CBS in Regola - Nuova rubrica e primo spunto: il gioco pericoloso

Informare, conoscere, capire, prevenire, fare cultura. E, così facendo, riordinare la complessità della struttura di una partita di calcio e ridurre le distanze psicologiche ed emotive tra i suoi interpreti. Tra le due squadre, certo, ma anche tra esse e l’arbitro/la terna, o tra chi è dentro e chi è fuori dal campo.

L’idea di aprire una nuova rubrica che trattasse di regolamento è sorta tra le pieghe del costante dialogo tra la redazione di CalcioBresciano ed il Comitato AIA di Brescia. Prezioso è stato in questo senso l’assist del presidente provinciale, Alessandro Lo Cicero, fornito nel corso dell’ultima intervista rilasciata a CBS e Corriere Brescia: “In Inghilterra, Germania ed altri Paesi dell’arbitro si parla veramente poco, le decisioni vengono rispettate, gli errori sono accettati perché parte del gioco, non se ne fanno drammi. Ciò che manca a noi rispetto a loro e che potrebbe fare davvero la differenza è l’obbligatorietà per i ragazzi dello studio del regolamento. In Inghilterra ogni società ha un formatore che, oltre ad insegnare ai calciatori, fa da collante tra arbitri e società. Questo da loro esiste da più di 20 anni e ha portato a rispetto e tolleranza”.

Andando oltre l’aspetto respingente delle parole “obbligatorietà” e “studio”, vale la pena riflettere su quanto si dia per scontato il fatto di conoscere un regolamento che la quasi totalità dei dilettanti (compreso chi scrive) non ha mai letto per intero. Ci è stato raccontato fin da piccoli da genitori, istruttori e amici, con due rischi: i salti di interpretazione; il concetto di “telefono senza fili”, dove, nel passaggio di comunicazione, qualcosa inevitabilmente va perso. Va detto che nemmeno quei primi maestri ai quali ci siamo abbeverati l’avevano letto, il regolamento. Tramandare oralmente ha i suoi limiti, anche perché non abbiamo le stesse abitudini mnemoniche dei nostri antenati d’epoca omerica.

Il processo d’inversione del trend d’incomprensione è lungo e ha bisogno di molto di più di un progetto editoriale, che però può essere una prima scintilla. Nessuno “spiegone” all’orizzonte, niente di pesante, semplicemente un tassello del puzzle da aggiungere a cadenza periodica, che aiuti a comporre un quadro chiaro ed inclusivo.

Tra le 17 regole inserite nel regolamento ufficiale del gioco del calcio della FIGC (“la diciottesima è il buon senso”, si suole dire ad inizio corso arbitrale), per iniziare apriamo il manuale poco oltre la metà, ponendo la lente sul gioco pericoloso. Definendolo grazie all’aiuto dei “bigini” arrivati dalla stessa sezione “Elio Schinetti”. Ogni giocatore dilettante potrà ritrovarci un fotogramma della propria esperienza sportiva. E, magari, rivederlo con nuove diottrie.

 

REGOLA 12 – FALLI E SCORRETTEZZE

GUIDA PRATICA AIA

10. Cosa determina il gioco pericoloso e come dovrà essere punito?

Il gioco pericoloso è determinato da quegli atti che, compiuti senza intenzionalità e con poca accortezza possono, a giudizio dell’arbitro, risultare pericolosi per chi li compie o per gli avversari, come ad esempio: calciare o tentare di calciare il pallone con la gamba tesa e sollevata dal terreno in contrasto con l’avversario; effettuare una “sforbiciata” pericolosa per un avversario, abbassare la testa all’altezza del piede di un avversario che sta calciando il pallone. Il gioco pericoloso, di norma, è punito soltanto con un calcio di punizione indiretto.

Non si rende responsabile di gioco pericoloso il portiere che, per impossessarsi o per respingere il pallone, si lancia fra i piedi di un avversario.

 

SPUNTI REDAZIONALI

Gli interventi devono essere sanzionati non solo nel caso siano pericolosi per chi li subisce, ma anche nel caso lo siano “per chi li compie. Ecco perché uno scontro piede-testa non è per forza colpa di chi ci ha messo la testa (rimandiamo al video sottostante).

Il portiere differisce dal giocatore di movimento: in area ha mani e braccia a disposizione, il che cambia i criteri di giudizio.

Che un giocatore intervenente tocchi il pallone può essere ininfluente, nel caso l’intervento sia considerato comunque pericoloso.

Non c’è bisogno di volontarietà di fare male/fallo per essere protagonisti di un intervento pericoloso (“atti […] compiuti senza intenzionalità e con poca accortezza”).

La sanzione è un calcio di punizione indiretto, di norma. Casi particolarmente pericolosi possono portare a valutazioni più punitive.

 

PER IMMAGINI

La Cabezona di Franco Zuculini porta all’estremo il concetto. Tarjeta amarilla sacrosanta per l’ex Genoa, qui ad inizio carriera in maglia Racing Club, nonostante il colpo ricevuto alla testa: conta la dinamica, che in questo caso mette a repentaglio la salute di chi compie l’intervento, che si lancia sul pallone a rasoterra, incrociando le scarpe dell’avversario. Sacrosanto anche il commento dell’intervistatore: “Con todo el respecto: estàs loco!”.

 

Matteo Carone

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