Dal Giornale di Brescia
Il braccio di ferro va avanti da alcuni anni. Ogni trattativa extragiudiziale è naufragata e ora la partita è nelle mani della Procura. Che con il pubblico ministero Marica Brucci ha iscritto nel registro degli indagati il presidente del Brescia Massimo Cellino. L’ipotesi di reato è appropriazione indebita, per un generatore e un maxi schermo installati allo stadio Rigamonti che il club non avrebbe mai pagato al fornitore e che continua ad utilizzare nonostante le richieste di restituzione. Cosa è accaduto. Ad avviare l’indagine è stata la denuncia della società Italtelo che ormai cinque anni fa aveva fornito a Infront che a sua volta aveva consegnato al Brescia calcio il materiale al centro della querelle. Il club di Cellino e Infront nel tempo hanno trovato un accordo per la cessione definitiva alla società sportiva di impianti led e tabelloni luminosi. Ma nell’elenco non figurerebbero il maxischermo e il generatore che, per stessa ammissione di Infront, rimanevano di proprietà di Italtelo e noleggiati al Brescia calcio. «Nonostante gli accordi, risultano insoluti tutti i canoni di noleggio» la ricostruzione degli inquirenti.
Si parla di un conto – dalla stagione 2021-22 ad oggi – tutt’altro che da capogiro: poco meno di centomila euro, tra costo dell’attrezzatura e danno perla mancata restituzione. Scenari. In attesa di capire gli sviluppi di questo nuovo capitolo giudiziario, resta più che mai aperta la porta per la cessione del club. Cellino per concludere la stagione, euro più, euro meno, deve mettere nelle casse della società circa tre milioni di euro. Ma mentre ragiona sul presente e pensa a portare in salvo l’annata – dal punto di vista sportivo e finanziario sarebbe in corso un dialogo con un fondo straniero. Il patron biancoblù non fa mistero e in pubblico si sarebbe spinto a dire di aver già trovato l’accordo per passare la mano. L’imprenditore sardo è adesso advisor di se stesso, nel senso che il mandato a vendere stipulato tempo fa con lo studio milanese Pirola – lo stesso che aveva seguito il passaggio da Marco Bonometti – è scaduto e chi è interessato al Brescia calcio deve passare direttamente dal presidente delle rondinelle e parlare con lui. Così come aveva fatto nei mesi scorsi il fondo rappresentato dall’ex portiere della Roma Doni, «svanito nel nulla dalla sera alla mattina» ripete il patron quando affronta la questione. Altre fonti riferiscono invece di un improvviso cambio di richieste da parte di Cellino che ha spinto lontano da Brescia il fondo a stelle e strisce. Misteri, perfettamente in linea con il momento. A chi però nei giorni scorsi avrebbe chiesto a Cellino la disponibilità ad incontrare un possibile investitore, l’imprenditore sardo avrebbe risposto di essere impossibilitato avendo già una trattativa in corso e un ipotetico impegno.
Gli imprenditori bresciani continuano a rimanere a distanza anche se qualcuno ha timidamente fatto sapere di esserci, ma non in prima linea. Perla serie: «Se siamo in 50, faccio il 51esimo». Il problema è che all’appello mancano tutti gli altri. La piazza attende, impaziente, novità dal campo e dalla società. Che un segnale, se così vogliamo leggerlo, lo ha lanciato verso il tifo organizzato. Il Brescia calcio infatti non si costituirà parte civile il prossimo 16 aprile quando davanti al gup compariranno 94 ultras per gli scontri, dentro e fuori il Rigamonti, nel dopo Brescia-Cosenza del primo giugno 2023. E sui social chi appartiene al mondo ultras scrive: «Lottiamo tutti insieme per portare in queste ultime nove giornate più gente possibile a difesa della nostra maglia in trasferta e soprattutto in casa. Dimentichiamoci per un attimo i rancori, le delusioni cocenti, la frustrazione di questi ultimi anni di era celliniana». Solo una casualità? La prossima gara casalinga dirà se effettivamente la contestazione nei confronti di Cellino è stata messa quantomeno in pausa.