Fenix Trophy - La prima finalista è lo United of Manchester! Lewes battuto 1-0

Un’atmosfera incredibile, la terra di Albione, ma con il Lago di Garda sullo sfondo. La final four del Fenix Trophy, ospitata in questa sua terza edizione dallo stadio “Tre Stelle-Francesco Ghizzi” di Desenzano, è iniziata con una scarica di adrenalina d’Oltremanica, con il derby inglese tra Lewes ed United of Manchester. 103 minuti di calcio inglese, fisico, intenso e senza risparmio d’energia. A spuntarla sono stati i Red Rebels, grazie alla rete messa a segno nella ripresa dall’esterno difensivo Ferguson. Ferguson e Manchester, connessione infinita.

Questa Champions dei dilettanti sceglie con cura le sue squadre. Non solo per il livello, ma anche per storia ed intenti. Entrambe le società semifinaliste sono di proprietà dei tifosi, letteralmente. Tifosi che sono arrivati a Brescia con un carico di entusiasmo stordente. Eccezionale il supporto sul lato United delle tribune: canti e cori dal primo al novantaseiesimo minuto, rigorosamente in piedi. E giocatori che, al termine della partita, partecipano alla festa, fronte al proprio tifo, per oltre 20 minuti. Il tutto dopo un match senza esclusione di colpi, ma estremamente corretto. Uno spettacolo ed un’etica di fruizione che sarebbe bello importare.

“Love United, Hate Glazer”, si legge su alcuni striscioni da una parte (l’FC United of Manchester è nato nel 2005 a Moston, sobborgo di Manchester, in risposta polemica con la cessione dei Red Devils all’acquirente americano: ecco perché Red Rebels), eppure non esce mai odio dalla voce dei supporter; dall’altra parte quasi tutti con maglietta rossonera e birra in mano: Lewes, cittadina dell’East Sussex, regione nel sud-est dell’Inghilterra a pochi chilometri da Brighton, è famosa per il birrificio Harvey’s. Ed il Lewes FC ha una storia di 139 anni, è stato fondato cioè nel 1885, 8 anni prima del Genoa, club più antico d’Italia.

 

 

Sul manto verde desenzanese c’è anche molto calcio. Il Lewes arriva alla final four dopo aver vinto il girone D, superando i norvegesi dell’FC Oslo e i belgi del KSK Beveren; lo United ha chiuso al primo posto il girone C, battendo i polacchi del Krakow Dragoons e i francesi del Vinsky FC. Alle 18.30 in punto scendono sul terreno di gioco, in perfette condizioni. 4-3-3 di possesso e baricentro medio-alto sulla sponda Rooks, 4-2-3-1 compatto e coperto per i ribelli.

La prima frazione si apre con una fase di studio. Stupisce immediatamente la fisicità di gran parte dei protagonisti in campo. Buona tecnica, poca tattica e pochissimi fronzoli, ma anche grande volontà di spremere sul terreno di gioco ogni joule di energia. Il Lewes arriva bene ai 30 metri, poi iniziano i problemi, perché lo United si chiude a riccio. Sablier e Lumbombo-Kalala ci provano da fuori nel primo quarto d’ora, mentre la risposta dei Reds, in maglia bianca per l’occasione, arriva attraverso la velocità del giocatore di maggior qualità, Gabidon, che attacca in ripartenza alle spalle del terzino sinistro Oguntayo, entra in area, ma calcia sul petto di un attento Harvey (chissà se sia uno dei proprietari del birrificio cittadino…).

L’evento più rilevante della prima frazione è purtroppo il serio infortunio al ginocchio destro sofferto da Rooney, centrale difensivo del Lewes: gioco fermo per circa 10 minuti, per assicurargli le prime cure e accompagnarlo sull’ambulanza. Coach Russell inserisce il centrocampista Olukoga e scala dietro Penney, talentuoso ventunenne cresciuto nelle giovanili del Millwall, già capitano della squadra. Al 40′ l’occasione più importante di marca Lewes: Pritchard, esperta mezzala dello Zimbawe, batte ancora da fuori, la palla trova i guanti di Murray-Jones, che la alza sulla traversa. Brivido.

All’intervallo torna lo spettacolo, dialogo tra il dj a bordocampo e la tribuna gremita, mentre i bambini invadono il campo.

La ripresa si apre senza cambi e seguendo lo stesso canovaccio: Lewes stabilmente nella metà campo avversaria, lo United fa muro e prova a ripartire. Pritchard ci riprova da lontano, poi trova un’imbucata illuminante per Whelpdale, che entra in area, finalmente solo, ma calcia alto di sinistro il pallone che gli rimbalzava a fianco. Seconda grandissima chance non sfruttata. Solitamente gli sprechi si pagano, e infatti al 9′ arriva la tassa, salatissima. Ennis recupera palla in pressione alta, la sfera arriva sulla destra verso l’accorrente Ferguson, che vede aprirsi un varco dopo uno scivolone del suo marcatore; il numero 2 ne approfitta per conquistare campo, se la sposta sul piede debole e trova un collo sinistro che si insacca nell’angolino. Mezza tribuna sembra saltare in aria dalla gioia.

Se prima rischiava poco, ora lo United decide di non rischia più assolutamente nulla. Il Lewes invece prova sempre a giocare, accettando i rischi dei contropiede delle frecce bianche, che corrono tanto e si aprono spazi, ma sbagliano sempre scelta. Si rimane sullo 0-1 senza assistere ad altri tiri in porta. Solo nel finale si accendono un paio di mischie nell’area del Manchester, con il neoentrato Figueira che ci prova, ma sbatte nuovamente sul muro di gomma avversario.

Dopo 6′ di recupero (nel primo tempo erano stati 7′), l’arbitro Pezzotta di Bergamo dice che può bastare così. L’FC United of Manchester è la prima finalista del Fenix Trophy. Domenica potrà dunque tentare di alzare la coppa, a due anni di distanza dalla prima volta.

 

LEWES – UNITED OF MANCHESTER 0-1
9′ Ferguson

Lewes (4-3-3): Harvey; Ming, Elliott, Rooney (38′ st Olukoga), Oguntayo; Sablier (24′ st Tamplin), Penney, Pritchard (16′ st Klass); Gondoh, Whelpdale (26′ st Figueira), Lumbombo-Kalala (11′ st De-Graft). A disposizione: Bull, Salmon. Allenatore: Russell.

United of Manchester (4-2-3-1): Murray-Jones; Ferguson (mvp), Oliver, Jones, Hall; Mcloughlin, Munro; Gabidon (37′ st Swales), Ennis (24′ st Askew), Bennett (42′ st Palinkas); Buckley (16′ st Gilboy). A disposizione: Willan, Wilkinson. Allenatore: Reynolds.

Arbitro: Pezzotta di Bergamo.

Assistenti: Mendeni di Lovere e Suadi di Chiari.

Note: campo in erba naturale, stadio “Tre Stelle-Francesco Ghizzi” di Desenzano. Spettatori: 500 circa. Ammoniti: Sablier (L), Gilboy (U). Recupero: 7′ e 6′.

 

Matteo Carone

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