“Era l’ottobre del 2017. All’epoca ci occupavamo di industria 4.0, gestione dati e tecnologie web. Andammo a Trento per seguire un evento organizzato dalla Figc. Si parlava di match analysis e ritenevamo fosse un ambito interessante. Sapevamo che intorno al mondo del calcio ruotavano parecchie aziende che sviluppavano tecnologie utili alla raccolta di dati, ma avevamo la sensazione che non esistesse nulla per elaborarli. Occorreva un tool che svolgesse questa funzione azzerando il gap tra flusso di dati e possibilità di utilizzo da parte dell’utente finale, perché tutto quel ben di Dio era sfruttato solo parzialmente o perfino cestinato”.
Ecco la scintilla che diede origine a Kama, nome che custodisce un’identità eloquente: “Kama significa passione in sanscrito. È questa forza che ci ha spinti a mixare lavoro e calcio. L’altro riferimento è al camaleonte, creatura mutevole che simboleggia la possibilità di personalizzare il servizio, caratteristica che è peculiare nel nostro progetto. Cambiamo pelle a seconda dell’utente finale, che può essere un manager, un allenatore un osservatore o un club”.
Dall’idea all’evoluzione
Davide Ragazzi racconta così gli albori di Kama, azienda leader nel panorama sport-tech di integrazione dei dati nel calcio. Una realtà ormai affermata a livello internazionale, nata dall’unione di cervelli nostrani tra Sarnico e Paratico. “Io e gli altri due founder Nicola Bosio e Carlo Bertelli siamo di queste zone. Il progetto è nato qui, sul confine tra Brescia e Bergamo. Abbiamo tutte le intenzioni di restare dove ci sono le nostre radici, anche se non sono mancate le occasioni per spostarci. Riteniamo la territorialità un valore”.
Kama.Sport srl ha fatto passi da gigante, ma la sua nascita non è stata immediata. “Dall’idea primordiale alla nascita dell’azienda passò del tempo. Per un anno e mezzo testammo due prototipi per poi affidarli allo staff di Carlo Ancelotti e ad un preparatore atletico dell’Atalanta. Il primo era focalizzato sulla video-analisi, il secondo sugli allenamenti. I riscontri furono ottimi e il 13 giugno 2019 fondammo la start-up decidendo di dedicarci a questo progetto al 100%. Oggi abbiamo un team composto da 23 persone”.
Decisivo per il decollo dell’azienda anche il contributo di alcuni investitori locali. “Si sono subito interessati al nostro piano industriale e ci hanno supportato. Family&Friends acquisì l’11%. Fin dall’inizio l’obiettivo era posizionarsi top level, creare un brand di eccellenza per poi passare alle serie minori in una seconda fase. La pandemia non ci ha ostacolati più di tanto perché eravamo in fase di ricerca e sviluppo. Ci è andata bene. Ad agosto 2020, a seguito di due aumenti di capitale, avevamo ceduto circa il 20% della società ai finanziatori. A settembre eravamo sul mercato, in un settore che, in Italia, garantisce vantaggi enormi. Quello del pallone è un contesto conosciuto ed amato da tutti. Presentare un progetto, renderlo comprensibile e destare interesse è più semplice perché questo sport è seguito da molti e conosciuto da tutti”.
Calcio e dati
A fine 2023 Kama Sport ha siglato un prestigioso accordo con la Figc, ma è solamente l’ultimo tassello di una serie di collaborazioni di assoluto valore. “Molti dei clienti che abbiamo chiedono riservatezza, ma possiamo dire che in Italia la nostra piattaforma è utilizzata quasi da tutti i principali club. Il contratto con Lega Serie A ci consente di raggiungere tutte le 20 squadre del massimo campionato. Tra i principali casi di successo ci piace menzionare il Napoli, che ha iniziato ad utilizzare i nostri strumenti con l’arrivo di Luciano Spalletti. Un anno dopo ha vinto lo Scudetto. Dobbiamo ammettere di sentirci campioni d’Italia. Un discorso simile può essere fatto per il Bologna, che nel corso di questa stagione sta raccogliendo frutti evidenti. Ovviamente i meriti non sono di Kama, ma di chi sa utilizzare la tecnologia nella maniera ideale. Quelli di Kama sono strumenti che possono garantire un potenziale aggiuntivo e innovativo. Potremmo paragonarli all’avvento del pc, di internet o della telemetria in Formula 1. All’inizio chi dispone di queste tecnologie ha un vantaggio rispetto ai competitor. Poi quando tutti hanno le medesime potenzialità vince chi sa sfruttarle meglio”.
Oltre alla Figc tra gli utenti di maggior spicco ci sono Benitez, Pirlo, Pippo Inzaghi, perfino la Kings League, ma anche club delle serie minori, come la Pro Vercelli di C. “La nostra piattaforma garantisce una base comune per tutti sulla quale si possono costruire dei pacchetti personalizzabili con servizi differenti tra loro, modulari. Roberto De Zerbi fu il primo. Un tecnico, come nel suo caso, può scegliere i servizi di cui ha bisogno per poi passare gli accessi al suo staff. Alcuni puntano più sulla parte manager (allenamenti), altri sulla video-analisi. Gli accordi con le società sono differenti perché i club hanno altre tipologie di esigenze, che spesso riguardano anche il settore giovanile”.
I dibattiti sulla tecnologia nel calcio sono sempre aperti, basti pensare alle discussioni e all’ironia scatenate dall’algoritmo sul quale puntò il Milan degli americani nella scorsa campagna acquisti. “Sono tematiche che ci riguardano da vicino e interessano molto. Il film Moneyball, poi, ha lasciato il segno e nella cultura americana l’apporto dei dati è diffuso da decenni nel baseball, nel football e nel basket. Va detto che questi sono sport più schematici. Lì l’analisi dei dati è più semplice e immediata. Il calcio è uno sport situazionale, il gol accade poche volte rispetto a un canestro e le variabili sono di gran lunga maggiori. L’evoluzione tecnologica ha consentito questo salto nel futuro anche al calcio, che necessitava di milioni di dati. Noi crediamo nel valore dei dati, che sono oggettivi, ma è più importante la loro interpretazione. L’algoritmo perfetto non esiste. Interpretando i dati ed integrando tra loro più elementi, modellandoli sulle metodologie, si può crescere notevolmente, ma la formula della vittoria non esiste. È importante anche sottolineare che nessuna tecnologia sostituirà mai il valore umano. Anche quella più performante, da sola, non basta”.
Sguardo al futuro
Un’evoluzione che, nel prossimo futuro, penetrerà anche nel calcio dilettantistico. “È un mondo a corto di dati, quindi il primo servizio che offriamo riguarda proprio la loro acquisizione. Forniamo strumenti come le smart-cam, utili sia in allenamento sia in partita. Il sistema, inoltre, consente anche di produrre highlights delle partite con uno sforzo minimo per poi veicolarli sui social. L’altro capitolo riguarda il servizio di video-analisi, valido sia pre-match sia post-match. Le aree, in sostanza, sono due: performance e media. Ovviamente il nostro team è sempre a disposizione per fornire consulenze mirate alle esigenze più specifiche delle società sportive”.
L’evoluzione di Kama non finisce qui: “Siamo partiti da un prodotto B2B: un software legato alle performance nel calcio. Resteremo ancorati a questo sport, diffondendoci sempre più all’estero. Riteniamo sia opportuno e performante concentrare sul calcio le nostre energie, senza disperderle. Puntiamo piuttosto a diversificare i servizi rivolgendoci ai media e a tutti quei settori strettamente correlati al calcio, che ci consentiranno di chiudere il cerchio. A quel punto ci proietteremo verso una nuova sfida, quella del B2C in ottica tifosi. Lo riteniamo un settore scalabile velocemente in Italia, perché il 90% di chi segue il calcio tifa per 5 squadre. All’estero le tifoserie sono molto più frammentate”.
Il percorso ha presentato numerose salite da affrontare, prima fra tutte un sistema obsoleto e talvolta diffidente nei confronti dell’evoluzione tecnologica. “Per natura sono una persona positiva, ma da ingegnere tendo molto alla praticità. Quando partimmo mi aspettavo un mondo nel calcio molto più moderno, invece nonostante il grande business che gira intorno al pallone scoprimmo un dietro le quinte piuttosto impreparato ed arretrato, perfino nell’ambito della digitalizzazione. Serviva Kama. Nel 2019 non tutti avevano un video-analista mentre in Inghilterra c’erano già team di 4-5 persone dedicati solo a quello. Il segnale arrivò forte e chiaro quando contattammo le big italiane per presentare il nostro progetto. Non eravamo nessuno e bastò una semplice mail per ottenere un appuntamento. Nonostante questa necessità riuscire a far comprendere al ‘sistema Italia’ i benefici di questa evoluzione non è stato semplice e le porte chiuse in faccia non sono mancate, ma non abbiamo mollato e ci siamo armati di pazienza. Siamo felici di contribuire a questo sviluppo, che proseguirà sempre più anche attraverso intelligenza artificiale e metaverso”.
Perfino il mondo del Fantacalcio, in costante evoluzione, potrebbe rientrare in questo scenario immenso: “L’ambito del gaming ha grandi potenzialità. Mi intriga la prospettiva di rivisitare in chiave meno fantasy e più realistica il concetto di fantamilioni. Esempio: se compri Lautaro Martinez ne acquisti davvero un pezzetto, come in borsa con le azioni. Si potrebbe digitalizzare il suo cartellino garantendone una percentuale al pubblico. Bisognerebbe trovare accordi con Lega e club, ma potrebbe rappresentare un cambio di rotta anche in chiave economica. Sicuramente sarebbe molto più ingaggiante per i fantacalcisti”.
Da giovane imprenditore Davide Ragazzi condivide con piacere quelli che ritiene i segreti del successo appresi in questi anni grazie all’entusiasmante avventura di Kama: “Ai nuovi Davide e soci mi sento di dire non esiste una strada unica. Ogni azienda ha un itinerario diverso. Noi siamo partiti dal prodotto. Prima di dedicare soldi e tempo all’acquisizione di utenti e clienti ci siamo concentrati sul creare un prodotto che fosse utile, funzionale e utilizzabile con costanza e soddisfazione. La monetizzazione veniva dopo acquisizione e fidelizzazione. Siamo sempre stati molto verticali, focalizzandoci su un ambito specifico perché le idee sono spesso tante e buone, ma bisogna metterle in pratica e garantire loro un mercato perché abbiano successo. Per raggiungere traguardi importanti occorre circondarsi delle persone giuste, creare la squadra ideale, trovare i professionisti ma soprattutto le figure migliori. È importante anche prendere spunto e lasciarsi ispirare da casi di successo simili. Nel nostro caso Whyscout, pur nella grande diversità del prodotto, ci ha insegnato molto sui processi da mettere in atto. L’importante, in ogni caso, è tracciare la propria rotta”.
Bruno Forza