Rass.stampa - Bresciaoggi: "Quando Beckenbauer giocò al Rigamonti"

Da Bresciaoggi

“Ai tempi di Kaiser Franz i campioni di calcio, soprattutto stranieri ma non solo, si vedono molto di rado: o si ha la fortuna di ammirarli da vicino allo stadio o si aspettano le rare immagini televisive. Altrimenti ci si affida ai racconti di chi li ha visti, agli articoli dei giornali specializzati (i 4 quotidiani sportivi o il Guerin Sportivo, allora settimanale), alle firme come Brera, De Felice, Maradei, Caminiti, Bortolotti, Panza o il «nostro» Giorgio Sbaraini; ai servizi televisivi sulla Rai dell’impareggiabile Beppe Viola, maestro di giornalismo e di ironia, quello del «Sono Evaristo, scusa se insisto», riferito a Beccalossi, re bresciano di un derby milanese; alle radiocronache di Ameri e Ciotti.

Brescia e i bresciani, giovedì 14 settembre 1978, hanno la possibilità e la fortuna di ammirare da vicino Franz Beckenbauer, morto domenica a 78 anni, che solo 4 anni prima alzava al cielo di Monaco di Baviera la Coppa del Mondo con la maglia della Germania Ovest. Il 1978 non è solo l’anno dei Mondiali in Argentina, con l’Italia di Bearzot quarta e che getta le basi per il trionfo dell’82 in Spagna. Il rapimento e l’uccisione da parte delle Brigate Rosse di Aldo
Moro, il leader della Democrazia Cristiana, il partito italiano di maggioranza relativa, segna l’apice della stagione del terrorismo, l’attacco al cuore dello Stato.
Il calcio – allora come oggi – è un’arma di evasione di massa dai problemi (enormi) di tutti i giorni e il terrorismo non è il solo. Ma quella sera, al Rigamonti, nessuno vuole pensare ad altro. Come gli arabi oggi Dunque Brescia-Cosmos, amichevole precampionato. I Cosmos di New York sono il corrispettivo delle attuali squadre arabe: per lanciare il calcio negli Usa, le società ingaggiano stelle di prima grandezza ma a fine corsa. La prima è il grande Pelè, che nella
Grande Mela chiude la carriera da oltre 1000 gol nel biennio 1975-1977. Ma quella sera, nei Cosmos schierati a Mompiano, davanti a 15.700 spettatori
per un incasso di 49 milioni 618 mila lire (all’incirca 25mila euro), ci sono altre star riconosciute. Una è italiana, Giorgione Chinaglia (1947-2012), bomber della Lazio scudetto del ’74, fischiatissimo dal pubblico del Rigamonti a ogni palla toccata ma capace di segnare il gol della vittoria dei Cosmos,
che nella ripresa ribaltano il vantaggio del Brescia firmato dall’ala destra Mariani in scivolata.

In campo ci sono 2 campioni del mondo: Carlos Alberto (1944-2016), terzino destro del Brasile trionfatore a Messico 1970, autore del gol del definitivo 4-1 nella finale contro l’Italia della staffetta Mazzola-Rivera e di Gigi Riva. E poi c’è lui, il Kaiser, l’uomo che sempre nel ’70, nella mitica semifinale Italia-Germania 4-3, gioca gran parte dell’incontro con il braccio legato al petto per una frattura. L’allenatore dei Cosmos è Eddie Firmani, italo-sudafricano tuttora vivente (ha 90 anni), bomber di vaglia negli anni ’50 in Inghilterra (Charlotn e Southend United) e in Italia (Sampdoria, Inter, Genoa), 125 reti solo nella nostra Serie A. Il Brescia allenato da Gigi Simoni (1939-2020) schiera Malgioglio, Podavini, Cagni; Venturi, Matteoni, Biancardi; Mariani, De Biasi, Mutti, Iachini, Mendoza. Nella ripresa entrano il portiere di riserva Bertoni, Cozzi, Salvi, Romanzini e Rondon. Il presidente del Brescia è Sergio Saleri (1929-2019), che da imprenditore avveduto anticipa tutti e ingaggia i Cosmos con mesi d’anticipo.

Tutti gli occhi sono per il mitico Beckenbauer: «Kaiser Franz, elegante ed efficace pur senza affannarsi, assicura coordinamento e profondità agli schemi del Cosmos», si legge su Bresciaoggi a firma dell’indimenticabile Alfredo Laffranchi, papà del nostro Gian Paolo. «Beckenbauer era il mio idolo – ricorda Gigi Cagni -, il mio modello quando da terzino passai a fare il centrale. Lo avvicinai per salutarlo prima della partita, era imponente e non pareva vero. In
partita lo incrociai poche volte, io marcavo Chinaglia». Quando Long John segna il gol che condanna il Brescia alla sconfitta, Cagni è già stato sostituito: «Ah, meno male…», dice ridendo. Anche Gianni De Biasi, come il Gigi, gioca solo il 1° tempo: «Per noi fu una serata memorabile – dice l’ex centrocampista biancazzurro, che il 22 novembre ha lasciato l’incarico di commissario tecnico dell’Azerbaigian -. Non capitava tutti i giorni che una squadra di B giocasse un’amichevole con campioni di quel calibro. Saranno stati anche al tramonto della carriera ma, ragazzi, che emozione! Beckenbauer mi colpì per l’eleganza nelle giocate: era tutto vero quel che avevo sentito di lui. Ma io avevo occhi soprattutto per Carlos Alberto, che gravitava nella mia zona».
Il campione brasiliano allora ha 34 anni: «Ma giocava ancora in modo incredibile – rammenta De Biasi -. E il pubblico di quella sera? C’era un sacco di gente, in campionato a quei tempi viaggiavamo spesso intorno alle 10 mila presenze». Altri tempi. I tempi di Kaiser Franz.

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