Giovanni Sardi e la Bagnolese tatuata sulla pelle: "I 180 tesserati sono le nostre colonne"

Una stagione complicata, da neopromossa, chiusa amaramente con un beffardo spareggio playout (vittoria 3-0 all’andata col San Lazzaro, sconfitta 3-0 al ritorno e retrocessione per la peggior posizione in classifica). La Bagnolese non ha comunque intenzione di piangersi addosso, non l’ha mai fatto. Giovanni Sardi racconta la realtà che presiede da otto anni, tra soddisfazioni e fastidi. Una realtà che ha imparato col tempo a non insistere solamente sulla prima squadra.

“Eravamo partiti fiduciosi, anche per aver inserito un vivaio che non avevamo da anni. Abbiamo costituito tutta la filiera, dividendola tra Bagnolo Mella e San Zeno e creando la Bagnolese Sanzenese Academy. L’anno prossimo saremo tuttavia separati: la parte agonistica la terremo a Bagnolo, mentre l’attività di base fino ai Giovanissimi compresi sarà a San Zeno. Per quanto riguarda l’annata giovanile è stata buona. Gli Allievi si sono classificati terzi e sono stati protagonisti fino alla fine; gli Juniores hanno chiuso secondi a -2 dal Travagliato: avevamo girato a +5, ma nel ritorno abbiamo perso un paio di pedine fondamentali per motivi di lavoro e nel frattempo la prima squadra richiedeva rinforzi in continuazione per defezioni varie. Tutto ciò ci è costato il campionato. Ma questi problemi li hanno avuti in molti”.

A Bagnolo Mella i neroverdi sono il club più prestigioso. Ma non l’unico. Il paese vive anche di rivalità interne. “Ricordo l’anno in Seconda quando mandammo giù l’Atletiko nel derby: ci avevano chiesto di pareggiare per evitarli, risposi che preferivo vincere per farli retrocedere. Era una rivalità fortissima, poi sono spariti e non ne sentiamo la mancanza. Da allora abbiamo partecipato a quattro playout di fila in Prima Categoria. Purtroppo quest’anno in Promozione non è andata bene. Per noi è stato un anno disgraziato: abbiamo fatto l’andata senza attaccanti e il ritorno senza difensori. Ad un certo punto siamo stati costretti a chiedere al nostro capitano storico Zani, che aveva smesso, di rimettersi gli scarpini”.

Il passo indietro non scalfisce le volontà della società. “Fare bilanci della stagione è difficile, essendo una neopromossa dovevamo adattarci, tanti non facevano la Promozione da anni, altri erano alla prima esperienza. Poi qualche episodio arbitrale non ci ha certamente favorito e, strada facendo, abbiamo lasciato punti pesanti. In tutto il campionato abbiamo avuto solo un rigore a favore e l’abbiamo sbagliato. Eppure non abbiamo mai mollato, perché abbiamo recuperato 5-6 partite oltre il 90′, quindi la squadra ha dimostrato determinazione e senso di appartenenza. Per questo dico che la nostra dimensione credo sia la Promozione. Quest’anno sapevamo di dover salvare la categoria. Ora dovremo stabilizzare il settore giovanile e farlo crescere. I 180 tesserati sono le nostre colonne”.

Parlando di giovani e prime squadre, fa sempre molto discutere la regola sulle quote: “Devono salire ragazzi che non hanno mai fatto la Juniores, poi devi andare a prendere giocatori di categorie superiori e sprecare gli investimenti fatti sui 2002. Va tolta la regola, il ragazzo del vivaio lo fai giocare a prescindere se è bravo. Il 90% dei mister mettono le quote a fare i terzini, dura che i ragazzi mantengano la categoria e spesso si stufano perché hanno giocato fuori ruolo. Noi abbiamo un 2003 titolare che giocherebbe anche se non fosse quota, Annese. Portato dagli Allievi della Fionda alla prima squadra. Poi spesso gli allenatori guardano solo i curriculum, mentre talvolta chi viene dal basso è migliore. Abbiamo investito su gente proveniente da vivai più importanti che ha già mollato. I centrali non li vuole usare nessuno, le punte diventano attaccanti esterni. Una cosa che non capisco”.

Altro tema in voga, soprattutto in estate, quello relativo alle unioni. “Finchè sarò presidente dirò di no. Cinque anni fa avevamo un accordo con la Fionda Bagnolo: loro dovevano curare il vivaio, noi tenevamo Juniores e prima squadra. Un anno non hanno avuto i 2002 da darci, salvo scoprire che erano andati a Castenedolo, e non hanno chiesto premi di preparazione. I 2001 non erano all’altezza, mostravano poco impegno agli allenamenti. Loro seguivano la mentalità in cui devono giocare tutti, che non si sposava molto con il nostro progetto. Quando venivano chiamati a salire in prima squadra nessuno voleva”.

“Ci hanno dato qualche 2003 per fare la Juniores – rincara Sardi – ma dietro non sono riusciti a fare gli Allievi, in più hanno deciso di partire con la Terza Categoria, perché a loro dire sognavano di fare la trafila. Ma i patti erano altri. I più bravi ogni anno poi andavano a Ghedi e a Leno, per noi rimanevano solo le seconde scelte. Sono venuti meno gli accordi. Non è stata una bella esperienza”.

La partership con il San Zeno è evidentemente qualcosa di diverso: “Tutto è nato perchè, non avendo campi di allenamento, abbiamo partecipato al bando comunale in cui oltre a noi c’erano San Zeno ed Accademia Foggia, vincendolo. Abbiamo anche preso due pullmini per dare una mano alle famiglie nei trasferimenti. Ora ci sarà un altro bando a Bagnolo e non dovrebbe esserci storia. Alla Fionda non interessa; l’altra squadra, la Libertas, fa la Terza Categoria e ci sta pensando. Ma io di congiunto non faccio niente con nessuno. Col San Zeno i rapporti sono buoni (l’intervista è precedente alla notizia che circola in questi giorni, quella della cessazione dell’attività della società sanzenese, intesa come AC San Zeno, ndr), sono in affitto a buone condizioni, possono esporre i loro sponsor, hanno Juniores e Seconda Categoria. Gli è andata bene che il bando l’abbiamo vinto noi e non l’Accademia Foggia”.

Sardi tira dritto anche quando si parla di affiliazioni: “Non ce ne sono in essere e non ci attirano. Abbiamo buoni rapporti con tutti ma preferiamo che se emerge un talento sia la famiglia a scegliere dove andare. Ovviamente preferirei, da bresciano, mandare i nostri migliori prospetti al Brescia”.

A livello federale, invece, il dialogo esiste e funziona: “Con la Federazione c’è un bel rapporto, ospitiamo anche la sezione pratica dei loro corsi. Ero legatissimo al precedente presidente della delegazione bresciana, Pasquali, ex giocatore e allenatore bagnolese. Puntavamo su di lui nell’elezione regionale (vinta invece da Tavecchio, ndr). Con Facchi la relazione è comunque buona”.

Supportato dal direttore Stefano Orizio, il cammino di Sardi e della sua Bagnolese proseguirà anche nel nuovo anno. Presidente e società si sono integrati negli anni fino a fondersi e diventare quasi la stessa cosa. Qualcosa che rimane impresso sulla pelle. “Sono entrato dando una mano come sponsor ancora ai tempi di Bertini, avevo una ditta di autotrasporti. Nel 2014 sono diventato presidente e oggi la Bagnolese è una parte importante della mia vita. Due anni fa mi è venuta un’idea: pur non amando i tatuaggi, ho deciso di farne uno speciale sull’avambraccio. Da allora porto lo stemma del club sulla mia pelle”.

 

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