Dalla Gazzetta dello Sport
In undici mesi il Brescia di Massimo Cellino è passato dalla C (ko ai playout contro il Cosenza) ai playoff per andare in A. Vita nuova, quasi in un respiro. «I playout sono da abolire, è una tortura infernale, se ci fosse ancora Dante creerebbe un girone chiamandolo “playout”».
Presidente, meno di un anno dopo è tutto un altro vivere?
«Devo innanzitutto ringraziare i bresciani, i tifosi, gli sponsor. E quindi Maran, i giocatori, tutti coloro che lavorano per il Brescia. Se ci penso mi sembra di non essere mai abbastanza all’altezza di queste persone. Dalla sera del ko al play out a oggi mi sento una persona provata».
Cos’ha imparato?
«A essere fiducioso quando si lavora in maniera seria».
Ha avuto paura?
«Impari a conviverci con la paura e a essere coraggioso».
Ha pensato di lasciare?
«Sì, ma ho sempre avuto un senso di responsabilità verso questa terra e non volevo vendere ad avventurieri. Si sono avvicinate persone straniere al club, europee ed extraeuropee».
Invece ora si gode salvezza e playoff…
«Mi piace guardare il Brescia di Maran, mi piace vedere i frutti della semina. Se giochiamo così bene il merito è dell’allenatore. Non è vero che sto vicino ai miei
tecnici per asfissiarli. Con Rolando ho trovato prima di tutto un uomo: quando non sono a Brescia, lui fa le mie veci».
Resta la prossima stagione?
«Certo, il contratto si è rinnovato in automatico per un’altra stagione con la salvezza. Vogliamo fare bene entrambi, andiamo oltre i contratti firmati».
Come li vivrà i playoff?
«Sono appagato, i giocatori han fatto già più del richiesto. Ora tutto quello che arriverà, sarà per la loro carriera».
Ma crede alla Serie A?
«Certo che ci credo! Brescia e il Brescia hanno potenzialità per stare lì, meritano la Serie A. Tutto l’ambiente deve crederci di più, non deve avere paura di puntare in alto».
Stupiscono un paio di cose: ha tenuto un allenatore da novembre a oggi e a gennaio non ha fatto mercato…
«A gennaio si vende, il mercato si fa in estate. E io non sono il presidente che compra per far vedere alla gente che si muove. Maran mi ha detto: “Se nessuno ci migliora, chi mi prende?”. Sono stato più pragmatico e responsabile rispetto al passato quando sprecavo e facevo confusione».
Maran è l’allenatore giusto al momento giusto quindi?
«L’ho sfiorato a Leeds e a Cagliari. Un amico comune mi ha dato l’idea di chiamarlo e incinque minuti ci siamo accordati. Ha valori umani profondi prima di quelli alcistici. Come il d.s. Castagnini. Non mi piacciono i maghi, ma le persone vere».
Da dove riparte per costruire il prossimo Brescia?
«Da quelli che sono già qui».
Anche in caso di A?
«Non ribalterei la squadra, c’è poco da cambiare. Qui lavoriamo su un progetto che inizia a dare i risultati: Besaggio, Papetti, Galazzi, Jallow, Fogliata, Muca, Olzer, Nuamah sono tutti giovani promettenti».
Se ripensa a Balotelli?
«Sono stato presuntuoso. Pensavo che da bresciano giocando nel Brescia potesse esplodere, potenzialmente un campione. Non ha funzionato».
Vende il club o lo tiene?
«Non ho un compratore adatto per Brescia sotto mano. E non sono focalizzato a venderlo. Poi se nel futuro prossimo dovesse comparire qualcuno intenzionato a fare del bene per questo club, ascolterò. Ma non vendo al primo che passa…».

