Dall'autunno perenne alla glaciazione. Il vivaio del Brescia continua a soffrire e aspetta un futuro migliore

“Brescia, nel vivaio un autunno perenne. Settore giovanile dimenticato, è allarme rosso”. Nel gennaio del 2024 la nostra testata titolò così un’inchiesta che fece rumore e infastidì non poco i vertici societari del Brescia Calcio. Scrivemmo di organigrammi scarni, continui avvicendamenti tra le figure di comando, assenza di progettualità, investimenti non all’altezza. E poi disorganizzazione, allenatori con compensi in arretrato, quote dei trasporti schizzate alle stelle e malcontento delle famiglie, fughe di talenti. Tutto questo mentre implodeva la rete delle affiliazioni e il club rinunciava agli osservatori, spalancando le porte del territorio agli scout delle società rivali. Era semplicemente la realtà dei fatti.

Sette mesi dopo ci fu una conferenza stampa dedicata al settore giovanile, la prima dopo due anni e mezzo di silenzio. “Il Brescia Calcio – disse Castagnini – è attento e scrupoloso su tutto ciò che riguarda lo sviluppo del settore giovanile, anche se spesso sento dire e leggo il contrario. Sono tesi lontane dalla verità”.

Eppure lo scorrere del tempo ha trasformato quell’autunno perenne in un inverno che sa di glaciazione. La storia ha dimostrato che la cantera bresciana non era una priorità per Massimo Cellino, e dopo il naufragio del 6 giugno anche la prima squadra ha fatto la stessa fine, scatenando l’implosione dell’intera società.

Lo scenario di un Brescia nei dilettanti ha terrorizzato i tifosi e fatto strabuzzare gli occhi a tutta Italia. Nei 114 anni di storia messa a rischio, tuttavia, non c’è solo la prima squadra. C’è un film straordinario di successi e sconfitte, talenti sbocciati e calciatori rimasti anonimi, ma che hanno comunque coltivato un sogno indimenticabile. C’è tanto, tantissimo, perché un vivaio rappresenta il presente e il futuro di una città, non solo di una squadra.

Quest’anno oltre a Bisoli e compagni hanno indossato la V sul petto 200 ragazzi lasciati da settimane nell’incertezza più totale. I migliori talenti, affiancati da agenzie e procuratori, stanno valutando nuove destinazioni da tempo, con club di Serie A e B che li corteggiano. Moltissimi genitori cercano sistemazioni alternative per il futuro sportivo dei figli, ritenendo valide anche opzioni bresciane di C e D. Qualcuno, invece, attende, disponibile a restare a patto che prenda forma un progetto serio.

Mentre Giuseppe Pasini è al lavoro per garantire un futuro professionistico al Brescia, tessendo un nuovo abito per la sua società in tempi da record, non sarà semplice riuscire a proteggere il capitale umano di una cantera dove è in corso un vero e proprio fuggi fuggi generale. Occorre capire anche cosa sarà dell’accordo con la Voluntas, che nell’ultimo anno ha gestito le prime fasce dell’attività di base e che in questo momento si trova orfana della casa madre.

Nonostante la glaciazione della Leonessa e la disperazione che aleggia intorno alla prima squadra, sono stati proprio i ragazzi del vivaio a regalare gli ultimi sprazzi di passione intorno allo stemma biancoblù, indossando quella maglia nei tornei estivi sparsi in provincia e non solo. Sono loro, ironia della sorte, i protagonisti del canto del cigno del club.

Una settimana fa gli Under 14 hanno combattuto e sudato a Bedizzole. La Primavera ha fatto altrettanto a Crema, al Dossena, mentre gli Under 15 hanno disputato un quadrangolare in Valtrompia lo scorso weekend. Gli ultimi ad abbassare il sipario sulla storia del Brescia che conosciamo potrebbero essere i bambini dell’attività di base, con i 2014 invitati ad esibirsi al Gran Notturno di Maclodio. Il condizionale, tuttavia, è d’obbligo vista l’aria di smobilitazione che regna in ogni settore del club.

Il clima che si respira è di grande tristezza. Per bambini e ragazzi, il cui percorso trova inevitabilmente grandi ostacoli, ma anche per gli allenatori. Per loro questa maglia ha un valore straordinario, capace di far tollerare anche ritardi clamorosi nei pagamenti. C’è chi non vede un euro da marzo e perfino chi ha intascato l’ultimo rimborso ad ottobre. Passione, dedizione e senso di appartenenza hanno colmato questo vuoto.

Questo è il tempo dell’attesa e della speranza. Servirà un Brescia bresciano, in tutto e per tutto, che sappia brillare al Rigamonti con la prima squadra e ritrovare armonia con la piazza. Non solo: un Brescia capace di abbracciare il territorio valorizzando un vivaio che deve rifiorire. Si tratta di una priorità assoluta.

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