Dal Corriere della Sera-Brescia
“I numeri non possono essere il succo della spremuta Maran, quella che ha girato il Brescia ridandogli fiducia, imbattibilità e brillantezza. C’è anche un feeling incontestabile con la piazza, quello che serviva dopo una lunghissima scia di tensioni, finite in standby grazie al ritorno di un allenatore nel cuore di una città cui piacciono le persone serie. Lui lo è: dà sicurezza al pubblico e ai giocatori, ha già dimostrato in ogni incontro di saper fare la scelta giusta al momento giusto, dettaglio che fa la differenza specie da quando il calcio è passato ai cinque cambi. Le ricerche ci consentono di poter affermare che, con la vittoria ottenuta sabato contro il Como, Rolando Maran è diventato il primo allenatore nella storia delle rondinelle a conquistare otto vittorie consecutive al Rigamonti. Va specificato l’impianto perché, quando il Brescia giocava allo Stadium di Viale Piave (dal 1924 sino al 1959, prima dello spostamento), ci fu addirittura chi si spinse a quattordici: fu Osvaldo Fattori, a cavallo delle stagioni 1956-57 e 1957-58. Al «Riga», però, Maran è diventato il re incontrastato: la prima delle otto vittorie consecutive diverrà maggiorenne domani, dato che fu conquistata il 20 dicembre 2005 contro il Crotone (2-0 firmato Bruno e Mareco). Sino a quel momento era stato un Brescia compatto in casa, dove aveva perso solo con il Rimini. Da allora divenne spietato: arrivò il 2-0 con il Catania a inizio 2006, quindi il 4-0 all’Avellino e il 3-2 nel derby con il Verona, cui seguì il 3-0 all’Albinoleffe e quello al Pescara del 4 marzo 2006, quando Corioni a sorpresa decise di staccare la spina. L’elettricità tra l’allenatore e uno stadio per lui magico non si è però mai persa: il 3-1 alla Samp e il 2-0 al Como hanno fatto ripartire la serie, consentendogli di superare Eugenio Corini (25 settembre-26 dicembre 2018) e Toni Pasinato (11 novembre 1984-24 febbraio 1985). A sei si erano fermati Quario, Gei, Cosmi. Molti altri (Bassi, Simoni, Lucescu, Iachini, Boscaglia, Clotet) a cinque. E non finisce qui”.

