Esistono le dipendenze da sostanze, ma anche quelle comportamentali, che tengono sotto scacco persone di ogni età e ceto sociale: alcuni esempi? Gioco d’azzardo, shopping compulsivo, disturbi alimentari e dipendenza sessuale. “Quest’ultima è molto particolare”, ci racconta il dottor Ernesto Scioti. “Qualcuno sorride quando se ne parla, ma si tratta di una costrizione notevole per chi ne soffre. Non c’è nessuna libertà al suo interno, anzi. Una persona che deve masturbarsi 6-7 volte al giorno vive una schiavitù. A tutti piace il sesso, ognuno lo vive modo suo, ma la dipendenza è un’altra cosa. C’è sofferenza. Non è uno scherzo e nemmeno un gioco”.
Ecco perché la sesta puntata della nostra rubrica “Vietato Perdere”, sviluppata in collaborazione con il Sert degli Spedali Civili di Brescia, tratta in modo specifico questa materia.
“Il livello patologico compare quando subentra un impulso irrefrenabile, che porta all’impossibilità di essere gestito. Si arriva a quella che definiamo ipersessualità, un bisogno soverchiante rispetto agli altri aspetti della vita, che finisce per compromettere le altre aree, come accade per tutte le dipendenze. Una situazione che influisce negativamente sulle relazioni ed ogni tipo di attività sociale e professionale. L’incapacità di controllo su tale comportamento spinge il soggetto perfino in situazioni di rischio dal punto di vista psicologico, fisico e legale”.
Il desiderio, come ci spiega l’esperto, può diventare incontrollabile e manifestarsi in vari modi.
“Masturbazione eccessiva, frequenti incontri sessuali con partner diversi, utilizzo massiccio della pornografia. Si spende in continuazione per incontri online, escort e prostitute, locali dove si trova sesso facile. Il Sert, spesso, diventa l’ultimo appiglio al quale aggrapparsi quando il conto in banca è ormai prosciugato”.
Attenzione, tuttavia, a generalizzare: “Nel caso degli adolescenti – sottolinea Scioti – bisogna fare attenzione a procedere con diagnosi affrettate. La loro sessualità è in evoluzione e va analizzata con criteri differenti. Un discorso simile può valere per gli anziani. Disturbi degenerativi come l’alzheimer, infatti, possono disinibire il soggetto”.
Questa dipendenza, inoltre, può essere correlata ad altre problematiche: “Talvolta i soggetti presentano squilibri ormonali e nervosi a livello centrale, oppure quadri diagnostici maniacali che sfociano in comportamenti sessuali distorti. Molti aspetti possono finire per sovrapporsi. Il tema è complesso”.
Il parallelismo con altre dipendenze non è cosa rara. “Molte persone dipendenti dalla cocaina possono soffrire anche di dipendenza sessuale. Tendono ad associare l’utilizzo della sostanza alla pratica sessuale. Parecchi la sfruttano per avere spinta emotiva nella fase di ricerca di prostituzione e per adottare un modello di sessualità spinta”.
Con il passare del tempo diventa necessario aumentare la “dose”. “La dopamina richiede un contributo di stimolo superiore. Si arriva a cercare qualcosa di sempre più stimolante e forte, perché l’eccesso porta a raggiungere un’eccitazione maggiore”.
La diffusione di questa dipendenza coinvolge una fetta di popolazione tra il 2% e il 6%, ma c’è parecchio sommerso. “C’è una prevalenza di uomini, ma il dato potrebbe essere falsato dal fatto che, nelle donne, esiste maggiore difficoltà ad ammettere il problema a causa del pregiudizio. L’insorgenza avviene in una fascia d’età dai 15 ai 40 anni. L’esordio può essere rapido o più graduale”.
Nel 40% dei casi le persone che soffrono di ipersessualità sono sposate. “Molti uomini vivono questa dipendenza fuori dalla coppia frequentando altre donne, non necessariamente prostitute. Si tratta di vere e proprie amanti. Parecchi arrivano alla consulenza con la grossa preoccupazione di aver compromesso il loro rapporto di coppia. C’è senso di colpa, amano la moglie ma hanno cominciato a frequentare altre donne e non riescono più a gestire la situazione. Il livello di sofferenza è davvero grande”.
Una sofferenza che incide sulla vita quotidiana. “Ci si infila in situazioni di isolamento personale e sociale. L’uomo che arriva qui e ammette di amare la moglie ma di avere relazioni fuori è una persona che sta male, che non ha trovato senso e gratificazione nel rapporto famigliare. La sua solitudine l’ha spinto verso la ricerca di relazioni da consumare e una tipologia di intimità che è sessuale, ma non affettiva”.
Tra i fattori di rischio ci sono abusi infantili, ma anche una mancata connessione emotiva con i genitori. “Molti raccontano un’infanzia in cui non hanno trovato empatia da parte della figura materna e quel coinvolgimento affettivo necessario per regolare la propria emotività. Una madre fredda e distante crea quell’isolamento da cui può scaturire una ricerca compulsiva di esperienze sessuali che portano all’appagamento nel brevissimo tempo, per poi lasciare una sensazione di vuoto, tipica in tutte le dipendenze. Quando crolla la dopamina emerge il bisogno di tornare all’abuso: è un vortice”.
Dietro ad ogni dipendenza, spesso, c’è una situazione traumatica. “Le separazioni conflittuali dei genitori possono lasciare nei figli difficoltà emotive enormi, che portano a conseguenze spesso correlabili al mondo della dipendenza. Esistono comportamenti attuati per non avvertire stati emotivi penosi, difficili da gestire. Da una sofferenza può scaturire un comportamento mirato a proteggersi da emozioni pesanti che affliggono l’individuo. Se c’è qualcosa sotto che bolle e ha a che fare con un trauma bisogna lavorare lì, alla fonte”.
Lo sport, come sempre, costituisce una buona valvola di sfogo ed è estremamente utile. “Nel gruppo dei pari ci sono condivisione ed empatia, soprattutto nelle discipline di squadra. Confrontarsi e stare insieme fa bene. Purtroppo, talvolta, si dribbla la dipendenza virando su tipologie di pratica sportiva compulsiva, diventando dipendenti dalla palestra, dall’adrenalina che scaturisce da certe sfide o dalle diete eccessive. Occorre massima attenzione”.
E collaborazione educativa: “Tempo fa a scuola si parlava degli stupefacenti, poi si è intrapresa la strada delle relazioni, dell’educazione all’affettività e alla sessualità. Occorre puntare lì. Spesso chi soffre di dipendenze non è riuscito a costruire una dimensione emotiva sana. Esistono una miriade di emozioni, è necessario averne consapevolezza e saperle regolare entro dei limiti. C’è un lavoro educativo preziosissimo che tocca a famiglie, scuole, oratori e società sportive”.
Anche la pornografia può rappresentare un problema. “Per qualcuno diventa un’ossessione. Ormai è ovunque, ed internet garantisce sia anonimato sia accesso gratuito per tutti. Il proibizionismo, in passato, non ha dato grandi risultati, ma qualche limitazione, forse, potrebbe essere utile. Ciò che occorre maggiormente sono spazi di confronto e condivisione, esperienze individuali e collettive all’insegna dell’ascolto reciproco. È ciò che avviene nei gruppi terapeutici, che sono estremamente efficaci. Il dipendente da sesso è afflitto anche dalla vergogna quindi, non sentendosi solo ma incontrando altri che hanno questi problemi, tira un sospiro di sollievo. I risultati, spesso, sono straordinari”.
Bruno Forza
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