Cesare Prandelli ieri ha dedicato un intero pomeriggio alle giovanili dell’Union Brescia. Prima al centro sportivo Rigamonti di Buffalora, a contatto con Elia Legati e Andrea Ferretti mentre si allenavano i ragazzi, poi alla Dac ha incontrato tutti gli staff delle giovanili. A Buffalora ha parlato anche con Bresciaoggi e il Corriere-Brescia a 360 gradi.
Bresciano, mai al Brescia, ma sempre vicino. Come vede il nuovo corso?
«Non sono mai riuscito – sorride, pensando a Corioni – ad accettare la corte di Gino, mi chiamava quando ero sempre impegnato con altri club. Oggi c’è molto entusiasmo, c’è la voglia di stare sul pezzo, questa società sta iniziando un percorso che spero sia lungo e produttivo. C’è serietà, non solo entusiasmo. E idee chiare».
Qui è con i giovani. Cosa non funziona con i ragazzi di oggi, nel calcio?
«Io ritengo che i bambini vadano intercettati dagli 8 ai 12-13 anni, lì devono avere libertà assoluta e non essere condizionati da tattiche o sistemi di gioco: il ragazzino deve solo amare la palla e divertirsi, in quelle fasce gli allenatori sono missionari. Nei settori giovanili gli allenatori sono preparatissimi, sanno di calcio, in quella fase poi vanno valorizzate le caratteristiche del giocatore. La base di tutto resta la tecnica: senza quella poi è più complicato apportare correttivi in futuro».
C’è troppo tatticismo nel calcio italiano contemporaneo?
«In questi ultimi anni siamo stati focalizzati sull’organizzazione e sulla tattica, poco sulla gestualità. Allo spettatore resta in mente l’imprevedibilità della giocata, se da casa si giudica solo il sistema di gioco non si va molto lontano in questo calcio».
Lei vede le partite a casa?
«Certo. E anche tante, la passione resta. Noi siamo stati maestri nella tattica: quando però esasperi il possesso palla, poi l’intensità cala e la gente si annoia. All’estero c’è più ritmo».
Come vede la coppia Diana-Filippini? Sono suoi ex giocatori.
«Mi sembra che si compensino bene, oltre all’amicizia che li lega: li ho avuti da giocatori, so cosa possono dare anche come persone. Ho sempre detto che la potenzialità di Brescia è superiore a quella di tante realtà, ora può essere un riferimento per tanti».
Il suo futuro sarà in federazione?
«Questa è una fase di studio, dove ci sono molte idee: dovremmo incontrarci a breve per capire in che modo poter dare un contributo a questo calcio. Ma parliamo di un progetto legato assolutamente ai giovani».