Ciao Simone

Oggi è il settimo giorno. Per sette giorni siamo rimasti qui fermi, immobili perché immobilizzati, ad osservare un foglio bianco di WordPress davanti ad un pc, senza andare oltre le uniche due parole abbastanza nitide che ci venivano in mente. Quelle del titolo. Il resto era solo confusione, pensiero irrazionale, tristezza. Non le condizioni migliori per fare un lavoro giornalistico. Il fatto è che l’io giornalista viene molto dopo le persone che siamo. E tra le due identità ce n’è una terza rilevante, nata essendo (o essendo stati) calciatori dilettanti. Insomma, facciamo parte di una famiglia particolare, che non si trova per Natale attorno ad un tavolo, ma che è legata da una interconnessione profonda. E questa famiglia da sette giorni veste il nero del lutto. Simone Fauci non c’è più.

Scriverlo mette i brividi perché è impossibile non immedesimarsi in lui. Il giocatore simbolo di quelle che nel basket si chiamano Minors, le serie minori, dove “minore” è valore perché sinonimo di autenticità, passione pura e diretta; perché spesso le Majors implicano sovrastrutture che separano dallo Spirito del Gioco.

Il malore (chiamiamolo così, genericamente, che tanto non cambia nulla) che sabato scorso l’ha portato via a soli 38 anni all’affetto in primis dei suoi cari, della sua famiglia più prossima – papà Richelmo e mamma Angela, fratello Antonio, moglie Valentina e figlia Penelope: a tutti voi va il nostro più stretto abbraccio -, ha stroncato anche una parte di noi. Noi intesi come quell’altra famiglia, quella dell’interconnessione attorno ad un pallone.

Simone era IL calciatore dilettante. Simone era l’argomento di cui scriviamo tutti i giorni dal 2010. Tragedie del genere non solo toccano, ma strattonano violentemente l’anima. Fanno traballare le nostre certezze. Ma eccoci qua, dentro un flusso di coscienza che passa la palla al ricordo di alcuni amici speciali, a cercare di farcelo vicino ancora per un po’. Per poi lasciarlo andare. Per poi ritrovarlo in campo ogni domenica.

 

MARCO

Il Simone Fauci bomber è il punto di partenza da dove voglio partire, per me che sono il suo testimone di nozze, amico di una vita, lo voglio dire (a lui l’ho sempre detto): SEI L’ATTACCANTE CHE VORREI SEMPRE NELLA MIA SQUADRA.

Ma poi dobbiamo parlare dell’uomo spogliatoio. Io, amico di una vita, sono riuscito a giocare con lui solo due anni, a Flero e al Real Borgosatollo. Trovarlo nello spogliatoio oltre che nella vita di tutti i giorni è stato un regalo speciale, perché chi gioca a calcio come noi, sa cosa vuol dire “essere squadra” e Mone è sempre stato il numero 1.

Sempre positivo, altruista, attento alle esigenze dei compagni, attento agli addetti ai lavori (questo gliel’ho insegnato io, sono comunque più vecchio di 4 anni eh…).

Insomma, il contrario di come era in campo: oh ma non te la passa mai! L’appoggio dietro? Ma va, merce rara…

Un bomber vero, con le sue “sportellate” o il “rigorino da coniglio” (centrale).

Quanti tornei fatti, quanto tornei vinti. Ma con lui davanti era tutto più facile. Palla a Fauci e tutti a festeggiare. Il gol era la sua vita, la sua ossessione. Ricordo una partita ad un torneo, contro la “Spumador”: risultato 10-1 per noi, gli ultimi 7 gol li ha fatti lui!! “Eh con questi faccio il capocannoniere!!”.

A Flero abbiamo vissuto l’anno calcistico più intenso, seduti fianco a fianco, risate ma anche supporto quando le cose non andavano come si voleva: “Vedrai il gol arriva”, “Tranquillo Genky domenica tocca a te”, cose da compagni di squadra e amici. Il tutto condito dal nostro mister, dal nostro amico Adriano Cipressa. Ricordo un gol di Mone ad Alfianello stupendo, su mio assist (e lui “Ma quale assist?! Il gol l’ho fatto da solo veciooooo…”).

Al Real Borgosatollo poi, abbiamo condiviso lo spogliatoio con Daniele Pinna, altro grande amico del nostro bomber. “Con Gentili e Pinna in campo chi corre?!?!”, “Voi dovete solo fare una cosa, rubare la palla e darla a me…”.

Mone mi ha sempre ascoltato, quando faceva una giocata sbagliata, vedevo che cercava di capire se lo guardavo senza incrociare il mio sguardo, poi lui: “Oh, ti ho visto che mi guardavi eh…”, ed io: “Quindi? Ti guardo perché fai ridere, bomber… mi sembri Bud Spencer!”. Sempre col sorriso, sempre con il cuore, sempre con Mone.

Il suo numero era il 9, c’è stata gente che gli ha dato il 10. “Ma dai…” mi diceva, “come si fa a darmi il 10, io sono un bomber, voglio il 9!”.

Lo abbiamo sempre preso in giro per i suoi gol, “Ma quali 150!!”, “Hai contato anche quelli in allenamento??” e lui sempre “Eh no, CERTIFICATI!!”. Che giocatore, cha amico, CHE BOMBER.

Uno dei video più belli che il nostro amico Daniele Pinna ci ha fatto ci ritrae in un torneo a Poncarale, sul sabbione, tornei fatti per passione. Dove tira da una posizione impossibile e non me la passa in posizione favorevole: ecco quegli sguardi, tra noi tre, due in campo e uno fuori, non me li dimenticherò mai.

Come mai dimenticherò l’amico Mone, il bomber vero, che mancherà a tutti i dilettanti bresciani.

 

DANIELE

Ci sarebbe da scrivere un libro per descrivere l’amicizia che ho con Simone… lui è il fratello che mi è mancato, persona unica, e la sua unicità va di pari passo con la sua semplicità.

Quante cose abbiamo condiviso, se penso ai momenti felici e tristi della mia vita lui c’è… dal mio matrimonio dove lui era il mio testimone o alla nascita di mia figlia dove è stato il primo ad arrivare con il suo sorriso sempre stampato, nei viaggi che abbiamo fatto tre volte in America (il suo posto preferito)… ma anche in campo.

Si poteva perdere anche 10-1 ma se quell’uno lo faceva lui era felice! Questo fa capire chi è Simone Fauci: un “bomber” (“Io sono un attaccante e quindi a me non interessa il risultato, l’importante è che segno!”). Ho perso la voce per cercare un retropassaggio o un appoggio e gli dicevo sempre: “Ma spalle alla porta dove cazzo vuoi andare?!”… (“Vecio mi appoggio, mi giro e segno… o rigorino”).

“Egoista” in campo ma poi nella vita che persona… persona con un piglio alla vita raro. Mancherà tanto, se n’è andato un pezzo di me… vuoto incolmabile.

Amico vero…

 

 

STEFANO

Io ho inziato a giocarci insieme 10 anni fa… e negli ultimi 10 anni abbiamo fatto 3-4 anni insieme, ma dal giorno in cui sono entrato nello spogliatoio del Real Valverde è stato un legame che in questi 10 anni è rimasto intaccato e sempre costante.

Penelope ha l’età del mio secondo figlio e spesso ci si vedeva con i bambini a casa mia o a casa sua per stare insieme. Siamo stati anche in vacanza insieme e posso solo dire che quello che ho vissuto lunedì al funerale ha semplicemente ribadito la qualità della persona di Simone.

Calcisticamente 9 puro, umanamente 10 capitano. Sempre solare, sempre pronto a ridere e scherzare, mai una parola fuori posto, anzi, se si poteva aiutare qualcuno in difficoltà era sempre la persona più adatta. Nemmeno gli avversari riuscivano a nutrire odio (agonistico) nei sui confronti perchè li faceva ridere 90 minuti. Un grande uomo, circondato da una grande famiglia e accompagnato nella vita da una grande donna. Per me questo era Simone.

 

ROBIN

La nostra è un amicizia che dura da più di dieci anni. Appassionato di calcio a tutti i livelli, super tifoso della Juve. Per me lui è… e sarà sempre, il Bomber… e questo fa capire tutto.

In campo viveva per il gol. Dentro e fuori dal rettangolo verde è stato facile volergli bene: schietto, sincero, sempre disponibile. Sempre sorridente.

In questi giorni terribili abbiamo capito quanti gli volessero bene, quanta allegria abbia regalato in tanti anni di calcio in giro per la provincia. I ricordi più belli che ho sono legati ai viaggi fatti insieme. Ho avuto la fortuna di viaggiare molto con lui, di vedere posti fantastici, di condividere ricordi indelebili. I viaggi ed il mare erano la sua altra grande passione insieme al calcio.

Se ne va un amico vero, il mio pensiero ed il mio abbraccio vanno alla sua famiglia. Ci mancherai… Bomber.

 

ANDREA

Simone era una brava persona, genuina, solare e sempre molto educata… la presenza in massa al suo ultimo saluto ne è la dimostrazione… tutti lo apprezzavano come uomo!

Abbiamo vissuto insieme i primi anni calcistici alla Leonessa quando eravamo davvero piccoli, lui era già fortissimo!

Ci vedevamo poco (l’ultima volta circa un mese fa al matrimonio di un amico in Comune), ma ogni volta dopo i soliti saluti alle famiglie c’era sempre una frase ricorrente che mi diceva: “Ti ricordi quando non mi passavi mai la palla?”, ridendo, ed io rispondevo: “No eri tu che non la passavi mai a nessuno, che dribblavi tutti e andavi a far gol!”. Finiva tutto con una bella risata, ripensando agli anni spensierati di quando eravamo bambini!

La vita purtroppo è questa e bisogna accettarla, non possiamo fare altro che tenere Simone nei nostri pensieri e cuori e cercare di vivere al meglio il tempo che rimane!

 

Ciao Simone.

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