dal Giornale di Brescia
Non è un mistero che l’Union Brescia fin dal giorno uno si fosse messa alla ricerca una nuova casa perla sua quotidianità e per la sua dimensione di squadra della città che dunque richiede anche una logistica adeguata. Tale ricerca si è conclusa e ha portato esattamente là dove il buon senso suggeriva: cioè a Torbole Casaglia. Attenzione: si tratta di una direzione chiara e precisa presa, ma anche se c’è il pieno interesse di tutte le parti coinvolte, è troppo presto per fornire certezze circa il buon esito di un’operazione che rappresenterebbe una svolta ulteriore. Ma non mancano le incognite, anche solo in relazione alla figura di Massimo Cellino oltre che ai tantissimi aspetti da considerare.
Lo stato dell’arte ci racconta però che Giuseppe Pasini e la sua società hanno definitivamente rotto gli indugi e che con i professionisti incaricati da Massimo Cellino sono in corso grandi manovre, alla ricerca di una sintesi, per l’acquisizione del centro sportivo fatto costruire dall’imprenditore sardo e rimasto di sua proprietà attraverso l’Eleonora immobiliare alla quale il vecchio Brescia corrispondeva il canone d’affitto. Il primo segnale della rottura degli indugi è rappresentato dal fatto che più o meno una settimana fa Pasini ha personalmente visitato l’impianto alle porte della città. In ballo il centro sportivo, ma non solo: nel «pacchetto della trattativa che per ora corre ancora sottotraccia e su livelli informali, sarebbe incluso anche il discorso relativo all’utilizzo della tanto cara – e persino dirimente -«V» alla quale per ragioni di opportunità l’Union Brescia ha inizialmente scelto di rinunciare.
Sullo sfondo del complicato quadro, come in un effetto domino, si aprirebbe anche uno spiraglio per una composizione bonaria della delicata vicenda giudiziaria con il Comune di Brescia attore, legata a quanto Massimo Cellino rivendica rispetto allo stadio «Rigamonti» il cui utilizzo in via esclusiva venne forzosamente revocato alla sua società: Cellino aveva chiesto al Tribunale di Brescia che venisse autorizzato il sequestro delle installazioni mobili (pitch box e quant’altro) presenti all’interno dell’impianto e pagate a suo tempo dall’imprenditore. Il reclamo venne rigettato per un difetto di giurisdizione con rinvio al Tar e udienza fissata per il prossimo 9 aprile. Questa sarebbe eventualmente una partita «satellite» rispetto alla vicenda centro sportivo (e comunque dovrebbe essere coinvolto anche il Comune), ma sta di fatto che quel rinvio ha fatto in modo che le acque nel limite del possibile si calmassero e che potessero maturare le condizioni per sguinzagliare mediatori sia su piani ufficiali che, soprattutto, in una prima fase ufficiosi. Sulla questione centro sportivo, Pasini aveva inizialmente diretto l’attenzione sul San Filippo. Ma la condizione pubblica dell’impianto e i criteri con cui è pensato non consentirebbero di immaginarlo, nemmeno mettendoci mano per una ristrutturazione importante, di pensarlo adeguato per le esigenze di una squadra professionistica del giorno oggi.
La via del centro cittadino non è ancora del tutto chiusa, ma è vero che dal Comune non hanno ricevuto sollecitazioni concrete per entrare nel merito. Man mano dunque il pensiero su Torbole, anche date tutte le altre partite aperte, si è fatto sempre più concreto e razionale. È chiaro che chi ha più fretta di cercare l’accelerata decisiva, magari in tempi strettissimi, possibilmente addirittura entro gennaio, è Cellino che per il Brescia calcio ha a suo tempo avviato la procedura di composizione negoziata della crisi. Ovvero per ottenere un concordato ed evitare il fallimento. Nel piano di ristrutturazione che a inizio 2026 dovrà essere sottoposto al Tribunale dovranno essere messi nero su bianco gli accordi con i creditori. Che sono ancora da trovare. Nel frattempo l’imprenditore sardo intende liberarsi degli asset personali che lo legano a Brescia. Venduta, a un imprenditore bresciano, la sua casa di Padenghe del Garda, in pancia all’Eleonora c’è anche l’immobile di via Porcellaga nel quale si sarebbe dovuta trasferire la sede della società. Ma il tema vero per Cellino è il centro di Torbole del quale ha tutto l’interesse di disfarsi anche perché altrimenti sarebbe destinato a «deperimento».
