Piovani apre le porte del Sassuolo femminile ai dirigenti bresciani

“Il calcio è sempre lo stesso. Non esiste maschile o femminile, bisogna solamente imparare a trasmetterlo nel modo giusto a seconda di chi si ha di fronte”.

 

È questa la massima più importante emersa durante il corso di formazione dedicato ai responsabili dei settori giovanili bresciani, reduci dall’incontro organizzato sulla piattaforma Zoom sul calcio femminile.

 

Relatori neroverdi per l’occasione, collegati da casa Sassuolo. Insieme al tecnico della prima squadra Gianpiero Piovani c’erano il vice allenatore Gian Loris Rossi e il responsabile del settore giovanile Riccardo Soragni.

 

Un appuntamento utile per indagare un settore in forte espansione e una società che in breve tempo è riuscita a diventare una realtà importante nel panorama nazionale programmando, investendo e coltivando nel segno dell’organizzazione e della qualità. “Due anni fa avevamo una ventina di ragazze – raccontano i relatori -, oggi sono 150, dalle pulcine alla Serie A. L’unica annata in cui facciamo selezione è la primavera, per il resto porte aperte a tutte le ragazze del territorio perché uno degli imperativi del club è quello di contribuire alla crescita del movimento, facendo anche sociale”.

 

Uno dei problemi primari del calcio femminile, infatti, è il numero ridotto di ragazze che si affacciano al mondo del pallone. “In Italia sono solamente 35mila, in Germania 200mila. Siamo tra i peggiori paesi europei. Andiamo fortissimo in ambito maschile, con un milione di tesserati, ma nel femminile occorre crescere, magari attivando sinergie con gli istituti scolastici. In Inghilterra, ad esempio, il calcio è incorporato nelle ore di educazioni fisica sia alle elementari sia alle medie e tutto risulta più facile. Qui la maggior parte delle tesserate arriva tardi. Molte dopo i 12 anni, dopo aver provato altre discipline”.

 

Il Sassuolo si è attivato in quest’ottica promuovendo il calcio femminile su più fronti, attivando progetti di affiliazione, realizzando un convitto per ragazze straniere o provenienti da fuori regione (in ottica adulte) e imponendosi di aumentare il numero di atlete che approdano in prima squadra.

 

Il progetto tecnico è mirato ad aumentare il più possibile le ore di gioco libero e di pratica, seguendo il caposaldo secondo il quale “il gioco è maestro”. “Una visione all’interno della quale innestare regole utili per stimolare le giocatrici e aiutarle a trovare soluzioni. L’esperienza dell’errore viene ritenuta fondamentale come base di apprendimento”.

 

Il tutto in un contesto emotivo e cognitivo diverso da quello maschile. Azione, emozione e sentimento sono le colonne portanti dell’approccio femminile. La donna predilige la collaborazione rispetto alla competizione. La sfera emotiva ha una valenza altissima. Nel femminile bisogna prestarle grande attenzione. Quanto ai rapporti con i tecnici molte ragazze preferiscono essere allenate da uomini – sostengono i relatori -, ma avere nello staff entrambe le figure porta ad avere più chiavi di lettura per essere efficaci nella formazione”.

 

Dalle osservazioni di campo di Piovani, Rossi e Soragni, inoltre, è emersa in questi anni la sorprendente determinazione femminile in qualsiasi fascia d’età, la maggiore propensione al lavoro, una spiccata resistenza alla fatica, un’attenzione all’analisi di più aspetti individuali e collettivi. E guai a parlare di ridurre il campo, il minutaggio o modificare le dimensioni delle porte: “Un discorso che fa arrabbiare moltissimo le ragazze. Il calcio non va adeguato a loro, sono loro che metteranno le loro caratteristiche all’interno del gioco offrendo uno spettacolo diverso. Il loro”.

 

I dirigenti bresciani in collegamento su Zoom hanno dimostrato grande interesse per il tema, strappando consigli utili. “L’aspetto più importante di cui tenere conto è il coinvolgimento e la capacità di generare passione. Non bisogna correre il rischio di fare allontanare bambine un po’ goffe, timide o impreparate. Bisogna sforzarsi a convincerle di non mollare: meglio praticare più di uno sport, ma devono avere pazienza e cogliere un’occasione di crescita. Giocare con i maschi è un’esperienza utile e formativa, ma se non c’è convinzione o serenità meglio ripiegare su un contesto totalmente femminile”.

 

A Sassuolo il progetto va a gonfie vele: “Abbiamo introdotto in ogni annata un maestro di tecnica, aumentato gli allenamenti da due a tre, lavorando in gruppi per obiettivi, puntando a un miglioramento dell’autostima. C’è anche un preparatore atletico unico, che segue dalle pulcine alle under 17, più due formatori per categoria che organizzano il lavoro in modo da far risultare il tempo effettivo di allenamento pari al 90% nelle varie strutture di gioco, ovviamente in un percorso graduale in relazione alle età”.

 

 

 

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