Colpani, anno da Oscar. “Dedico la Stella a Berlusconi. Sogno Azzurro e Champions, ma prima viene il Monza”


“A 2 anni avevo già il pallone tra i piedi. Abitavo a Fornaci e nel giardino di casa c’era la classica porticina. Giocavo lì con mio papà, poi sono arrivati il campetto dell’oratorio e la prima maglia, quella della Sanzenese. La scintilla della passione è scoccata in famiglia, anche grazie anche allo zio che giocava nel Rimini. Spesso andavo anche a vedere il Brescia degli anni d’oro, quello di Mazzone. Ho ricordi sfocati, ma quell’emozione è nitida e fu grande a San Siro, nel giorno dell’addio al calcio di Roberto Baggio”.

Sono questi i primi fotogrammi di una bella storia, quella di Andrea Colpani, talento nostrano classe ‘99 che in questo 2023 è sbocciato definitivamente con la maglia del Monza. È lui il miglior giocatore professionista bresciano, un ragazzo profondamente legato alle sue origini. “Mi ritengo un bresciano doc, quindi mi fa molto piacere ricevere la Stella degli Oscar. È motivo d’orgoglio. Sono molto legato alla città. Torno spesso, talvolta anche per andare a vedere basket. Il Brescia? Lo seguo e spero che arrivi più in alto possibile. Conosco la passione che anima la tifoseria, è una piazza calda con uno stadio che sa garantire belle atmosfere. Cosa manca per ritrovare la Serie A? In questi anni c’è stato un costante andirivieni di allenatori e senza continuità è difficile ottenere risultati. Spero che si trovi la quadra. In rosa ci sono ottimi giocatori, auguro il meglio alla Leonessa”. 

Colpani conosce benissimo anche la Feralpisalò, dove ha giocato – in prestito dall’Atalanta – nella stagione 2014-2015: “Lì ho tanti amici: Di Molfetta, Bergonzi e Hergheligiu. La promozione in B mi ha fatto enorme piacere. Sono stato a Salò un solo anno, ma è stato fondamentale per me. Fu una splendida esperienza, mi trovai benissimo con mister Diana. È una grande società, che mi ha aiutato a crescere e che ringrazierò sempre”.

Tornando al presente c’è un’annata da celebrare e incorniciare, intrisa di aneddoti e ricordi, sacrifici e soddisfazioni, volti e gioie che si incrociano con un incontenibile fame di futuro. “Il momento più bello? Ce ne sono stati molti, ma scelgo la prima doppietta in Serie A contro l’Empoli. Feci una grande partita e fu una grande gioia. Diversa ma fortissima quella provata nel giorno del Trofeo Berlusconi, impreziosito da un gol per il presidente, al quale ero legatissimo”.

Un sentimento autentico, che non si può cancellare. “Questo premio lo dedico a lui. È il mio pensiero speciale in segno di gratitudine per una persona unica. Silvio Berlusconi era un uomo completo, disponibile, generoso, sempre pronto a prodigarsi per gli altri e con uno spirito gioioso, con la battuta pronta per farti sorridere. Alla squadra trasmetteva valori. Ci ha insegnato come si può essere persone migliori e un gruppo più forte. Non ci ha fatto mai mancare niente”.

In questo Monza italiano c’è la forte impronta berlusconiana. Un tratto distintivo in un calcio sempre meno legato a concetti identitari, come si evince analizzando le rose di Serie A. Quella dei brianzoli è la più autoctona. La percentuale di calciatori stranieri è solamente del 34% contro una media che in Serie A sfiora il 64%. “Avere uno zoccolo duro italiano è un valore aggiunto, un vantaggio non indifferente. Ti aiuta a trovare coesione con maggiore facilità. Siamo una squadra compatta, nello spogliatoio si va molto d’accordo. Diciamo che si parla una sola lingua in tutti i sensi ed avere le stesse abitudini e la stessa cultura aiuta”.

Sensazioni che Colpani ha potuto sperimentare, a proposito di tricolore, anche nel luogo più desiderato da ogni calciatore italiano: Coverciano. “La prima convocazione in Nazionale è qualcosa di difficile da descrivere. Un sogno che si avvera, comune a tutti i bambini che iniziano a giocare a calcio. Coverciano è un posto magico. Indossare l’Azzurro e cantare l’inno, anche se per ora l’ho fatto solo dalla tribuna, è stato magnifico. La mia famiglia era al settimo cielo. Questa gioia ha unito mamma, papà, zii e nonni ancora di più”.

L’azzurro è il colore predominante nel quadro degli obiettivi futuri che Colpani dipinge in vista del nuovo anno. “A inizio stagione mi ero posto traguardi che in una manciata di mesi ho già raggiunto. Significa che devo alzare l’asticella. Punto a fare benissimo con il Monza in termini di prestazioni, assist e gol. Dal rendimento in biancorosso passa anche il mio destino in Nazionale, dove vorrei stare stabilmente. Gli Europei? Ci andrò se me lo sarò meritato settimana dopo settimana”.

Chiudendo gli occhi e proiettandosi più in là, sulle ambizioni a medio termine, emerge la sagoma di un trofeo dalle grandi orecchie. “Il mio sogno è vincere la Champions League. Mi alleno ogni giorno coltivando questo desiderio”.

Calcare lo stesso palcoscenico che ha consacrato gli idoli di gioventù è l’orizzonte che sancirà la definitiva consacrazione di Colpani nel grande calcio. “Iniesta è stato il mio riferimento a lungo. L’ho ammirato tanto e mi sono ispirato a lui. Tra i grandi della Serie A degli ultimi tempi scelgo Zielinski. Lo ritengo un giocatore formidabile. Il più forte in questo momento è Bellingham, un fenomeno”. 

In attesa della musichetta della Champions non resta che lavorare sodo, mentre siamo certi che il poster di Andrea Colpani sia già appeso nelle camerette di molti bambini e ragazzi. È la magia del calcio, una storia che si ripete.

Bruno Forza

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