CBS in regola - Novità 2025-2026: palla tra le mani del portiere? 8 seconds or less!

Nel novembre 2006 il giornalista statunitense Jack McCallum dà alle stampe “:07 Seconds or Less”, un libro in cui racconta, da dentro, la stagione 2005-2006 dei Phoenix Suns, la franchigia NBA più elettrizzante di quel periodo storico. Oltre ad aneddoti, analisi tattiche e chiacchiere coi protagonisti di quella squadra, il suo lavoro è più che altro un trattato filosofico applicato al basket che coglie il bozzolo del cambiamento che quello sport avrebbe accelerato da allora.

Il coach di quegli anni ai Suns, Mike D’Antoni, avendo tra le mani un quintetto disfunzionale, decide di iniziare una piccola rivoluzione votata alla polarizzazione dei possessi offensivi. Un basket definito up-tempo, note accelerate senza pause, decisioni veloci e verticali (inteso come corse dentro il campo da canestro a canestro). Ogni palla recuperata è l’inizio di una 4×100 in cui spazi e tempi sono compressi, in cui il mantra diventa, appunto, prendere un tiro in 7 secondi (o meno). Un cambio di paradigma totale, visto che di secondi a disposizione ad ogni possesso, da regolamento, erano e sono 24.

Quella squadra disfunzionale e dall’intenzione heavy metal (per certi versi non così lontana da certe idee verticali del primo Klopp e del primo Gasperini) era fondata principalmente su due giocatori e un’idea. Steve Nash con la palla in mano, il centro iper atletico Amar’e Stoudemire come primo destinatario delle visioni del suo play sotto canestro (beccatevi questi 3 minuti di assist senza senso), l’idea di dare minuti a “lunghi” capaci di tirare “da fuori”, preferibilmente da 3 (oggi lo standard, allora un unicum) per dare la doppia opzione di passaggio, dentro l’area o al di là dell’arco, per mandare ai matti i tentativi di lettura difensiva avversaria. Un caos organizzato incredibilmente divertente ed efficace che produsse risultati come i due titoli di mvp della Lega vinti da Nash (2004-2005 e 2005-2006) e due finali di Conference, cioè, banalizzando, due semifinali per il titolo. Già, nessun titolo, nessun “anello”. Ma, come in tutte le rivoluzioni che si rispettino, il risultato può anche passare come secondario.

Ora, se siete arrivati fino a qui e vi state chiedendo quando e soprattutto come arriverà il gancio al tema di questa rubrica, grazie. Eccolo. Anche in questa puntata sul regolamento si parla di tempi e spazi, di una nuova urgenza, di una novità che rimodulerà il gioco. Non lo rivoluzionerà, ma lo potrà cambiare. E, per come ogni nuova regola, anche questa definirà un nuovo modo di giocare. Di conseguenza, chi saprà meglio interpretarla, adattando le proprie idee di calcio, saprà anche ottenere qualcosa in cambio. Prima di tutto, come sempre, prendiamo in mano il testo del regolamento.

 

 

REGOLA 12 – FALLI E SCORRETTEZZE

ESTRATTO

3. Calcio d’angolo (nuovo paragrafo)

Un calcio d’angolo viene assegnato se un portiere, all’interno della propria area di rigore, controlla il pallone con le mani/braccia per più di otto secondi prima di spossessarsene.

Un portiere è considerato in controllo del pallone con le mani/braccia quando:

  • il pallone è tra le sue mani o tra la mano/il braccio e una superficie qualsiasi (ad esempio: il terreno, il proprio corpo);
  • tiene il pallone sulla/e mano/i aperta/e e distesa/e;
  • fa rimbalzare il pallone a terra o lo lancia in aria.

L’arbitro deciderà quando il portiere ha il controllo del pallone e quando iniziano gli otto secondi, e conterà visibilmente gli ultimi cinque secondi con una mano alzata.

Un portiere non può essere contrastato da un avversario quando ha il controllo del pallone con le mani/braccia.

Spiegazione:

  • se un portiere ha il controllo del pallone con la/le mano/mani (il/le braccio/braccia) per più di otto secondi, adesso l’arbitro assegnerà un calcio d’angolo (piuttosto che un calcio di punizione indiretto) dalla parte del terreno di gioco più vicina alla posizione del portiere quando è stato sanzionato. Non è previsto un provvedimento disciplinare a meno che il portiere non commetta ripetutamente l’infrazione.
  • per aiutare il portiere, l’arbitro segnalerà gli ultimi cinque secondi utilizzando una mano alzata.

 

SPUNTI REDAZIONALI

Ad introdurre la nuova regola ci viene incontro Fabio Bellini, referente per la sezione provinciale dell’AIA (Associazione Italiana Arbitri). Seguiamolo nella costruzione di senso. “Sostanzialmente fino alla scorsa stagione il portiere nella propria area di rigore poteva tenere in mano il pallone (‘controllare il pallone con le mani/braccia’) al massimo per 6 secondi. A termini di regolamento, se fosse andato oltre questo termine avrebbe dovuto essere punito con un calcio di punizione indiretto per la squadra avversaria dal punto dell’infrazione. Di fatto questo tipo di infrazione veniva raramente sanzionata, perché molto ‘punitiva’ per le squadre (e difficilmente accettata da calciatori ed allenatori). Ora il portiere nella propria area di rigore può controllare il pallone con le mani/braccia per più tempo, 8 secondi; tuttavia, oltre questo limite temporale scatta come sanzione un calcio d’angolo per la squadra avversaria”.

“Il conteggio degli 8 secondi da parte dell’arbitro ha inizio quando il portiere ha la possibilità di spossessarsi del pallone (ad esempio se non ci sono attaccanti in pressione, se non c’è contesa, se non ha appena effettuato una parata difficile dove fisiologicamente può capitare che rimanga a terra qualche istante, ecc…)”.

“Per aiutare il portiere (e in generale tutti quanti) a capire che il tempo limite sta per scadere, è previsto che l’arbitro faccia un conto alla rovescia con la mano alzata (magari aiutandosi anche con la voce) per gli ultimi 5 secondi. Non è previsto il provvedimento disciplinare per questa infrazione a meno che non vi sia recidiva”.

“Questo tipo di ripresa di gioco (calcio d’angolo) è sicuramente meno impattante rispetto ad un calcio di punizione indiretto in area di rigore (vicino alla porta), quindi ci si aspetta che l’infrazione venga sempre sanzionata dagli arbitri e che venga anche maggiormente accettata da chi è in campo.

“La modifica regolamentare non ha uno scopo punitivo, ma lo scopo principale è velocizzare il gioco, evitando che venga perso tempo (quindi anche a livello intuitivo sarà più probabile che l’infrazione venga commessa dalla squadra in vantaggio o che vuole mantenere il risultato piuttosto che dalla squadra che sta perdendo o che deve recuperare uno svantaggio)”.

“Nel caso il portiere venga ostacolato nel rilancio del pallone da parte di uno o più attaccanti in pressione (magari volutamente, considerato che in questa stagione l’attenzione sugli 8 secondi è alta) è previsto che l’arbitro interrompa il gioco per assegnare un calcio di punizione in favore della difesa (diretto se c’è contatto, indiretto se non c’è contatto)”.

“Questa previsione normativa non riguarda il calcio di rinvio, dove il pallone non è in gioco e di conseguenza la ripresa di gioco non può essere modificata”.

Insomma, con l’introduzione di questa nuova regola l’IFAB (International Football Association Board, in definitiva il “legislatore”) vuole da una parte combattere negligenze e furberie, dall’altra velocizzare il gioco, quindi aumentare il tempo di palla in gioco, quindi le azioni, le variabili, lo spettacolo, senza tuttavia risultare troppo punitivo nella correzione dell’infrazione. Può apparire controintuitivo: aggiungere 2 secondi per veocizzare l’esperienza. Di fatto, però, si è aggiunto un limite che precedentemente esisteva solo de iure, non de facto.

Starà ai portieri, alle squadre, agli allenatori, gestire la percezione di tempo ridotto (il countdown dell’arbitro con mani e/o voce), quindi la pressione psicologica data dalla necessità di una scelta più veloce (più una percezione, appunto, che un fatto reale) senza scivolare nella fretta, cattiva consigliera per antonomasia. Bisognerà essere un po’ più Mike D’Antoni in panchina e cominciare ad allenare questa situazione, per piegarla ai propri concetti, senza al contrario subirla passivamente. Avere uno Steve Nash con la palla in mano certamente aiuterebbe.

 

Matteo Carone

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