C’è un incredibile mix di emozioni contrastanti nel racconto da pelle d’oca di Claudio (nome di fantasia), cinquantenne che ha condiviso con noi la sua storia di vita, messa in ombra per lungo tempo dallo spettro della cocaina, ma tornata alla luce grazie all’aiuto del Serd di Brescia e alla sua forza di volontà, che gli ha consentito di vincere la partita più importante della sua esistenza.
“Avevo circa 21 anni e incappai in una cocente delusione d’amore. Reagii malamente, ed iniziai a fare uso di cocaina per dimenticare quella sofferenza, gettandomi a capofitto nelle dinamiche assurde di una compagnia di amici che mi ha rovinato. Fu l’inizio di un incubo lungo 26 anni, nel corso dei quali la cocaina era diventata il trucco per colmare le mie carenze affettive. Come? Parliamo di una sostanza che ti congela la vita, che ti anestetizza, mettendoti in stand-by. Passano i mesi e gli anni, ma i problemi ovviamente non si risolvono, restano latenti e riaffiorano quando cerchi di smettere, allora torni ad anestetizzare il cervello”.
I problemi, così facendo, si moltiplicano. “Dal punto di vista professionale ho sciupato tutte le opportunità di carriera. Ho perso molti treni perché non ero io. Ero inaffidabile: assenze, apatia, scarso rendimento. Perdere la patente, poi, è stato un danno enorme. Molti amici rubavano. Io non l’ho mai fatto. Fortunatamente avevo disponibilità economiche importanti, ma il rovescio della medaglia è stato un altro. Sono arrivato a dilapidare somme enormi: spendevo fino a 10mila euro al giorno per garantire a me stesso e agli amici quello stile di vita. Loro ne approfittavano ed io lo sapevo, si era creato un vortice dal quale sembrava impossibile uscire”.
Poi il conto da saldare è diventato ancora più pesante, andando ben oltre quello bancario. “Con la patente ritirata mi muovevo in bicicletta. Ho trascorso 12 anni in sella, a 40 gradi come a -5, con il caldo torrido o il gelo. Volevo smettere, ma il pensiero di slegarmi da persone che frequentavo da tanto tempo mi sembrava utopia. Il fatto è che anche il rapporto con la cocaina era cambiato. Quando la assumevo mi causava ansia e depressione. Ero nervosissimo, prendevo Tavor e Lexotan come se fossero caramelle per provare a calmarmi e a dormire. Non ce la facevo più. Una notte ho aspettato con tutto il cuore che arrivasse il mattino per recarmi al Serd e chiedere aiuto”.
Claudio descrive così l’inizio del percorso che ha portato alla sua rinascita. “È stato come uscire dall’inferno. Ero reduce da lotte quotidiane con me stesso, non ero del tutto pronto. La dottoressa Rosa dopo alcuni tentativi falliti mi disse chiaramente che avevo ancora una carta da giocarmi prima di andare in comunità. Il problema è che ci provavo per 7-8 mesi, poi sparivo. Bastava un salto al bar per ricominciare. Dalle 2 del pomeriggio alle 5 di mattina era un continuo andirivieni dal bagno. Mi resi conto della gravità della situazione. Ero arrivato perfino a pensare al peggio, al suicidio. La cocaina è un mostro in continua evoluzione. Ti può spingere verso gesti estremi. Il mio corpo mi dava segnali preoccupanti. Il Serd mi ha letteralmente salvato la vita”.
Oggi Claudio non fa più uso di cocaina da tre anni. “Ho capito quale strada percorrere. Non c’è nulla che possa portarmi indietro. Chiunque, se lo vuole davvero, può uscirne. Non do colpa a nessuno per ciò che ho fatto, solo a me stesso. La vita è la mia, sono stato io l’autore di scelte ed errori. Mi sono rovinato con le mie mani. Certo, sicuramente nel mio passato c’è stato qualcosa che non mi ha aiutato. Da piccolo ho sempre avuto tutto: regali, viaggi, soldi, ma negli anni Ottanta fui anche uno dei pochi bambini affidati al padre dopo il divorzio dei genitori. La mancanza affettiva di una madre l’ho sentita, non si può negare, ma ripeto: è stata solo colpa mia”.
Una colpa evaporata, perché Claudio ce l’ha fatta: “Ora vivo per la mia ragazza e il mio lavoro. Ho sistemato alcuni rapporti famigliari deteriorati, ho di nuovo la patente. Ho ricostruito molto. Il mio consiglio per chi è in difficoltà? Appoggiarsi agli specialisti, solo loro possono aiutarti davvero e garantirti risultati. Parenti e amici a volte provato ad aiutarti, ma quando sei tossicodipendente hai perso la testa e un consiglio ricevuto può avere perfino l’effetto contrario. Non puoi mai sapere quali reazioni possono verificarsi in una mente malata e totalmente assuefatta. Qui al Serd ho trovato quella fiducia che non mi era mai stata garantita nella mia vita. Hanno toccato i tasti giusti per farmi tornare a vivere”.
Vivere. E tornare a sognare. “Purtroppo il corpo è acciaccato. Ho qualche problema al cuore e ho dovuto sottopormi ad alcuni interventi al naso, ma la notizia più importante è che mi è rinata l’anima. I progetti non mancano, ho tanta voglia di viaggiare. Per molti anni non ho visto il mare. Farò un passo alla volta, penso anche al matrimonio. L’elenco dei desideri è davvero lungo, perché ora apprezzo tutto della vita, anche le cose semplici, come un pranzo con una persona cara o una passeggiata in mezzo alla natura”.
Una testimonianza che, speriamo, possa lasciare il segno in altre persone. “Ho accettato di sottopormi a questa intervista perché avvertivo la voglia di trasmettere ad altri la mia esperienza. Ascoltare è importante. Io l’ho fatto”.
Bruno Forza