Dal Giornale di Brescia
Si chiama Hoopers Bridge: letteralmente ponte dei cestisti, ossia dei giocatori di basket. E anche se dalla palla a spicchi si passa a quella di cuoio, la
vita di Daniele Proch, attaccante neo acquisto del Breno (28 anni il prossimo 8 novembre, trentino), è davvero un lungo ponte. Tra l’Italia –
la sua terra natale – e gli Stati Uniti, dove si è laureato alla Duke University. Tra il calcio e il giornalismo «perché non sono iscritto all’albo, ma ho sempre amato scrivere e da qualche anno posso farlo per un magazine importante». Proprio così: Daniele, in attesa di disegnare gol anche per il Breno,
scrive per Forbes Usa. E pure qui è riuscito a unire le sue passioni. «Sto producendo soprattutto interviste a sfondo economico-finanziario, ma
con grandi personaggi del campionato italiano: ho intervistato Marotta e Joey Saputo, ma anche Chiellini, Giuseppe Rossi e ultimamente Danilo. Tra le loro
carriere nel calcio e i rispettivi nuovi orizzonti. Danilo, ad esempio, ha appena fondato un’associazione no profit che aiuta bambini nel post scuola nella municipalità di Bicas, in Brasile, della quale è originario. In generale cerchiamo di trattare temi non di campo, ma è molto stimolante incontrare questi personaggi anche dietro una scrivania». Organizzare queste trasferte non dev’essere semplice per un calciatore di serie D. «In effetti sarebbe diverso se giocassi in una categoria più bassa, nella quale magari ti alleni meno giorni a settimana. Ma mi sto organizzando: il lunedì è spesso giorno libero e cerco
di fissare appuntamenti in quel momento della settimana, oppure in altri giorni se capisco che la trasferta si può fare in mattinata». Originario
di Riva del Garda, Daniele ha studiato al liceo Scientifico, proprio tra Riva e Bolzano, dove ha affrontato la terza e quarta superiore, giocando al
contempo nelle giovanili del Südtirol. Poi, dopo il diploma, la scelta di andare in America. «Là esiste il sistema della borsa di studio dell’atleta, e del calciatore in particolare. Ho scelto di affrontare questa sfida alla Duke University e poi, dopo la laurea in giornalismo, per due anni ho avuto la possibilità di
diventare professionista nel calcio Usa. Peccato sia accaduto tra 2020 e 2021, quando il mondo era bloccato dal Covid. Ma non è andata male: ho
conosciuto la realtà di Forbes, ho passato un paio di colloqui e ho iniziato a lavorare per loro. Poi ho deciso di tornare in Italia». Rimpianti per la carriera da calciatore? «Diciamo che andare via da 19 a 24 anni mi ha fatto uscire dai radar. Ma era una scelta precisa, che non rimpiango. Il calcio resta la mia prima
passione, ma mi piace tantissimo scrivere. E ora ho fondato con un amico l’agenzia Hoopers Bridge, che aiuta giovani cestisti ad affrontare l’avventura americana. Io ci sono passato, voglio dare una mano a chi vuole provare questo grande passo».