Dal Giornale di Brescia
Conferma Rolando Maran, ribadisce che vuole lasciare Brescia e chiede compattezza all’ambiente, «perché se non ci mettiamo tutti a remare nella stessa direzione facciamo solo dell’inutile autolesionismo». Il tutto in una serie di messaggi WhatsApp, senza grande margine di contraddittorio e con un livello di autocritica vicino allo zero. Anche se l’esordio della chat è: «Io mi prendo le mie responsabilità». Su Maran. Così Massimo Cellino il giorno dopo la sconfitta con il Frosinone che ha spinto le rondinelle al punto più basso della stagione. Al quart’ultimo posto in classifica che se finisse oggi il campionato vorrebbe dire play out con la Sampdoria.
L’imprenditore sardo ha pensato sicuramente all’esonero bis di Rolando Maran, ma in mancanza di alternative convincenti (e rigorosamente a basso costo) è stato costretto a decidere di non firmare l’ennesimo licenziamento della sua carriera da presidente. «In questo momento, dalla situazione deve uscirne chi ci è entrato. Maran stanco? Probabile – scrive ancora – ma anche io non voglio più stare qui. Il Brescia però lo devo aggiustare e andare via dignitosamente» il messaggio di Cellino che quindi non fa mistero – almeno a parole- del fatto che la sua storia all’ombra del Cidneo sia ai titoli di coda. Ma prima c’è da evitare la retrocessione in Serie C. «Vorrei passare la mano con dignità». Sui giocatori. Cellino scatta una sua personalissima fotografia dello spogliatoio in questo momento: «Guardo il linguaggio del corpo dei giocatori. C’è qualcuno che per paura non è molto presente, mentre la maggior parte è arrabbiata (il termine utilizzato è un alto, ndr) nera».
E quindi lo sfogo a colpi di sms si sposta sui tifosi. «Se ce la mettiamo tutta e tutti insieme, ne verremo fuori» sostiene l’imprenditore sardo. E con una lisciata di pelo al mondo ultras («Purtroppo i nostri calciatori non hanno la pelle dura come loro»), lancia un appello alla piazza e alla tifoseria organizzata. «Basterebbe che i nostri tifosi facessero una tregua sino alla fine del campionato e noi saremmo tranquilli» scrive Cellino confermando la decisione di non costituirsi parte civile il prossimo 16 aprile quando in udienza preliminare compariranno 94 ultras per gli scontri, nel dopo Brescia-Cosenza del primo giugno 2023. Una scelta per arrivare ad una tregua con gli ultras già «benedetta» da alcuni vertici (ex) della curva con quel «Dimentichiamoci per un attimo i rancori, le delusioni cocenti, la frustrazione di questi ultimi anni di era celliniana» pubblicato sui social. Anche se a Frosinone i cori di contestazione, nel finale di partita, non sono mancati. «I tifosi determinano più di quanto possano immaginare. Solo loro possono sostenere e salvare il Brescia» arriva a sostenere Cellino. «Io – prosegue – non ho mai fatto causa ai miei tifosi anche per cose molto più gravi. Ne a Cagliari e neppure a Leeds. Fa parte del mio codice da presidente. I panni sporchi si lavano in casa». Basterà per fermare la contestazione e compattare l’ambiente in vista delle ultime fondamentali otto giornate di campionato? «Io – conclude il presidente delle rondinelle – detengo la proprietà del club, ma i soli e unici veri titolari sono i tifosi. Io ne sono consapevole e mi sento tutto il peso addosso che mi sta schiacciando».