Il candidato Pedrazzini incontra le società bresciane: "Continuità, urgenza, logica"

Erano circa una trentina i dirigenti e responsabili di società bresciane, perlopiù della zona franciacortina, che ieri sera hanno risposto all’invito del vicepresidente vicario della Lnd Lombardia, Sergio Pedrazzini, ritrovandosi in orario aperitivo all’Hotel Touring di Coccaglio per ascoltare il programma e le motivazioni della candidatura di uno dei due papabili alla presidenza regionale lasciata vacante dalla prematura scomparsa di Carlo Tavecchio. A distanza di due anni dalle elezioni che videro l’ex capo della Figc spuntarla sul delegato bresciano uscente, Alberto Pasquali (che tornerà da avversario di Pedrazzini a questa tornata), il vicepresidente dell’attuale Consiglio regionale sta facendo il giro delle province per incontrare faccia a faccia gli elettori, ovvero le società sparse sul territorio. Farsi conoscere per convincere, convincere per ottenere la preferenza e dare continuità al progetto quadriennale cominciato proprio il 9 gennaio 2021.

Per fare chiarezza, il prossimo 25 marzo verrà chiesto alle società di esprimere un voto per eleggere esclusivamente il presidente del Consiglio regionale. Ciò significa che, se non dovesse essere Pedrazzini il vincitore, il nuovo presidente si insidierebbe in un gruppo di lavoro non suo, creando una situazione paradossale all’interno di uno dei Comitati regionali più importanti del movimento nazionale. Su questo punto Pedrazzini ha preferito non esporsi: “Cosa faremo in caso di sconfitta? Proprio Tavecchio diceva sempre: ‘Chi pensa alla sconfitta ha già cominciato a perdere'”.

Presente all’incontro, accanto a buona parte dei consiglieri regionali attualmente in carica, anche il delegato provinciale Stefano Facchi. Dichiarato il suo endorsement nei confronti di Pedrazzini: “Fu lui il primo due anni fa a venire da noi, facendosi sentire molto vicino ai bresciani e al nostro territorio. Lo fece indipendentemente dal risultato dell’elezione, ci incontrammo giorni prima. Da allora ha il nostro appoggio e sostegno.

Riassumiamo di seguito i principali punti di discussione della serata.

 

PRESENTAZIONE

“A differenza di altri momenti elettorali, stavolta devo parlare di me, di singolo e non di squadra, perché queste elezioni riguardano esclusivamente la nomina del presidente. Non entro nel merito se questo sistema sia giusto o sbagliato, se in caso di scomparsa del presidente fosse meglio rieleggere l’intero Consiglio direttivo o in alternativa nominare automaticamente il vicepresidente. Fatemi rapidamente dire qualcosa su chi ci ha lasciato. Fino a novembre 2020 tutti conoscevano o pensavano di conoscere una persona, per il suo percorso fatto da presidente Figc. Poi ti siedi di fianco a lui e cogli la sua conoscenza, l’innovazione, che non è solo dei giovani, ma anche di chi riesce sempre a guardare oltre. Carlo Tavecchio era un dirigente vero che indicava la strada e sapeva assumersi le proprie responsabilità”.

“Sono qui per farmi conoscere, perché so quanto Brescia sia importante nel movimento regionale. Se la Lombardia è una Lega nella Lega, Brescia, Bergamo e Milano sono Comitati nel Comitato. Ho 56 anni, sono lodigiano, ho giocato a calcio fino ai 33, poi come molti di voi ho iniziato a partecipare alla vita di una società sportiva, prima da direttore sportivo, poi da vicepresidente e infine da responsabile. Mi sono fatto la mia esperienza sul campo, crescendo dentro questo ambiente. Sono come voi. Dopodiché ho inziato il mio cammino in Federazione. Entrai da presidente di Consulta, che è l’organismo fatto dai dirigenti delle società, che periodicamente si ritrova per esporre i problemi esistenti e provare a trovare soluzioni. Quindi fin da subito sono entrato nel merito delle questioni. Poi sono diventato consigliere, quindi vicepresidente vicario. Questo è il mio 11° anno da dirigente federale”.

“Non bisogna dimenticare quanto fatto in questo biennio. Con la pandemia tutti insieme abbiamo dovuto imparare un mestiere nuovo. Abbiamo creato dal nulla un nuovo modo per stare in vita. Ci è stato chiesto di essere più presenti nelle istituzioni rispetto al passato, anche da chi non aveva votato per noi. Io e Tavecchio ci eravamo divisi i compiti: a lui quello politico ed istituzionale, a me le questioni di campo, il rapporto con le società, la programmazione dell’attività”.

“Ci sono tante tematiche sul tavolo, tra cui la violenza nei confronti degli arbitri e nei settori giovanili. Ci sono recenti sentenze sportive che hanno squarciato lo status quo e che vanno chiarite, come quella sull’esecuzione delle sentenze che riguardano gli squalificati tra prima squadra e settore giovanile, perché i problemi anche quando non ci sono siamo bravi a tirarceli fuori”.

 

BRESCIA E IL TERRITORIO

“Devo riconoscere il grande lavoro svolto finora nel migliore dei modi dall’amministrazione Facchi. Con Stefano sono molto tranquillo rispetto alle scelte di Brescia, che ora è garantita e tutelata. Io giro molto in tutta la Lombardia, vedo tantissime partite, mi guardo attorno, partecipo agli eventi. Il nostro è un territorio ricco, a cui siccome può dare tanto viene chiesto tanto. Siamo consapevoli che il nostro avversario (Pasquali, ndr) è molto conosciuto qui. Inizialmente abbiamo fatto un po’ di fatica ad entrare in sintonia con questo territorio, ma abbiamo sempre voluto dare risposte serie, per compattare la regione”.

“Ho scelto tre parole chiave per la mia candidatura: continuità, urgenza, logica”.

 

CONTINUITÀ

“Vogliamo dare continuità al lavoro iniziato, a tutto quanto fatto finora. Due anni fa abbiamo individuato una traccia, vogliamo completarla. Ricordiamo che la precedente amministrazione nazionale della Lnd arrivò a togliere 3 delegati assembleari su 11 alla Lombardia. Fummo noi ad alzare la paletta rossa, perché la Lombardia per numero di società e tesserati meritava la rappresentanza che aveva in assemblea. Sappiamo poi com’è andata, con lo scioglimento del Consiglio. L’8 febbraio il nuovo direttivo nazionale ha avallato la nostra proposta di tornare a 11. Abbiamo fatto ciò che bisognava fare”.

“Questa squadra ha scelto di continuare, cosa prevista da norme e sentenze, per finire ciò che aveva in programma. Appena insediati fummo noi per primi in Italia a far ripartire i campionati per ridare speranza, grazie a quel mini girone di Eccellenza. L’idea nacque nel confronto con voi società. Ci inventammo una regola che non esisteva, cioè che in casi eccezionali chi non si fosse iscritto non avrebbe perso la categoria. Partecipò solamente chi se la sentì. Da lì ripartì tutta Italia”.

“Abbiamo portato avanti due riforme nei settori giovanili: abbiamo introdotti premi garantiti per i titoli sportivi e abbiamo aperto sportelli come quello fiscale e quello legale; abbiamo reintrodotto le Under 14; ci siamo mossi per cercare nuovi partner per la gestione delle risorse energetiche. La voce energia è la prima nella lista delle spese societarie. Non dimentichiamo i contributi che siamo riusciti a raccogliere dallo Stato, ridistribuiti: 2.9 milioni di euro, che sono stati pochi, ma sempre qualcosa e più di quanto raccolto da altri. Anche perché nel contesto politico degli ultimi due governi, a causa della pandemia, si è sempre detto: ‘Chissenefrega dello sport’. Abbiamo infine un accordo con Eni su un ecobonus per ristrutturare gli impianti sportivi. Chiediamo semplicemente di permettere a questo governo locale di portare avanti le cose iniziate”.

 

URGENZA

“La nostra urgenza riguarda principalmente la Riforma dello Sport e il tema delle energie. Abbiamo individuato ed annunciato un altro nuovo partner (Agrolux Sport Srl, ndr), per l’inserimento del fotovoltaico. Abbiamo l’intento del fare, non del raccontare. Il 14 gennaio abbiamo portato in assemblea nazionale le nostre proposte in merito alla Riforma dello Sport. Abbiamo i sei mesi di proroga concessa dal Ministro Abodi per provare ad emendarla. Perché è stata scritta coi piedi. Il focus della Riforma è quello di inquadrare le persone non inquadrate, ma il testo è ampio. Con la caduta del vincolo sportivo è a rischio anche la possibilità di sostenere un settore giovanile. La questione è urgente ma abbiamo già pronte delle variazioni alle regole scritte”.

“Il calcio dilettantistico ha basato la propria struttura sul volontariato, ora il sistema economico è a rischio. È stata introdotta una nuova figura, quella del lavoratore sportivo, chi gioca a calcio e prende denari; accanto rimane quella del volontario, che però non può prendere rimborsi. Ciò mette in difficoltà le società nell’inquadramento dei soggetti. Noi vogliamo aggiungere la figura dello sportivo dilettante, introducendo delle soglie. Fino ad una certa soglia ha senso parlare di lavoratore sportivo, penso ad esempio all’Eccellenza; sotto sta tutto il resto, che deve rimanere come prima. Anche l’introduzione dell’Inail è problematica. È un adempimento: non ci spaventano i  costi, ma perché fare doppia assicurazione se con il tesseramento il giocatore è già assicurato?”.

Figure di contorno, come il magazziniere o il giardiniere, non sono previste. Chi si occuperà di loro? Questi sono soggetti essenziali la cui posizione non è normata, vanno inseriti in definizioni chiare. Cosa facciamo, li consideriamo volontari, quindi dovrebbero lavorare a gratis o con rimborsi sottobanco, oppure lavoratori sportivi? Nessuna delle due, bisogna normare”.

“Vogliamo ridurre la doppia soglia contributiva. Fino a 5.000€ non si pagano i contributi, poi la soglia successiva è a 15.000€. L’idea è di proporre una soglia unica a 15.000€. Con 10.000€ all’anno una persona non vive, è chiaro che dovrebbe fare altro. Non vogliamo stravolgere la legge, ma chiarirla. Il che è fattibile”.

“Sono state cancellati i rimborsi per le spese forfettarie di sostentamento, ad esempio per la benzina. Noi diciamo: usiamo le soglie del terzo settore per avere un parametro”.

“Per quanto riguarda l’operatività del Registro Sport e Salute, chiediamo che sia unico”.

“Infine il tema delle modifiche statuarie agli articoli 7 e 9: non sono state toccate le agevolazioni, ma sono cambiati i parametri. Prima perdevi i requisiti per le agevolazioni con delle entrate superiori ai 400.000€, ora invece dipende dal rapporto tra entrate commerciali e quote istituzionali. Pensiamo però a quanto incide l’organizzazione di tornei, quelli estivi dove puoi mangiare il panino con la salamina. Per molte società sono fonti essenziali di sostentamento. Ecco, quegli eventi sarebbero segnalati come entrate commerciali, mentre noi chiediamo passino sotto le quote istituzionali”.

Lasciateci continuare a lavorare, stiamo facendo il massimo per tutelare il nostro calcio”.

 

LOGICA

“Lo sapete tutti, c’è stata una sentenza del Tar del Lazio. È legittimo candidarsi, però quattro livelli di giudizio in due anni recitano ‘inammissibile’, quindi non c’è diritto di procedere. Si legge nella sentenza: ‘Nel merito il ricorso è infondato’. Questo per chi sta dicendo che non si è entrati nel merito della questione. Quando parlo di logica intendo questo: io che ho ritenuto illegittimo un soggetto fino a ieri, è giusto considerarlo legittimo oggi?.

 

Nel corso della serata si sono segnalati altri due interventi, oltre a quelli di Facchi e Pedrazzini. In apertura, il consigliere Valentino Garzetti aveva sottolineato come: “Al momento dell’insediamento abbiamo trovato tabula rasa, da lì abbiamo costruito grandi numeri. La Coppa Brescia è un nostro grande orgoglio, ne riscontriamo il successo nei ragazzi e nei loro genitori. Noi consiglieri abbiamo votato all’unanimità la candidatura di Sergio”.

Nel discutere di Riforma dello Sport è poi intervenuto il consigliere Dario Lo Bello per approfondirne alcuni punti: “Il 14 gennaio abbiamo presentato all’assemblea le nostre osservazioni, che hanno fatto il loro iter. Il primo aspetto riguarda il vincolo sportivo. Dal primo luglio un ragazzo non potrà più sottoscriverne. Ma vanno tutelati quelli in essere. La legge dice che i vincoli esistenti andranno ad estinguersi nella stagione 2024-2025, quindi a giugno 2025. La nostra proposta invece è quella di portarli a scadenza”.

“Il premio di preparazione va salvaguardato. Toglierlo distruggerebbe i settori giovanili, che non lavorerebbero più per generare qualità. Il premio è uno scambio tra due società, le risorse restano all’interno del sistema. Equivale a quanto un club ha investito per formare negli anni un giocatore. La Riforma introduce i contratti di lavoro, ma non si possono stipulare contratti per ogni giocatore. Quello che chiediamo è un premio di tesseramento regolato dalla Lnd che non venga versato tutto subito anche per gli anni a seguire, ma che venga riconosciuto anno per anno. Il tema dei giovani è delicato. Le quote sono fissate fino alla seconda, ma senza vincolo i giocatori possono essere portati via con più facilità. A quel punto rischiano di diventare merce di scambio tra procuratori e a quel punto le risorse uscirebbero dal sistema”.

 

Matteo Carone

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