Dalla Gazzetta dello Sport
Salvatore Esposito è cresciuto calciando il pallone su un campetto di cemento con le porte arrugginite. Quel rettangolo verde dalla copertura rovinata è a pochi passi dallo Stadio Menti di Castellammare. Domenica il centrocampista dello Spezia tornerà a casa per sfidare la Juve Stabia: «Non so se riuscirò a dormire la notte, è una partita troppo speciale».
Ci sarà pure suo fratello Pio, contro il Modena ancora in gol su assist di Salvatore:
«Tutto quello che sappiamo fare lo abbiamo imparato giocando tra le strade del nostro quartiere».
Oggi il classe 2000 è il faro della squadra di D’Angelo. I liguri, ancora imbattuti, sono terzi a -3 dal Pisa capolista
«La Serie B è complicata, basta poco per ritrovarsi giù in classifica. Stare lì fa piacere, ma il nostro obiettivo resta la salvezza».
Nel frattempo però la vetta non è così lontana.
«Stiamo dando continuità a un percorso cominciato con mister D’Angelo lo scorso novembre. Nella passata stagione ci siamo salvati all’ultima giornata. Abbiamo un gruppo molto unito».
Siete l’unica squadra di B che non ha ancora perso. Qual è il segreto?
«Il nostro rapporto con l’allenatore. È riuscito a compattare lo spogliatoio. Siamo riusciti a ribaltare ogni aspettativa, soltanto un folle avrebbe creduto in noi a inizio anno. E invece…».
I numeri parlano chiaro: 6 vittorie, 6 pari, 0 sconfitte. Pure la miglior difesa del campionato con 8 reti subite in 12 gare.
«So già dove vuole arrivare. È ancora troppo presto per guardare la classifica. Prima la salvezza, poi tutto il resto».
Esposito, anche lei ha cominciato benissimo: 2 gol e 6 assist.
«Sono molto felice, spero di continuare a mandare in porta i compagni. In attacco c’è mio fratello Pio, è più semplice».
Salvatore lancia, Pio segna: l’intesa tra fratelli funziona.
«Sta diventando un’abitudine. Gliel’ho detto, è giusto che qualcuno dei suoi bonus sia io a riscuoterlo (ride, ndr )».
A fine settembre, nello stesso weekend, tutta la famiglia Esposito ha trovato la rete. Alla fine chi ha pagato la cena?
«Seba, è quello che guadagna di più. Non si fa certo parlare alle spalle».
Lei, Sebastiano e Pio: cresciuti insieme col pallone tra i piedi.
«Mamma e nonna dovevano sgridarci dal balcone per costringerci a tornare a casa. Passavamo i pomeriggi nel campetto del rione Cicerone a Castellammare. Quel quadrato verde incastrato tra i palazzi ci ha forgiato. Il tempo lo ha rovinato, ora lo stiamo rendendo più bello: ci sembrava giusto regalare ai ragazzi del quartiere la speranza di vivere un futuro migliore, sognare la carriera da calciatori».
Domenica la sfida con la Juve Stabia. Che sensazioni prova?
«Abbiamo tifato in quella curva. Castellammare è casa, per 90’ il destino ci renderà avversari. Questa partita ha un’importanza diversa, è come dover affrontare una parte della propria famiglia».
E’ la sua terza stagione allo Spezia. Due anni fa la retrocessione dopo lo spareggio, poi la salvezza al fotofinish. E adesso?
«Cerco di dare il massimo per la squadra, vorrei restare qui a lungo. Ma se devo guardare al futuro mi immagino nel calcio italiano o in Spagna».
Ce l’ha un sogno che condivide con i suoi fratelli?
«La Nazionale. Per la nostra famiglia sarebbe un orgoglio vederci indossare l’azzurro. Magari pure chiudere insieme la carriera alla Juve Stabia. Non dimenticheremo mai dove siamo partiti, quel campetto di cemento ci ha resi quelli che siamo»