Costruire una squadra non è tanto scegliere giocatori forti, ma trovare gli ingredienti giusti da poter mescolare. Di quelli che legano, che creano armonia di sapore. Quello del direttore sportivo è un ruolo delicato, perché si valuta sulle scelte a priori. Quando tutti finiscono la stagione, lui inizia a lavorare. Quando tutti si preparano ad iniziare, lui sta per consegnare il proprio lavoro. Ci vorrà parecchio tempo per definirlo, analizzarlo, giudicarlo.
Cominciamo oggi il riepilogo di tutti i podi che hanno coinvolto i migliori ds dilettanti agli Oscar del CalcioBresciano 2022. Partiamo dall’alto, dalle categorie unite di Serie D ed Eccellenza. A trionfare è Corrado Danieli, di nuovo, dopo la statuetta 2019, vinta con la Bedizzolese. Il dirigente del Prevalle si è trovato in buona compagnia.
A partire da quella di Andrea Foresta, direttore del Breno, realtà che negli ultimi anni, accanto ai risultati (le salvezze), ha espresso anche una delle migliori versioni di calcio di Serie D. Cosa possibile grazie ad una solida unione d’intenti e pensiero tra società, staff tecnico e giocatori: “La mia idea di società sportiva è questa: persone giuste al posto giusto. Poi bisogna farle lavorare, dare possibilità di esprimersi. Credo molto nel lavoro di squadra, tutti possono aggiungere qualcosa”.
Nelle stagioni il Breno ha rilanciato giocatori esperti e fatto esordire moltissimi prospetti in età da vivaio. Dando minuti e spazio, con coraggio: “Puntare sui giovani è una scelta societaria, il mio compito è quello di scegliere i migliori. In questi anni siamo stati bravi e fortunati”.
In estate sono arrivati alcuni cambiamenti di rilievo. Il più profondo è stato quello del tecnico, l’addio a Mario Tacchinardi, lanciato proprio da Foresta. Colui che più di ogni altro ha inciso su gioco, filosofia e risultati granata. Al suo posto, in uno scambio alla pari con il Desenzano, Cristian Soave: “L’anno è appena iniziato e i nostri progetti non cambiano. Questo sarà un campionato ancora più difficile, il livello si è alzato ulteriormente. Ogni volta si mette il Breno abbastanza indietro nella griglia di partenza, ma non è un problema per noi. Quando si guardano le rose è normale fare classifiche, a me non cambia il lavoro. Chi è a Breno sa benissimo quello che ci aspettiamo. Per quanto riguarda il mister, Soave lo avevo già incontrato 4 anni fa, al mio primo anno di gestione sportiva di Breno. La scelta aveva radici lontane”.
Il Breno di Eccellenza, in un certo senso, è stato il Carpenedolo di Alessandro Righetti. Partiti a fari spenti, senza clamore. Arrivati tra gli applausi di tutti, nonostante le fuoriserie ce le avessero altri. Una bella soddisfazione: “Quando mi hanno chiamato per comunicarmi che ero tra i candidati per l’Oscar del CalcioBresciano sono rimasto stupito. Sono molto felice perché i miei colleghi e gli addetti ai lavori hanno espresso stima verso di me. Sono anche contento perché posso rappresentare la società alla quale appartengo”.
I primi due mesi di campionato hanno portato Righetti ed il Carpenedolo a separarsi, pur rimanendo in buoni rapporti. Dinamiche che capitano e che in ogni caso non tolgono un grammo al lavoro prodotto in rossonero: “Segreti? Cerco di fare il meglio. Quello del direttore sportivo è un lavoro che ti fa raggiungere obiettivi anche al di sopra delle aspettative solo se c’è un grande staff alle tue spalle. A Carpenedolo c’è una società seria che mi accompagna e lo staff tecnico è con me da anni. La valorizzazione del lavoro è poi quella che arriva dal campo”.
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