lavone, frazione di Pezzaze, paese natale di Nelson. Un ambiente ristretto e profondo, costruito sui pochi, ma colmo di tutto. Un piccolo mondo antico che da quel secondo mese di quattro anni fa è inevitabilmente cambiato.
Stringendo il campo si rinforzano i legami. C’è meno dispersione. Quella comunità si è incollata immediatamente a papà Firmo e mamma Giovanna, per poi lasciare ai suoi amici più stretti strada libera per il ricordo, la memoria. Che non poteva che passare dalla seconda passione di Nelson, la più popolare. Il calcio.
Sergio Buscio, fratello di vita fin dall’infanzia, ha radunato le amicizie e fin dal primo momento ha cercato di non interrompere il filo di storia tessuto da Nelson: “A Lavone siamo 400 anime, con probabilmente 250 anziani. Ci conosciamo tutti. Assieme agli amici storici del paese avevamo pensato subito ad un torneo commemorativo, diventato poi il Nelson Memorial, e ad una giornata dedicata, il Nelson Day. Avevamo anche disegnato delle magliette di un ipotetico Nelson Team, seguendo le preferenze estetiche che sapevamo avere Nelson: colori giallo e nero, una tigre in bella mostra. Quella tragedia ci ha distrutti, ma non volevamo fosse la fine”.
A continuare la tessitura del filo è un gruppo di over trenta che, passo dopo passo, sta creando qualcosa di serio e strutturato, allargando i confini della piccola Lavone. C’è un sito ad hoc che parla dei progetti nati attorno a Nelson; dallo scorso 21 giugno c’è anche un’Associazione Sportiva Dilettantistica che porta il suo nome, il Nelson Team Asd. In quei giorni di inizio estate i ragazzi valtrumplini avevano già attirato l’attenzione sulla propria storia, grazie alla partecipazione al Gran Notturno di Maclodio, uno dei quattro tornei estivi di calcio a sei giocatori più longevi ed importanti della provincia (e probabilmente del nord Italia). Una squadra che era solo un’idea si trasformerà in una squadra reale da settembre, quando verrà ufficializzata la partecipazione del Nelson Team al campionato di Serie B di calcio a 7 Open Csi.
“A Maclodio abbiamo solo prestato il nome, tramite conoscenze – riprende Sergio –: là il livello è molto alto, ma intanto abbiamo attirato l’attenzione. Quest’anno abbiamo deciso di fare un passo importante costituendo una Asd, con papà Firmo presidente onorario, ed affiliandoci al Csi. Abbiamo cercato ragazzi nuovi ed incontrandoli la prima cosa che abbiamo fatto è raccontare la storia di Nelson. Non ce lo aspettavamo, ma è stata proprio l’incontro con Nelson e, di conseguenza, con le motivazioni che ci spingevano a creare una squadra, a colpire maggiormente chi poi ci ha detto ‘sì'”.
Le storie forti possono creare empatia o spaventare, ma non possono lasciare indifferenti chi le ascolta. Anche chi non ha mai incontrato Stefano – come chi scrive -, anche a chi il nome di Nelson Piquet non dice assolutamente nulla, nel momento in cui ha ascoltato si è trovato coinvolto. L’inverno 2019 è stato a suo modo origine, l’estate del 2023 può diventare ingresso in una nuova dimensione: “A settembre organizzeremo una piccola presentazione, dopodiché inizieremo la preparazione. Giocheremo a Marcheno, non lontano da qui. Abbiamo cercato sponsor e l’azienda in cui lavoro è in prima fila per la realizzazione di eventi e progetti. Stiamo partendo dal basso, ma di idee ne abbiamo tante. Tanti modi per continuare a sentire Nelson vivo in mezzo a noi”.
Matteo Carone