Dopo aver analizzato le due rappresentanti in Serie B ed essere usciti dalla provincia visitando il Mantova di Possanzini, per la puntata settimanale (che ne ha richieste due di lavoro) siamo rimasti ad un grado di separazione da quanto fatto finora, pur oltrepassando i confini nazionali e dell’UE. C’è un allenatore cresciuto a Mompiano che sta stupendo tutti da anni. Maestro di Possa (e non solo), il suo calcio si sta dimostrando vincende anche nella miglior lega del mondo, quella inglese. Roberto De Zerbi e il suo Brighton meritavano un passaggio, uno studio e la solita puntuale relazione del nostro match analyst. Buona lettura.
[Relazioni precedenti: Feralpisalò-Catanzaro, Mantova-Giana Erminio, Brescia-Cittadella]
RELAZIONE BRIGHTON & HOVE ALBION FC 2023-2024
PARTITE VISIONATE
Olympique Marsiglia-Brighton, Brighton-Ajax, Brighton-Tottenham, Tottenham-Brighton.
SISTEMA
Sistema basico: 4-2-3-1.
Sistema offensivo: 1-2-4-3-1 (utilizzo portiere).
Sistema difensivo: 4-4-2.
PREMESSA
“Io non voglio il recinto dentro le mie squadre, non voglio soldatini, non voglio muovere i miei giocatori con il joystick. Il mio sogno è avere un giocatore che prima della partita mi abbracci e mi dica. ‘Mister, mi hai dato tutto quello di cui ho bisogno, adesso stai seduto che me la vedo io'”. Così tocca un punto cardine Roberto De Zerbi durante l’ultima intervista concessa a Cronache Di Spogliatoio, che suona quasi come manifesto di quella che è la sua visione di calcio.
Esprime senza mezzi termini quello che gli piacerebbe dare ai propri giocatori: gli strumenti migliori per far sì che all’interno dei 90′ siano loro, e solamente loro, gli attori protagonisti della scena, avendo il dominio della partita in mano, il controllo dei ritmi e la consapevolezza di come creare disagio alla squadra avversaria.
Ulteriore premessa è quella di riconoscere nell’idea di De Zerbi quello che viene definito semplificando “calcio di posizione” (vedi la sezione “Glossario”, in calce).
Questo calcio sembra opporsi a quello che è definitivo “calcio relazionale” (jogo funcional), presente sopratutto in Brasile e in Sud America, il cui principale esempio attuale è il Fluminense di Fernando Diniz, in cui la volontà è quella di ridurre il campo in porzioni più piccole dove si cerca di portare più uomini che, attraverso rotazioni e scambi veloci, cercano di trovare una superiorità numerica sulla linea successiva.
Finale del Mondiale per club, il gioco relazionale del Flu… proprio contro il Manchester City di Guardiola.
Ci sono in realtà tratti comuni frequenti e obbiettivi comuni, cambiano invece gli strumenti ed il percorso con cui creare disagio all’avversario: in un caso lo sfruttamento migliore dello spazio, nell’altro le trame rapide e i gesti tecnici.
FASE DI COSTRUZIONE E LATERALITÀ
Il portiere, vero e proprio giocatore di movimento quando il pressing avversario è particolarmente aggressivo, ed i difensori centrali coprono un ruolo cardine all’interno della fase di costruzione. L’estremo difensore diventa a tutti gli effetti un giocatore di movimento, e lo fa cercando di attirare il pressing obbligando quindi l’avversario a muoversi.
La scalata avversaria è l’input per la rotazione del Brighton alla ricerca dell’uomo libero nella superiorità numerica. Spesso e volentieri l’uomo cercato è colui dal quale si stacca il primo giocatore per muovere il pressing offensivo.
8v7 nella metà campo di costruzione: superiorià numerica.
Il portiere partecipa attivamente alla costruzione.
Come può il portiere “chiamare” il pressing? Tenendo la palla ferma, attendendo l’accenno avversario e con l’utilizzo della suola. È lo stesso De Zerbi a sottolineare l’importanza di questo gesto tecnico, affermando che la suola può dare il “comando totale” del pallone, senza estetica, e aggiunge che questo tipo di controllo della palla gli è stato suggerito a Foggia dall’utilizzo che ne faceva Antonio Vacca, che con questo atteggiamento cercava di tirar fuori più forte l’avversario.
Steele scopre palla ed invita indirettamente gli avversari ad aggredirlo; Aubameyang (Marsiglia) ci pensa su. Con la palla sotto di sé, il portiere del Brighton potrà muoverla indistintamente a destra o a sinistra.
La distanza indicativa tra Dunk e van Hecke, designati come costruttori chiave, deve essere all’incirca 10-12 metri, come sottolineato da De Zerbi stesso, in modo che si possa creare un quadrilatero (2+2), o la struttura preparata, con i centrocampisti centrali che giocano sezionando il campo in parità o in superiorità numerica e dialogare nello stretto, cercando quasi di attirare la pressione avversaria in zona palla, liberando spazi nella rifinitura, occupata da più uomini.
Qui sopra le heatmap di van Hecke (a sinistra) e Dunk nel match contro l’Ajax. I due difensori centrali…
Quadrilatero 2+2.
Non è l’unica tipologia di costruzione attuata dai Seagulls. Le alternative sono un 2+3 o un 2+1 in base a come vogliono attaccare, se centralmente o sull’ampiezza, e soprattutto in relazione a come l’avversario si contrappone.
Costruzione 2+3: accanto al play stringono i due terzini.
Con questa dinamica sono i terzini a stringere il campo e gli esterni a garantire l’ampiezza; quest’ultima copre una funzione fondamentale nel sistema del tecnico bresciano.
Giocata ricorrente è la ricerca del terzo uomo con l’obbiettivo di smarcare un “costruttore” che possa ricevere una palla aperta e poter così progredire creando una possibile superiorità numerica sulla linea successiva, con la logica di: palla interna al campo per smarcare un uomo sull’ampiezza per poi tornare dentro con una palla in rifinitura.
Esercitazione in allenamento sulle combinazioni a pescare il “terzo uomo”.
Eccolo riportato in campo: sotto il cono di luce il “terzo uomo”.
Questo è un principio che abbiamo già visto in Italia quando mister De Zerbi occupava la panchina del Sassuolo (qui una costruzione a quadrilatero in cui Traorè viene liberato con questo tipo di dinamica e può aprire su Duncan, giocata chiusa dal colpo di testa vincente di Berardi).
Con la struttura sottostante sono invece i terzini a garantire l’ampiezza e gli esterni accompagnati dalla punta stessa possono andare a scaglionarsi cercando gli half space, cioè gli spazi tra le linee, difficilmente marcabili e strategicamente fondamentali per De Zerbi.
Costruzione 2+1, terzini in ampiezza.
RIFINITURA E ATTACCO LINEA
La zona di rifinitura e appunto gli half space della squadra di De Zerbi sono la conseguenza del lavoro effettuato nelle linee precedenti in fase di costruzione. Anche in questo caso è una zona di fondamentale importanza in quanto vi si crea l’incipit per il gol.
In questo frame si nota come ci sia una linea di passaggio pulita tra Dunk (in possesso) e i tre compagni avanzati, che si mettono “in luce” in zona di rifinitura.
Come vediamo nella prossima immagine la situazione viene creata da due presupposti: la posizione appunto nei mezzi spazi di Mitoma e dal movimento effettuato da Joao Pedro, che svuota lo spazio occupato poi dal giocatore giapponese, che può progredire tirando in porta sulla cui ribattuta il Brighton passa in vantaggio.
Joao Pedro libera lo spazio, Mitoma vi ci si infila: filtrante chirurgico e azione che si concluderà con il gol.
Notare inoltre come viene riempita con tanti uomini questa zona, dando la possibilità al portatore di palla di avere più opzioni verticali. Il 9, indipendentemente dal fatto che sia Joao Pedro, Ferguson o Welbeck, è imprescindibile in questo sistema.
La caratteristica principale richiesta da mister De Zerbi è l’intelligenza, deve quindi essere in grado autonomamente di capire quando venire incontro al pallone, svuotando la profondità poi chiamata da un terzo giocatore, e quando allungare la squadra.
A suo favore ha gli scaglionamenti effettuati dal resto della squadra che gli danno la possibilità di poter scaricare palla, ma anche quella di chiamare un appoggio.
Welbeck viene incontro e crea al compagno uno spazio da attaccare.
PRIMA PRESSIONE
La prima pressione portata dal Brighton è un’aggressione effettuata con ferocia, ma organizzata e coordinata. È uomo su uomo con la volontà di voler guadagnare metri ogni qualvolta la palla in possesso avversario perda metri andando indietro.
Aggressione al portiere togliendogli la giocata sul difensore alla sua sinistra, poi si creano le coppie.
Nel momento invece in cui l’avversario riesce a consolidare il primo possesso, allora i Seagulls si ricompattano 4-4-2 sotto la linea del pallone e adottano un comportamento più conservativo, quasi attendista.
In questo caso il Brighton passa a zona, con linee strette e gli undici sotto palla.
LINEA DIFENSIVA
Il Brighton inizia la fase difensiva quando ancora è in possesso palla avanzato. In questa fase è di vitale importanza prevenire eventuali transizioni difensive effettuando marcature preventive e portando l’attenzione difensiva al massimo, anche accettando la parità numerica.
3v3, ma sul lancio il terzetto del Brighton era già pronto preventivamente, infatti ha vantaggio.
Contemporaneamente, i difensori hanno la possibilità di poter seguire tutto campo il loro diretto avversario in un 1v1 totale, spezzando la linea anche oltre il centrocampo, come nel caso di van Hecke su Maddison.
Van Hecke (n.29), difensore centrale di destra, sale a seguire Maddison fin quasi all’area avversaria.
CONCLUSIONI
Ogni analisi sullo stile di gioco di una squadra si dovrebbe concludere con il riconoscimento di vantaggi e svantaggi delle scelte tattiche, pregi e difetti dell’interpretazione. Eccoli.
Pregi:
- Fluidità nella varie fasi.
- Rotazioni costanti, dinamiche e imprevedibili.
- Utilizzo della giocata sul “terzo uomo”.
- Utilizzo pericoloso della zona di rifinitura.
- Molteplici tipologie di costruzione.
Difetti:
- Copertura non sempre attenta in caso il difensore centrale spezzi la linea.
- Possibile 1v1 difensivo.
- Poca copertura delle zone 7 e 9 (vedi immagine sottostante), presidiate dai terzini.
Ripartizione del campo in zone numerate, convenzione degli analisti.
GLOSSARIO: CALCIO POSIZIONALE
Il calcio definito come posizionale, o Juego de Posiciòn, è nato tra Olanda e Catalogna grazie all’interpretazione di Cruyff del calcio totale del suo mentore Michels; negli anni Novanta e Duemila è stato riproposto ad alto livello da van Gaal, per poi essere portato probabilmente al suo massimo livello dal punto di vista esecutivo da Guardiola. Si tratta di un gioco in cui le richieste al calciatore non sono ridotte a quelle del ruolo, ma quest’ultimo diventa il prodotto della relazione tra pallone, compagni, contrapposizioni prese dagli avversari e, di conseguenza, spazi liberi.
Quando si parla di centrocampista in chiave posizionale, ad esempio, non si intende per forza il calciatore che ricopre quel ruolo nello schieramento di partenza, bensì di compito; in realtà potrebbe semplicemente trattarsi di un terzino che entra in posizione più interna per svolgere temporaneamente le funzioni del centrocampista; oppure, parlando di centrocampista costruttore, questo potrebbe essere un esterno che ha stretto il campo (come nella situazione sopra menzionata di Traorè).
Il possesso palla è funzionale, ma non è un fine di per sé. Il gioco è di posizione, non di possesso. Fondamentale è invece il controllo del pallone. Il punto è l’occupazione delle posizioni corrette (e con le giuste posture, il giusto orientamento del corpo) all’interno di una struttura di gioco pre-organizzata, nella quale ogni passaggio è finalizzato a portare un vantaggio alla costruzione o allo sviluppo del gioco, che spesso si verifica nella ricerca e nell’ottenimento di una superiorità. Superiorità, uomo libero, controllo, codici, posizioni, tutte paroli importanti che un giocatore che voglia calarsi in questa strategia deve capire e possedere.
Per un approfondimento sul tema, rimandiamo all’esaustivo pezzo di Emiliano Battazzi scritto per L’Ultimo Uomo nel 2018.
Pietro Mendini