Rass.stampa - Maran alla Gazzetta: "Qui per un percorso. Mercato? Prima gli obiettivi"

Dalla Gazzetta dello Sport

Soddisfatto?
«Più che dei risultati, dalle prestazioni e dalla crescita della squadra.E da come sa reagire nei momenti difficili».
L’anno scorso a Pisa invece il suo ritorno in B dopo 10 anni di A era stato uno shock…
«Un dispiacere. Volevo tornare in campo dall’inizio, avrei dovuto aspettare. Ma riflettendo ho imparato tante cose».
E da quell’esonero del 2006 a Brescia cosa ha imparato?
«Era stato traumatico, ha lasciato un segno. Ma ho sempre sperato di poter riallacciare quel filo, sono sempre rimasto vicino a questo club e volevo fortemente tornare e chiudere il cerchio».
Sa che tra le ultime partite di quel 2005-06 e oggi con il Brescia ha una serie di 14 gare utili e di 8 vittorie in casa?
«Si è riannodato un filo, riprendiamo il cammino».
Da Corioni a Cellino: si può scrivere un libro?
«Due grandi presidenti, con caratteristiche diverse, ma presidenti veri, esperti e con grande conoscenza e passione».
Anche lei è cambiato…
«Eh ho qualche panchina in più sulle spalle… Ho maturato tante cose. L’esperienza ti modella».
A 60 anni guarda ancora avanti o soltanto indietro?
«Io sono riconoscente verso tutti quelli che mi hanno fatto lavorare. Poche le note stonate, tante le esperienze positive: sono fortunato, per questo il fuoco dell’entusiasmo è sempre acceso».
Da Trieste a Genova, da Varese a Cagliari, da Pisa a Catania, da Brescia a Bari: chi conosce l’Italia meglio di lei?
«Una fortuna, tante città mi sono rimaste nel cuore. Le ho sempre vissute per conoscere la loro quotidianità e ovunque, se devo tornare, è un piacere. A partire da Brescia,dove sono stato accolto con fiducia e affetto: bellissimo, qui mi sento a casa».
Cosa le manca?
«L’Europa. Un’esperienza all’estero la farei, anche per le coppe, per allargare le conoscenze. Qualche anno fa ho avuto la possibilità, di recente mi ha chiamato una nazionale. Ma ho preferito tornare a Brescia».
Come può questo club soddisfare questo vuoto?
«Ha soddisfatto tante cose che mi mancavano. Il fatto di tornare è stato un vuoto colmato».
Ha idee moderne, la squadra non si chiude in un modulo ma si trasforma nelle due fasi.
«Nei periodo in cui non ho allenato ho visto tante partite e fatto analisi. E’ stato uno stimolo. Ho cercato coperture del campo diverse e più soluzioni offensive, con maggior rigore tattico».
E i vostri giovani?
«Un grande stimolo, l’ho confessato a loro e mi hanno dimostrato il giusto atteggiamento. Mi sto divertendo. Non dico che ci sono i nuovi Pirlo e Tonali, ma occhio a Ferro e Fogliata».
Pensa che a gennaio saranno necessari ritocchi?
«Non mi sono posto il problema. Dobbiamo definire gli obiettivi, non è una priorità».
Se la sentirebbe di aprire un lungo ciclo a Brescia?
«Per quello che stiamo vivendo, non avrei dubbi. Sono tornato senza pensare al tempo, ma per fare un percorso. Con il d.s. Castagnini guardiamo lontano».
Le piace fare il pendolare?
«Quella mezzora di strada è l’ideale per le riflessioni e per quelle telefonate necessarie».
In frigo ha una bottiglia speciale: per cosa la stapperà?
«Per un risultato, non lo dico per scaramanzia. Ma è pronta».

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