CBS in regola - "L'ultimo uomo" come il cucchiaio di Matrix: focus su DOGSO e SPA

“Non cercare di capire il fallo da ultimo uomo, è impossibile. Cerca invece di fare l’unica cosa saggia, giungere alla verità: che il fallo da ultimo uomo non esiste”. Parafrasando una scena iconica del primo episodio della trilogia di Matrix, in questo episodio di CBS in regola approfondiamo una situazione dibattutissima sui campi dei dilettanti, dei giovani e dei professionisti, anche se magari loro stessi non conoscono i riferimenti esatti che la definiscono: la differenza tra DOGSO e SPA.

 

 

Partiamo da un fondamento: il termine “fallo da ultimo uomo” in materia di interpretazione regolamentare è improprio, soprattutto nella sua associazione ad un cartellino rosso. Allargando lo spettro, il regolamento differisce tra due situazioni di riferimento: DOGSO – Denying a goal or an Obvious Goal-Scoring Opportunity, ovvero negare la segnatura di una rete o un’evidente opportunità di segnare una rete; e SPA – Stopping a Promising Attack, ovvero fermare una promettente azione d’attacco. Le parole chiave da attenzionare sono due: “evidente”, riferito all’occasione per l’offendente, da distinguere rispetto a “promettente”; e “deliberatamente”, che potrebbe tradursi anche in “volontariamente” e che troviamo qua sotto nell’estratto di regolamento FIGC al quale come sempre ci appoggiamo. Vedremo poi come le due parole debbano relazionarsi anche con lo spazio, soprattutto quello interno ed esterno all’area di rigore.

 

REGOLA 12 – FALLI E SCORRETTEZZE

ESTRATTO

3. PROVVEDIMENTI DISCIPLINARI

Negare la segnatura di una rete o un’evidente opportunità di segnare una rete (D.O.G.S.O.)

Se un calciatore, all’interno della propria area di rigore, commette un’infrazione contro un avversario, al quale nega un’evidente opportunità di segnare una rete e l’arbitro assegna un calcio di rigore, il calciatore colpevole dovrà essere ammonito se l’infrazione deriva da un tentativo di giocare il pallone o da una contesa per il pallone; in tutte le altre circostanze (ad esempio: trattenere, spingere, tirare, mancanza di possibilità di giocare il pallone, ecc.) il calciatore colpevole dovrà essere espulso.

Se un calciatore nega alla squadra avversaria la segnatura di una rete o un’evidente opportunità di segnare una rete commettendo deliberatamente un’infrazione relativa a un contatto mano-pallone, il calciatore dovrà essere espulso, a prescindere dal punto in cui avviene l’infrazione (eccetto un portiere all’interno della propria area di rigore).

Se un calciatore nega alla squadra avversaria una rete o un’evidente opportunità di segnare una rete commettendo non deliberatamente un’infrazione relativa a un contatto mano-pallone e l’arbitro assegna un calcio di rigore, il colpevole verrà ammonito.

[…].

I seguenti criteri devono essere presi in considerazione:
• La distanza tra il punto in cui è stata commessa l’infrazione e la porta
• La direzione generale dell’azione di gioco
• La probabilità di mantenere o guadagnare il controllo del pallone
• La posizione e il numero dei difendenti

Vantaggio

Se l’arbitro applica il vantaggio per un’infrazione per la quale un’ammonizione o un’espulsione sarebbe stata comminata se avesse interrotto il gioco, questa ammonizione o espulsione deve essere notificata alla prima interruzione di gioco. Tuttavia, se l’infrazione concerneva il negare alla squadra avversaria un’evidente opportunità di segnare una rete, il calciatore sarà ammonito per comportamento antisportivo; se l’infrazione concerneva l’interferire con o interrompere una promettente azione d’attacco, il calciatore non sarà ammonito.

 

SPUNTI REDAZIONALI

Leggendo il regolamento, perché si parli di evidente opportunità di segnare una rete serve soddisfare i quattro criteri sopra indicati: il fallo era in prossimità della porta (e se non lo era, l’offendente aveva possibilità di arrivarci direttamente?)? L’azione andava direttamente verso di essa? Il calciatore offendente aveva disponibilità del pallone nel momento del fallo? Era in area o fuori, e quanti difendenti avrebbero potuto intervenire se non ci fosse stato il fallo? Già solo elencando le quattro domande si può cominciare a capire il perché certe decisioni possano non essere immediate. Basta non soddisfare uno di questi criteri che il potenziale rosso per DOGSO scalerebbe a giallo per SPA. Ma anche se la situazione dovesse soddisfarli tutti, il colore del cartellino non sarebbe automatico.

 

CASO 1: Piero Hincapiè, DOGSO non genuina

 

Dimostrata l’evidenza o meno della chiara occasione da rete, serve riflettere sulla volontarietà e sportività dell’intervento. I casi sono due: se c’è volontarietà del difendente di fermare irregolarmente l’offendente (spinta, trattenuta, sgambetto, ecc…) in situazione di chiara occasione da rete (che soddisfa cioè i 4 criteri), esso va sanzionato col rosso, a prescindere che l’offendente sia stato fermato dentro o fuori area. Nel video qui sopra Angel Di Maria viene steso mentre si prepara ad affrontare l’uno contro uno col portiere avversario (è relativamente vicino alla porta, sta andando verso di essa nonostante la traiettoria leggermente portata ad allargarsi, ha il controllo del pallone al momento del fallo e non vi sono avversari tra lui e la porta se non il portiere), Piero Hincapiè interviene deliberatamente ed antisportivamente tirando verso di sé e da dietro la spalla dell’argentino, per cui è rosso indistintamente dal fatto che venga assegnato un rigore o una punizione. Il dubbio in questo senso può venire, ma noi abbiamo già imparato che se inizia fuori e finisce dentro si tratta di rigore.

 

CASO 2: Mathias Jorgensen, DOGSO genuina

 

Qui siamo all’estremo, infatti la spalla del telecronista non si capacita della decisione presa dall’arbitro, che tuttavia segue letteralmente quanto indicato dal regolamento. Il difendente danese commette fallo in area su Ante Rebic, sì, quindi rigore. Si tratta di DOGSO, cioè di impedimento in situazione di chiara, chiarissima (la porta è sguarnita) occasione da gol, sì. Ma l’intervento del numero 13 Mathias Jorgensen è considerato all’interno della sportività del gioco, in quanto tenta genuinamente di intervenire sul pallone. Non ci riesce (e quindi è rigore), ma ci prova in modo “pulito”, legale. In questo caso il rosso viene declassato a giallo.

 

CASO 3: calcio femminile, vantaggio

 

In questa situazione di gioco c’è un aspetto in più da considerare: la compagna di squadra dell’offendente può proseguire l’azione dopo l’intervento della difendente avversaria. L’arbitra poteva applicare la regola del vantaggio. Come? La risposta è nella sezione “Vantaggio” della regola soprastante. Poteva far proseguire l’azione e, una volta terminata, tornare sui suoi passi per sanzionare la giocatrice colpevole. Si tratta di DOGSO o di SPA? Probabilmente di DOGSO (fuori area che sia sportivo e genuino o antisportivo e non genuino non conta), quindi la sanzione immediata sarebbe stata il rosso, mentre quella dopo applicazione del vantaggio sarebbe scalata al giallo. La direttrice probabilmente commette dunque due errori: prima non applica il vantaggio e, una volta fermata l’azione di DOGSO, considerando il fallo uno SPA, dà il giallo al posto del rosso.

 

CASO 4: Adem Ljajic, SPA

 

Totò Di Natale fa il sombrero al difendente interista Adem Ljajic, che nel suo movimento di salto allarga le braccia e tocca il pallone con la mano sinistra. A prescindere dalla volontarietà (che sembra non esserci), non venendo soddisfatti tutti gli ormai famosi 4 criteri, il caso in questione è evidentemente un SPA e non un DOGSO. Aggiungiamo una condizione: fosse stato in area? In quella circostanza avrebbe anche contato la volontarietà dell’intervento: il declassamento in questo caso sarebbe consistito nel passare dal rigore con giallo alla semplice assegnazione del penalty senza alcun cartellino, poiché una volta che si assegna la massima punizione si sta già restituendo l’azione promettente (a volte anche qualcosa di più), pertanto il provvedimento viene scalato di un livello.

 

Matteo Carone

 

 

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