Marzo e aprile erano i mesi più caldi di un calcio dilettantistico che ora facciamo fatica anche solo a ricordare. Non solo la corsa agli obiettivi stagionali delle squadre di categoria, che serravano le fila per le ultime gare di campionato; ma anche l’accelerata organizzativa che riguardava i tornei notturni, vero spettacolo estivo degli appassionati di calcio della provincia.
Eventi sportivi e sociali che muovevano persone ed economie di grandi e piccoli centri bresciani, oltre a tenere viva la fiamma della passione per il pallone, sia per chi vi partecipava, che per chi osservava dagli spalti. L’uscita dal lockdown (era il 18 maggio) non aveva salvato la stagione 2020, mentre la terza ondata e le conseguenti zone colorate, associate ad una campagna vaccini che stenta a decollare, rischiano seriamente di far saltare anche la stagione 2021. Ascoltando alcuni dei principali responsabili dei tornei notturni della provincia, siamo in realtà ben oltre il rischio, sempre più vicini alla certezza.
Valerio Orioli, organizzatore del Torneo di Polpenazze, appare rassegnato: «La sensazione è che non sussistano le condizioni, anche per via del continuo aggravamento della situazione pandemica. A noi serve l’autorizzazione del Crl, che dubito arriverà: prima di pensare alle attività ricreative, la Federazione guarda ad altro. Il nostro è l’ultimo torneo d’estate, ma saremmo comunque in grave ritardo in termini organizzativi. Sarebbe stato il nostro 42° anno. Queste manifestazioni sono importanti perché rappresentano una festa di chiusura della stagione sportiva, una festa da vivere con il pubblico. Dispiace dovervi ancora rinunciare, ma rispetto e senso civico vengono prima».
A Maclodio il discorso non differisce. Lo spiega Francesco Zanetti: «Se la gente non può andare allo stadio per le partite di Serie A, come possiamo pensare che partecipi ad un torneo notturno? Questa rassegna è fatta per la gente, senza di loro non ha senso metterla in piedi. Mi auguro riparta almeno l’Eccellenza. Attendiamo ancora 15 giorni, ma siamo molto pessimisti, anche perché solitamente iniziavamo ad organizzarci già al termine delle feste natalizie».
Una delle peculiarità di queste manifestazioni è che sanno mettere al centro dell’interesse provinciale tanto i Comuni estesi quanto i piccoli borghi seminati sul territorio o, addirittura, le frazioni. Mezzane di Calvisano e Porzano di Leno sono gli esempi più fulgidi. Entrambi legati profondamente a parrocchia e oratorio, entrambi sostenuti quasi esclusivamente dalla voglia di fare di volontari. Entrambi molto vicini ad alzare bandiera bianca: «Arrivare al campo con la via interamente occupata dalle macchine, accogliere migliaia di persone in un paesino di poche centinaia di abitanti, è sempre stata per noi una grande emozione. Ma dovremo rinunciarci ancora», confessa da Mezzane Michele Grazioli. Gli fa eco da Porzano Tito Cristini: «Andiamo incontro al secondo stop in due anni, il che ha un peso importante sulla nostra comunità, anche dal punto di vista economico. Questa crisi metterà a dura prova la sopravvivenza dei tornei e di tutte le associazioni calcistiche dilettantistiche».