dal Corriere-Brescia
Siglato un accordo di affiliazione tra il Brescia Calcio Femminile e Union Brescia. Le due società di calcio inizieranno quindi una collaborazione che porterà nelle casse del sodalizio femminile 20 mila euro per questa stagione. «Una cifra inferiore a quanto avevamo ottenuto affiliandoci al vecchio Brescia Calcio di Cellino, ma va ricordato che militava in una categoria superiore», spiega la Presidente della squadra cittadina femminile Clara Gorno esprimendo soddisfazione per la scelta compiuta, pur tenendo a precisare che «esiste comunque un obbligo per le società di calcio professionistiche di promuovere anche un proprio settore femminile, oppure di affiliarsi ad una società femminile esistente, come la nostra, per non incorrere in sanzioni da parte della federazione». Ammende che, va altrettanto precisato, si aggirano comunque sui 5 mila euro (tra l’altro la Figc le ha recentemente dimezzate rispetto al passato) e dunque risultano essere decisamente poco impegnative da pagare per le società professionistiche prettamente maschili.
Tra l’altro il Brescia Calcio femminile era stato corteggiato anche dalla parte sana del vecchio Brescia BsFc, potenzialmente ancora attiva sino all’estate prossima, che pareva essere pronto a sborsare la cifra di 150 mila euro pur di evitare che la selezione femminile dialogasse con la Union del Presidente Pasini. Si tratta di una cifra ben più considerevole rispetto a quella ottenuta adesso dalla partnership con la ex Feralpi Salò trasferita nel capoluogo, ma è stata rifiutata «perché nel calcio femminile, almeno come lo viviamo noi, si esprimono prima di tutto valori che devono andare al di là dell’opportunità economica, valutando prima di tutto gli atteggiamenti ed il rispetto che è stato garantito alla società che rappresento», spiega sempre Gorno. La partnership con il Brescia di Cellino (che in passato negò l’utilizzo del Rigamonti alle Leonesse persino in Champions League: nel 2017-18 furono costrette a traslocare a Lumezzane per gli ottavi con il Montpellier) , insomma, non ha funzionato come dovuto e l’ultima dimostrazione di un sodalizio infelice è recente: dal vecchio Brescia maschile è giunta infatti una diffida ad indossare la storica maglia blu con la V bianca sul petto utilizzata dalle ragazze. Su questo aspetto la replica di Gorno è perentoria: «Innanzitutto la maglia blu con la V bianca è stata utilizzata da noi ben prima che Cellino arrivasse a Brescia – spiega la Presidente, aggiungendo come la richiesta sia irricevibile «perché gli accordi di collaborazione presi nel 2020 con loro (Gorno rilevò il club da Giuseppe Cesari, che aveva ceduto il titolo sportivo al Milan nel 2018 per ripartire poi in Eccellenza, nella primavera 2021, ndr) non prevedono certo revisioni a posteriori di questo tipo».
La maglia storica, almeno in ambito femminile, rimane quindi dov’è e si deve dire che ci sta proprio bene, per diverse ragioni. La prima è di carattere prettamente sportivo: il Brescia calcio femminile ha iniziato alla grande la stagione e si trova in vetta alla classifica di serie B, pur non avendo una rosa blasonata quanto quella di altre avversarie. Un risultato frutto della scelta di lavorare più sul gruppo che sulle singole doti tecniche, affermano gli addetti ai lavori. E poi c’è la determinazione a metter davanti il rispetto al denaro, evento decisamente raro nel mondo del calcio di oggi.