Se prendete la cartina del Nord Africa e puntate la lingua di terra che guarda l’Atlantico, appena sotto la Spagna e lo Stretto di Gibilterra, troverete una delle zone più fertili rispetto alla produzione di talento calcistico degli ultimi dieci anni. Il Marocco, prima nazionale del suo continente a raggiungere le semifinali nella storia dei Mondiali, sembra – caratteristica condivisa con gli altri due Paesi del Maghreb (Tunisia ed Algeria, dove tramonta il sole africano), con l’aggiunta dell’Egitto – interpretare l’ideale sintesi tra purezza istintiva del gioco africana e raziocinio psico-tattico europeo. Per osmosi, Mediterraneo (che lo bagna per una porzione) e penisola iberica (con la quale nel corso della Storia ha mescolato il sangue) hanno permesso al calcio marocchino di raggiungere un’efficacia in campo superiore alla somma dei suoi talenti.
Dagli anni Novanta in poi, i suoi calciatori sono filtrati progressivamente nel calcio più importante, quello europeo, raggiungendo entrambi gli estremi della piramide: il vertice (Hakimi, per dare un nome), ma anche la sua base. Per l’uno conta quanto scritto sopra, per l’altro risultato tanto si deve all’emigrazione. Le rimesse degli emigrati, ovvero i contributi versati verso la sua terra natìa dalla nuova residenza estera, corrispondono ad una delle voci più importanti dell’economia interna, ancora oggi. La mobilità e la crescita di una “seconda generazione” può essere vista quindi come una situazione win-win: genera ricchezza (non solo pecuniaria) sia nel Paese ospitante, sia in quello d’origine. A Calcinate, Bergamo, la famiglia El Jadi è in tutti questi sensi rappresentativa del discorso.

Al suo talento si è affidato il Cividate Pontoglio di Promozione.
Soufiane El Jadi è un ragazzo nato nel 2003 a Fquih Ben Salah, nell’entroterra marocchino. Nel 2008 si trasferisce coi suoi nella provincia bergamasca, dove cresce ed acquisisce la seconda cittadinanza, italiana. A guidare il suo percorso di integrazione c’è sempre stato il calcio, successivamente anche il lavoro. Al contrario di quanto suggerirebbero i bias legati alla sua professione, il fabbro, ma coerentemente con i pregiudizi positivi riguardanti la sua provenienza, Soufiane ha saputo coltivare il talento dei pochi, che in questa stagione si sta esprimendo in una società che con lui condivide la forza dell’incontro tra comunità diverse, il Cividate Pontoglio di Promozione. Con 4 gol in campionato e un numero imprecisato (e alto) di assist nel girone A, El Jadi è il riferimento tecnico della formazione bergamasco-bresciana.
“Mio papà, mio fratello e altri parenti giocano a calcio, per me il calcio è tutto – racconta il fantasista –. Sono partito dai Pulcini del Calcinate, poi mi sono spostato a Ghisalba, dove sono stato per 9 anni; nel 2023, dopo il fallimento della società, mi sono spostato a Gorle: arrivato a dicembre, a fine stagione ho ottenuto con la squadra il salto in Promozione. Sono stato poi all’Aurora Seriate, purtroppo nell’anno della retrocessione verso la Prima Categoria. La stagione successiva ho ricominciato lì, tuttavia per questioni di lavoro ho preferito tornare a Calcinate, scendendo in Seconda. Ad ottobre avevamo 1 punto in classifica dopo 4 giornate: ci siamo salvati a due partite dalla fine”.

In azione in maglia Calcinatese (foto Monica Garatti).
Per ottenere l’obiettivo sono venute utili le 16 reti realizzate dall’italo-marocchino, così come tutte quelle in cui ha partecipato con giocate e assistenze. In estate l’analisi delle sue prestazioni hanno spinto la neonata dirigenza del Cividate Pontoglio a comporre il suo numero. “Erano due anni che il direttore della Cividatese provava a contattarmi, ma prima non decidevo io per il cartellino. Quest’anno noi 2003 abbiamo potuto svincolarci, quindi ho potuto accettare. Ho fatto questa scelta per il progetto, nato dall’unione delle due realtà. E poi conoscevo già molti giocatori della rosa”.
Chiudete gli occhi e immaginatevi un trequartista marocchino. Immaginatevi le sue movenze, la sua tecnica, ma anche la sua fisicità. La sua frequenza, il suo tocco palla. Non siete andati molto lontano dal Soufiane calciatore. “Sto giocando mezzala o esterno alto, ho poca fisicità ma velocità e tecnica, le mie skill sono il dribbling e l’assist, anche se sta arrivando anche qualche gol. Nasco come trequartista e sono ambidestro, destro o sinistro cambia poco, quindi posso giocare su entrambi i lati. Attualmente stiamo giocando con il 4-3-3″, di conseguenza mister Marco Romanini può posizionarlo indistintamente in quattro spazi diversi del suo scacchiere.
Dopo una partenza lenta, il Cividate Pontoglio guida una streak positiva di quattro gare, le ultime due vinte con due gol di scarto. E con El Jadi protagonista. I 15 punti in classifica, che significano parte destra, sono dovuti più che altro ai tanti pareggi, ben sei, a fronte di un saldo pari nel conto di vittorie e sconfitte (tre e tre). “Siamo partiti piano anche per via degli infortuni. Avevamo otto giocatori fuori all’inizio, difficile ingranare subito. Alcune partite sono girate male. Abbiamo preso spesso gol nei minuti di recupero, episodi che hanno inciso. Come dice il nostro girone, il campionato è aperto e complicato, possono esserci tante sorprese. Ora che stiamo svuotando l’infermeria stiamo recuperando anche le posizioni in classifica. Siamo stati comunque bravi ad adattarci alle esigenze, io stesso ne sono un esempio, avendo spostato il raggio d’azione dalla trequarti al centrocampo. Non mi dispiace, sinceramente: da mezzala tocco più palloni e partecipo di più al gioco”.

Gol o assist, il rito non cambia: si corre ad abbracciare Soufiane.
Il cambio di marcia porta anche ad un cambio di prospettiva. “Per me quest’anno dobbiamo puntare ai play-off. Essendo partiti piano può essere che le altre squadre pensassero fosse semplice batterci, possiamo sorprenderli. Per quanto mi riguarda voglio arrivare in doppia cifra nei gol e negli assist, diciamo che sono a buon punto. Spostando lo sguardo ancora più in là, vorrei raggiungere la Serie D, fare almeno una stagione a quel livello. Penso che se arrivassi lì potrebbe diventare addirittura più facile dimostrare il mio talento, perché giocherei in un contesto tecnicamente migliore”.
Non ci sono solo le categorie FIGC nell’esperienza calcistica passata, presente e futura di El Jadi. Il 2025 gli ha dato un’ulteriore e non banale vetrina pubblica, la Kings League. “Tutto è iniziato tramite amici, la seguivo ma non pensavo di avere reali possibilità di entrarci. In estate ho partecipato ad un torneo giocando contro un portiere, Vlad Caprianu (oggi al Bedizzole di Terza, ndr): è stato lui a tirarmi dentro. Mi sono proposto e dopo un provino ho ricevuto la chiamata. È bello, un’esperienza indescrivibile, ti fanno vivere come in una squadra professionistica, anche se noi stiamo facendo un po’ più fatica in campo. Ho giocato con i D-Power di Diletta Leotta e Bobo Vieri, ho affrontato calciatori fortissimi ed ex professionisti, tipo Alessandro Florenzi. L’ultima partita a cui ho partecipato è stata di coppa, il 6 novembre scorso, mentre il campionato ricomincia a febbraio”.

In Kings Cup, per Diletta e Bobo.
Chi l’ha visto giocare parla di un talento purissimo. I suoi riferimenti aiutano chi invece non l’ha mai visto giocare ad immaginarlo in campo. “Il mio idolo è sempre stato Neymar Jr., nel dribbling l’ho seguito tanto, nelle giocate mi dicono anche che lo ricordo. Il mio calciatore marocchino preferito è Sofiane Boufal, peccato sia andato a spegnersi passando dalla Premier League al Qatar (ora veste la maglia dell’Union Saint-Gilloise, ndr). Mi piacciono quei tipi di giocatori lì, tecnici, fantasiosi e reattivi”.
Come si ferma Sofiane Boufal? Marcos Llorente se lo sta ancora chiedendo.
L’Italia è diventata la sua vita, ma il legame con il Marocco non ha gradi di separazione. La sua storia continuerà ad avere due anime, sintetizzate in un’unica carriera, un’unica vita. “Alterno un’estate giù e una qua, tutta la mia famiglia si è spostata, là sono rimasti i parenti lontani. Ho una gemella – ma siamo gemelli diversi! -, un fratello e una sorella più grandi. Mi sento italiano, ma il Marocco è parte di me. La Nazionale marocchina è uscita bene negli ultimi anni, ora ci sono tanti giocatori che giocano in Europa e fanno la differenza. Tifo sia Italia che Marocco e ultimamente mi sta andando bene: sono sceso in strada a festeggiare sia nel 2021 per gli Europei vinti che nel 2022 per la semifinale Mondiale”.
Matteo Carone
Foto copertina: Monica Garatti.
