Presentazione Union Brescia - Pasini: "Non è il mio Brescia, è il Brescia dei bresciani"

Un Giuseppe Pasini così emozionato non lo vedevamo da un po’. Dalla promozione in Serie B della sua Feralpisalò. Da oggi la sua Feralpisalò ha lasciato spazio all’Union Brescia, un’inversione di marcia dovuta dal contesto. La sua scelta, dice lui, è quella della responsabilità. “Mi sono sentito in dovere di mettere a disposizione la mia esperienza”, afferma di fronte al salone Vanvitelliano di Palazzo Loggia colmo di giornalisti, sponsor, imprenditori e membri della neonata società. In un momento di ringraziamento ai suoi fedelissimi, il patron di Feralpi Group si lascia andare alla commozione. Per la storia del Brescia quello di oggi è stato un giorno importante.

Di seguito tutti i passaggi della presentazione. Dalle parole libere del presidente, alle risposte alle domande dei giornalisti.

 

 

“Scusate l’emozione, sono abituato a parlare davanti a tante persone, ma l’emozione stasera la provo di fronte a questo evento che è importante per Brescia – esordisce Pasini –. Le ultime settimane sono state una sofferenza per Brescia, ma quando si chiude una porta si può aprire un portone. Grazie alla sindaca Castelletti, da quel caffè che mi offrì a casa sua è partito qualcosa che oggi siamo qui a presentare”.

“Il nome Union Brescia? C’entrano motivi legali, per non incespicare in questioni con vecchi marchi. Union perché non è il Brescia di Pasini, è il Brescia dei bresciani, unione di tante persone, imprenditori, professionisti, cittadini, tifosi, che devono trovare senso di appartenenza nei confronti del Brescia Calcio. Far ritornare le famiglie negli stadi, costruire un settore giovanile che non deve sperperare talento, ma deve nascere ed essere coltivato a Brescia. Noi come ex Feralpisalò coi giovani siamo riusciti a fare un ottimo lavoro, ma anche perché c’era stato un buco del Brescia Calcio. Al di là della partita che dura 90 minuti il calcio è di più, è sociale, è aiuto ai più fragili. Noi avevamo il ‘Senza di me che gioco è’, nel calcio i ragazzi hanno ritrovato la voglia di vivere. Il calcio trascina tutti a fare qualcosa di più”.

Grazie ai tifosi della Feralpisalò, che per 15 anni ci hanno seguito, tifato, hanno sofferto e gioito con noi. Spero che quei 100-120 fedelissimi tifosi possano trovare piacere a fare lo stesso nella nuova realtà. Giusto riconoscere meriti anche al sindaco di Salò Francesco Cagnini; siamo stati da lui, ha chiesto di dare la possibilità di aprire la struttura ad altre squadre di Salò, gli ho dato ampia possibilità”.

“Coi tifosi non c’è spaccatura, semplicemente c’è chi ha un pensiero diverso. Il programma non è fatto da persone che vogliono speculare, ma da imprenditori che si stanno giocando la loro faccia per riportare il Brescia dove merita, cioè in Serie B. Il programma è molto semplice: nei prossimi 3 anni vogliamo riportare il Brescia in B, se ci arriviamo prima tanto meglio. Poi da lì se vogliamo ripartire per nuove sfide ci incontreremo e ripartiremo. Nel calcio non vince chi mette più soldi, ma chi riesce a consolidare le proprie posizioni, l’ho imparato in 15 anni”.

“Grazie anche ai miei uomini (ecco il momento della commozione, ndr). Come io non ho dormito molto in queste settimane – ma l’imprenditore non è abituato a dormire tanto -, nemmeno loro. Grazie ai professionisti che hanno seguito e consigliato. Ringrazio in particolare tutti gli imprenditori che credono in questo progetto e stanno aderendo. E poi gli sponsor, a partire da A2A. E alle autorità, dal Questore al Prefetto”.

“Questione stemma. In queste tre settimane ci siamo mossi in un campo minato, dalla questione ‘V’ sul petto a tutto il resto. Oggi i marchi sono due: uno del fallimento Corioni, uno di quello di Cellino. Vedrete un marchio che si distingue completamente da quei due, perché non volevamo creare controversie legali che si tradurrebbero in costi per la società, abbiamo dovuto discostarci completamente. Vale anche per la maglia, per la quale abbiamo scelto un compromesso che non fosse attaccabile. Tutto è in transizione verso il marchio di Corioni per cui già oggi abbiamo intrapreso rapporti per cercare di riappropriarcene”.

 

DOMANDE DEI GIORNALISTI

Presidente, aveva sognato di diventare presidente del Brescia?

“Mi ci avete avvicinato voi a questa possibilità. Quello che è successo il 6 giugno è molto particolare, dal 9 (incontro in Loggia con la sindaca, ndr) sono stato investito di responsabilità, mi sono sentito in dovere di mettere a disposizione la mia esperienza e la mia organizzazione. Non avrei mai e mai pensato, non c’erano le condizioni. Ma di fronte alle delusioni e direi allo sfregio che ha subìto questa città mi sono messo a disposizione. L’ho detto anche ai miei uomini: anche l’anno fatto in D dopo la retrocessione con la Feralpisalò era stato deludente, ma di grande esperienza, ci ha insegnato molto, la base delle vittorie sono gli insuccessi”.

Si sarebbe aspettato una risposta così grande da parte di persone che non hanno a che fare col calcio?

“No. Il 10 giugno ho iniziato a contattare alcuni dei qui presenti imprenditori, c’è stata grande sensibilità in questo progetto. Io mi sento garante nei loro confronti, è una grande responsabilità, fino a ieri per il nome dell’azienda ho gestito una società sportiva con tratti famigliari, ora l’Union non è famigliare, ma me la sento ugualmente addosso.

Chi è socio e chi è sponsor? Come sarà composto il consiglio di amministrazione?

“Io ho citato A2A, Bonera, DAC, Vi.Bi., … I soci sono già usciti sui vostri giornali. In questo momento dovremo approvare l’aumento di capitale, in base a quello lanceremo la nuova governance“.

Spaventato da questa nuova avventura?

“Vedo tanti imprenditori in sala, l’imprenditore ha sempre un lato di pazzia, forse mi ha accompagnato parecchio anche quello”.

Come si vince un campionato di Serie C?

“L’anno che abbiamo vinto non siamo nemmeno partiti tra i favoriti, c’erano squadre più blasonate. Devono esserci tante componenti, a te deve andare tutto bene, agli altri non tutto. Quest’anno per come sta allestendo la squadra Ferretti con Diana sarà una buona squadra, basata sullo zoccolo duro di una squadra che la passata stagione ha fatto 72 punti, con l’esperienza di alcuni giocatori che han fatto la Serie B. Faremo bene, poi vincere è sempre difficile, perché tutti partono per vincere e ne vince solo uno. Grazie ai nostri tifosi noi avremo un dodicesimo uomo in campo, che soprattutto in C tante squadre non hanno”.

Quali progetti sul settore giovanile? Quali idee?

“Ci appoggeremo al centro sportivo ‘Rigamonti’ di Buffalora, dove si allenano i ragazzi; noi dovremo prendere la parte migliore del settore giovanile del Brescia e quella migliore del settore giovanile della Feralpisalò. Ad esempio delle due Primavere ne dovremo fare una. Stiamo valutando anche altri campi per dare la possibilità a tutte le squadre di potersi allenare. Il settore giovanile è molto importante, bisogna investirci fin dall’inizio, come hanno fatto altre società vicine a noi”.

Come intende recuperare il tifo di tutti?

“La gestione della tifoseria è simile alla gestione dei dipendenti di un’azienda: non bisogna mai dire cose non coerenti, mai fare promesse che non puoi mantenere, come purtroppo è stato fatto. Ho parlato coi tifosi del Brescia, ho parlato del programma triennale per la B. Non ho parlato con nessuno della stampa in queste settimane, mi spiace non aver risposto, ma ho detto al mio staff: prima facciamo le cose e poi ne parliamo. Abbiamo fatto le cose, ora siamo qua a parlarne. Questo è quello che Brescia insegna, prima delle parole vengono i fatti.

La prima squadra si allenerà a Salò?

“Sì, abbiamo ancora due anni di convenzione, fino al 2027. La situazione è ottimale, c’è uno stadio con palestra, poi non abbiamo alternative, perché la struttura di Torbole è di proprietà di Cellino e non penso sia questo un buon momento per intavolare una trattativa con lui. Di qui ai prossimi due anni dovremo trovare alternative”.

C’è stato un momento in cui ha pensato di non farcela, un momento particolarmente difficile che l’ha fatta vacillare?

“Ci sono stati ma non mi hanno mai disarmato, devo ringraziare le persone che mi hanno affiancato. Anche Feralpi parteciperà, la loro fiducia mi ha sostenuto”.

Cosa ha detto per convincere gli imprenditori bresciani, di cui si dice che il Brescia non interessi?

“Non è vero che non interessa, probabilmente non si avvicinavano perché non c’erano relazioni. Ho trovato tanti imprenditori che avevano zii e genitori che giocavano nel Brescia. Uno di loro si è messo a piangere davanti a me parlando del Brescia. Dimostrazione che c’è attaccamento”.

Della rosa dell’anno scorso del Brescia avete chiesto solo a Bisoli di rimanere?

“Abbiamo chiuso con Fogliata, un ragazzo promettente. Bisoli ha davanti a sé 3-4 anni di carriera, per me ha fatto la scelta giusta a restare in categoria, a Cesena oltretutto percepirà uno stipendio migliore del precedente. Per un giocatore continuare in B e non scendere in C è importante, ripeto, per me è stata una scelta coerente. Era molto legato ai tifosi e alla città, ma lo vedo anche come un gesto di generosità da parte sua”.

Questione stadio: nel piano triennale c’è la sistemazione del “Rigamonti”?

“Sullo stadio non mi pronuncio per via del ricorso, diciamo che lo stadio è un elemento importante per una società calcistica”.

Tra gli sponsor, quale sarà il main, quale andrà sulla maglia?

A2A e DAC sicuramente”.

Salò non è Brescia, cambiano le pressioni.

“Ed è anche il bello di questa nuova sfida.

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