San Carlo Rezzato, l'alba di un nuovo progetto con una vocazione giovanile che viene dal cielo

Entusiasmo, passione, esperienza professionale da mettere al servizio del calcio. In Francesco Zappia, nuovo e giovane presidente del San Carlo Rezzato c’è un mix di tutto questo. Il legame con il pallone è qualcosa di viscerale, impreziosito da doti umane e manageriali fondamentali per guidare un club dilettantistico. Ma c’è molto di più.

“Sei anni fa ho perso Lorenzo, il mio primogenito. Aveva solo due mesi. Un’esperienza così non si supera mai. A salvarmi è stato l’arrivo di Filippo, che è a tutti gli effetti il mio ossigeno, la chiave della mia rinascita. Grazie a lui e per lui mi sono rialzato sia nel lavoro sia nello sport, riprendendomi la mia vita. Per me coltivare il settore giovanile è un dovere. Mi sento come se avessi un debito da saldare, una colpa da espiare. Facendo del bene per bambini e ragazzi sento più vicino Lorenzo. Il fatto che Filippo abbia iniziato a giocare al San Carlo aggiunge ulteriore significato a tutto questo. Ho passato momenti durissimi, oggi mi sento forte e non mi spaventa nulla, ma voglio che attraverso il mio impegno nel calcio si diffonda un messaggio positivo di amore e attenzione verso i più piccoli”.

Zappia sa quanto sia importante compiere un percorso giovanile in un contesto organizzato e arricchente. “L’ho provato sulla mia pelle. Sono cresciuto nel settore giovanile del Ciliverghe, dove ho fatto tutta la trafila fino all’esordio in prima squadra, in Eccellenza, a 17 anni. Un paio di stagioni tra i grandi, poi sono passato proprio al San Carlo Rezzato, dove sono rimasto per dieci anni finché ho cercato nuovi stimoli trovandoli al Real Borgosatollo con il bravissimo mister Nicola Serena, infine al Real Dor Sant’Eufemia”.

Una parentesi da allenatore degli esordienti alla Saretina e poi nuovi progetti. “Sono diventato papà, quindi ho deciso di lasciare il calcio giocato. Dopo la tragedia che mi ha colpito ho fondato con il mio amico Alessandro Terracciano la FL Sport Club (le iniziali dei figli ndr). Una bella realtà, che vanta una squadra a 11 Uisp Over 35 e il Molinetto, che milita nel calcio a 7 Csi. Puntano entrambe ai primissimi posti. Ho provato a rimettere gli scarpini a 7, ma vanno a duecento all’ora, è stata l’ennesima conferma che quel capitolo per me è finito”.

In compenso ne è iniziato uno nuovo. “Ogni estate organizzo il Memorial dedicato a Lorenzo. In occasione dell’ultima edizione incontrai Mazzoldi, amico e direttore sportivo del San Carlo Rezzato. C’era anche Mario Gallina, dirigente storico che ho sempre stimato tantissimo, così come Giorgio Arici, altra figura a me cara. Mi chiesero di dare una mano. Inizialmente si pensava solamente in ottica prima squadra, ma quando è stato necessario designare il successore del presidente Cocchetti sono stato eletto. Era inevitabile: sono una persona che ama dare il massimo in tutto ciò che fa e occuparsi delle cose a 360 gradi”.

È stato l’inizio di un nuovo corso. “Al San Carlo Rezzato occorrevano regole e situazioni utili a fare gruppo. Io credo molto nel team building, anche nella mia azienda (Solo Affitti ndr) ho questo approccio. L’ufficio per certi versi ha dinamiche simili a quelle dello spogliatoio. Abbiamo inserito la pizzata di squadra obbligatoria, le multe, il torneo tra dirigenti, allenatori e giocatori. Il clima è cambiato. C’erano scarsa organizzazione e un clima appesantito dalla retrocessione. Abbiamo inserito nello staff e in dirigenza figure identitarie come Arici, Borghetti e Fantoni, tutti ex giocatori. Sono tornati a casa anche calciatori che sono autentiche bandiere come Carone e Rinaldi. Profili fondamentali per lasciare segno, per aiutarci a creare l’atmosfera giusta”.

Un contesto impreziosito da rinnovate ambizioni: “Puntiamo al salto di categoria. Vogliamo tornare in Seconda. Se non ci riusciremo non sarà un fallimento, ma abbiamo tutte le carte in regola per farcela. Siamo intervenuti sul mercato nella finestra invernale, abbiamo lasciato andare chi aveva poco spazio e inserito pedine funzionali per potenziare la rosa. Dover rinunciare a qualcuno è sempre doloroso, ma è meglio essere onesti e consentire a chi non ha spazio di andare a giocare. È impossibile avere rose da 30 giocatori. Bisogna ascoltare le indicazioni del mister e agire di conseguenza, anche perché sugli aspetti tecnici non metto becco”.

A proposito di panchina recentemente c’è stato un avvicendamento, ma il rapporto con mister Bergamaschi è rimasto ottimo. “Una persona splendida. Ha capito che non aveva le caratteristiche idonee per aiutarci a centrare l’obiettivo. Abbiamo puntato su allenatore di maggiore esperienza come Cannolicchio. La classifica dice che tutto è possibile. Speriamo di dire la nostra fino alla fine. Tra i successi di questi mesi c’è anche il ritrovato collegamento tra prima squadra e juniores, che prima si allenavano separatamente. Occorrono un filo diretto e comunicazione continua tra i due allenatori. In futuro dovremo pescare nuovi innesti dalla juniores. Se dovessimo approdare in Seconda ci aspetterebbe un anno di consolidamento per poi provare ad alzare l’asticella nella stagione successiva. Gli innesti dalle giovanili saranno fondamentali”.

Capitolo a parte, ma cruciale, quello del vivaio. “Attualmente abbiamo pulcini e juniores. Dovremo seminare con pazienza, a cominciare dagli esordienti a 9 che saranno la novità del prossimo anno. Abbiamo già avviato dei percorsi interni per la formazione degli allenatori, affiancati da uno psicologo sportivo. Faremo piccoli passi per un progetto che si svilupperà nell’arco di 3-5 anni. Siamo reduci da un open day e dal Torneo di Natale, abbiamo sistemato la struttura con interventi decorativi e la manutenzione del campo, che hanno portato pulizia e ordine. Anche il tunnel di accesso al terreno di gioco ha cambiato faccia. Prima era un magazzino. Ci stiamo impegnando molto”.

Per il momento nessuna sinergia all’orizzonte. “Questo è il momento di lavorare con le nostre forze, puntando sempre più su figure preparate. Il nome di una società con la quale mi piacerebbe collaborare? Farei volentieri una chiacchierata con il Ciliverghe, perché ci sono cresciuto e ritengo che abbiano fatto un lavoro eccellente. Avverto sintonia morale nei loro confronti e ho grande rispetto per il presidente Nicola Bianchini, persona meravigliosa e dirigente di livello. Una stretta di mano con il Rezzato Calcio? Storicamente ci sono state vedute diverse. Capisco che l’assenza di una partnership, da fuori, sia vista come una follia, ma servirebbe un’unione di intenti che non penalizzi nessuno. O si collabora per la crescita di entrambe le realtà o è meglio lasciar perdere. Il San Carlo è un club storico, attivo dal 1984. Il Rezzato non può assorbirci. Noi saremmo ovviamente disponibili a sederci ad un tavolo per parlare di valorizzazione dei giovani del territorio ai quali offrire un ventaglio di opportunità. È un’altra cosa”.

Nei piani di Zappia c’è anche il coinvolgimento dei genitori: “Dovranno essere parte integrante del progetto e supporto costante. La prima cosa che ho fatto, da presidente, è stata organizzare una riunione per conoscerli e spiegare cosa intendiamo a fare. Ce ne saranno altre. Intendiamo garantire a bambini e ragazzi la possibilità di vivere esperienze significative e formative sia in ottica sportiva sia dal punto di vista relazionale. Il centro sportivo, poi, dovrà essere sempre più a misura di famiglia, con panchine e giochi. Una specie di parco. Vedere mamme e papà che seguono gli allenamenti e stanno accanto ai figli è bellissimo”.

Identità, sviluppo, famiglie e sponsor. “Avere aziende a sostegno del progetto sportivo è fondamentale. Fortunatamente ci sono parecchie realtà che credono in noi, prima fra tutte Omr di Marco Bonometti, che sposa il progetto da anni con amore e senso di appartenenza. Investiremo le risorse nel segno della qualità, per crescere e per fare del San Carlo Rezzato un ambiente sereno, dove si fanno le cose per bene. A misura d’uomo, ma soprattutto di bambino, nel segno del divertimento, dell’educazione e della gioia”.

Bruno Forza

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