Giornata di elezioni a Milano, dove si decide il futuro del Comitato Regionale della Lombardia.
La nostra redazione ha fatto undici domande ai candidati alla presidenza. Ecco le risposte di Sergio Pedrazzini.
1 – Chi è Sergio Pedrazzini?
“Ho giocato a calcio fino a 33 anni in ambito dilettantistico. Poi sono passato al ruolo di dirigente, ho fatto il presidente e nel 2012 sono diventato consigliere federale. Vivo una grande passione, e cerco di svilupparla garantendo il mio contributo al movimento, con un pensiero fisso soprattutto verso l’ambito sociale e giovanile”.
2 – Cosa l’ha spinta a ricandidarsi?
“Innanzitutto va sottolineato che non sono reduce da un vero e proprio mandato. Sono subentrato al presidente Tavecchio un anno e mezzo fa portando a completamento il percorso da lui avviato e aggiungendo ulteriori iniziative e progetti. La continuità ritengo sia funzionale agli obiettivi delineati, anche perché sono in corso progetti di ampio respiro e dobbiamo continuare a fronteggiare quella che rappresenta una crisi epocale del calcio, legata a tanti fattori: calo del volontariato, difficoltà economiche, smarrimento valoriale e identitario, senza dimenticare gli effetti della pandemia, che si fanno ancora sentire. Noi abbiamo cercato di reagire, garantendo al calcio lombardo un’iniezione di valore sociale e rilancio economico, restituendo identità. Vogliamo proseguire in questa direzione”.
3 – Cos’è per lei il calcio?
“Passione, e deve rimanere tale. Per me non è un lavoro, ho già la mia professione. Questo è un altro contesto, dove posso esprimermi liberamente”.
4 – Qual è, oggi, la partita più importante da giocare in ambito politico per il futuro di questo sport in Lombardia?
“Dobbiamo contribuire a migliorare ulteriormente la riforma dello sport, cosa che siamo già riusciti a fare sedendoci ai tavoli della Lega e del Ministero, che hanno accolto alcune richieste. Un esempio è l’innalzamento a 400 euro dei rimborsi ai volontari, ma non basta. Stiamo spingendo perché si semplifichi la vita delle associazioni, perché possano operare in serenità e sicurezza. È stata fatta una riforma ingiusta, a noi il compito di far sentire ai vertici dello sport la voce della base, cercando di orientare le decisioni politiche in favore delle associazioni”.
5 – Qual è il capitolo del vostro programma elettorale che più le sta a cuore?
“Tutti. Il valore profondo della nostra azione sta in ciò che ci muove, ovvero nel desiderio di mettere al centro di tutto i giovani e le società sportive. Ogni iniziativa del programma hanno questo fine”.
6 – Incontrando le società quali problemi primari ha percepito sul territorio regionale?
“Si percepisce preoccupazione per l’impatto delle normative, che è forte. Il nostro compito è diffondere serenità. C’è chi fa terrorismo psicologico, ma è controproducente. Dire che il sistema crollerà per spaventare le persone è una falsità. Noi siamo franchi sul tema: la riforma spinge il calcio dilettantistico a professionalizzarsi. È nostro compito accompagnare le società in questa direzione garantendo loro gli strumenti necessari per operare come buoni padri di famiglia. Le associazioni sono gestite da persone serie e intelligenti, che hanno capito come pianificare e come agire. Magari borbottano, ma sanno come amministrarsi, non sono contente di questi cambiamenti ma sono attente e preparate per navigare l’onda del cambiamento, e noi le aiuteremo in questo”.
7 – Ostacoli: far parte del governo uscente è un vantaggio o uno svantaggio? Il nuovo che avanza può avere maggiore forza propulsiva?
“Ci sono pro e contro. Il vantaggio è che chi ha governato ha fatto, quindi può raccontarlo. Lo svantaggio è che in un clima di crisi è facile orientare l’elettore contro chi amministra. Io sono fiero di ciò che abbiamo fatto sin qui. Chi pensa che dovessimo riscrivere noi la riforma deve rendersi conto che non è possibile. La nostra è una funzione di mediazione, che abbiamo svolto con impegno e costanza, ottenendo risultati”.
8 – Perché le società lombarde dovrebbero votarla?
“Perché rappresento una squadra di persone competenti al servizio delle società. In questi anni difficili abbiamo affrontato insieme una burrasca tremenda, imparando tanto e facendo nuove cose. Meriti che ci vanno riconosciuti”.
9 – Perché invece non dovrebbero votare la sua rivale?
“Perché era stata eletta con noi e ha immediatamente rinunciato a dedicarsi al servizio alle società. Dice che si doveva fare meglio, dimentica che poteva farlo con noi”.
10 – Un appello agli elettori.
“Mi aspetto la loro fiducia. Guido una squadra che è orgogliosa di rappresentare il più grande patrimonio sociale italiano in termini numerici, fatto da 180mila praticanti in Lombardia. Un patrimonio da riconoscere e valorizzare. Sappiamo come fare”.
11 – Un pensiero per Brescia.
“Quattro anni fa a Brescia trovammo una barriera elettorale. Era inevitabile essendoci un candidato forte in rappresentanza del territorio come Alberto Pasquali. Abbiamo garantito una grande risposta ai bresciani attraverso la nomina di Stefano Facchi. La delegazione provinciale ha migliorato il servizio, costruito un rapporto di fiducia con società e tesserati, lanciato nuove e belle iniziative, eventi che hanno dato lustro alla Lnd. Brescia è una realtà ricca sotto tutti i punti di vista, potremo fare grandi cose con il passaggio di Facchi sul fronte regionale, anche perché ha creato una squadra di valore e la delegazione resterà in buone mani”.