"La morte non può vincere con chi ha vissuto così". L'ultimo saluto a mister Sergio Bozza

Sergio Bozza allenava anche in ginocchio. Una postura alla quale ricorreva spesso per coinvolgere i suoi ragazzi, per fissare concetti, per trasmettere nozioni. Negli anni Novanta, poco più che trentenne, si chinava spesso sulla terra battuta per disegnarvi col dito azioni, movimenti, fondamenti di principi che avrebbero accompagnato piccoli calciatori nella loro evoluzione. Quello era il campo polveroso di via San Donino, dove indossava la tuta della Pavoniana. Dopo gli esordi a Collebeato, infatti, aveva sposato la causa biancoblù, colori che sarebbero poi diventati una seconda pelle, penetrando nel suo cuore per decenni.

Un cuore grande, zeppo di passione per il calcio e per la sua Sampdoria, ma soprattutto per i giovani. Un cuore che ha smesso di battere dopo una vita spesa all’insegna del dono. Tanto pallone, ma non solo. Il volontariato al fianco del gruppo alpini, l’attività in oratorio, quella voglia di stare in mezzo alla gente dispensando pacche sulle spalle e ironia, entusiasmo e voglia di fare.

Martedì la chiesa parrocchiale di Collebeato era piena per l’ultimo saluto a Bozza, che ha combattuto a lungo contro la malattia restando l’uomo e l’allenatore di sempre. “Anche negli ultimi tempi, tra una cura e l’altra – ha ricordato don Daniele Mombelli durante l’omelia – era sempre disponibile a venire in oratorio per dare una mano, fosse semplicemente per aprire gli spogliatoi e accendere le luci del campo. Tranquillo don, li tengo d’occhio io i ragazzi”.

Una passione immensa, fino alla fine. Una propensione naturale verso il potere di questo sport, che è fonte di educazione. “Grazie papà, mi hai insegnato a diventare uomo” scrive in una lettera il figlio Davide, che oggi soffre al fianco della sorella Diletta e di mamma Monica. Un grazie gigantesco, al quale si affianca il ricordo commosso di tanti calciatori di ieri e di oggi, i suoi ragazzi. Molti, come Davide, sono ormai uomini, ma non hanno dimenticato ciò che Sergio Bozza insegnò loro. Passaggi filtranti, dribbling e tiri da un lato, ma soprattutto tenacia, fiducia in se stessi, ottimismo e quei valori che possono fare la differenza nella vita, regalati con una sensibilità e un affetto sinceri, rari.

Sergio ha vintosentenzia nuovamente il sacerdote -. Lo testimoniano questa chiesa piena, il modo in cui ha vissuto, l’esempio che ha dato nella sofferenza. La morte non vince con persone così, che dopo il loro passaggio sulla Terra lasciano un mondo migliore di quello che hanno trovato”.

L’ultimo saluto avviene fuori della chiesa, quando cala il silenzio. I cuori si mettono in ginocchio, come faceva mister Sergio. Gli alpini uniscono le loro voci in un coro e disegnano indicazioni sul sagrato. “Su nel paradiso, su nel paradiso. Lascialo andare per le tue montagne”.

Bruno Forza 

 

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