Un raggio di luce entra dalla porta che dà sulle scale che riportano al piano terra ed illumina tutto il salone Vanvitelliano, rilasciando luce naturale su una platea attenta, che ha applaudito spontaneamente più di una volta nell’ultima mezz’ora. I due modelli entrano vestiti con la nuova maglia e attraversano il fascio di luce, uscendone come si esce da un seggio dopo un’elezione vinta: fierezza, orgoglio, gioia. Non si sa se sia un segno beneagurante o un attento studio degli organizzatori su orario e fasi di tramonto, di certo l’effetto è suggestivo. Dopo 38 giorni di dialoghi, idee e fatti, oggi è nato il nuovo Brescia calcio. Nel salone più ampio della Loggia, la padrona di casa sindaca Laura Castelletti e l’imprenditore Giuseppe Pasini hanno presentato l’Union Brescia.
Era il 9 giugno quando Castelletti convocava in Sala Giunta i presidenti delle tre squadre professionistiche bresciane rimaste dopo lo schianto del Brescia Calcio di Cellino. 38 giorni dopo, il Brescia torna ad avere un futuro, sotto il nome Union. Una dichiarazione d’intenti: unione di persone che hanno possibilità e passione per far rinascere il calcio bresciano. Al vertice Pasini, che lascia la Feralpisalò per buttarsi nella nuova avventura. Quel 9 giugno la sindaca l’aveva detto immediatamente: da lui le reazioni più promettenti.
Dal giorno dopo è nato l’asse tra il patron di Feralpi Group e il Comune della città, “L’Unione che dà la forza”, che in poche settimane ha posto le basi per lanciare il nuovo brand e la nuova società. La presentazione, introdotta da un applauso spontaneo e seguita da apprezzamenti ad ogni video emozionale lanciato dall’area comunicazione ex Feralpisalò, ora Union Brescia, sfuma nella conferenza stampa con le domande dei giornalisti (l’approfondimento negli articoli in uscita con le parole dei due principali protagonisti).
Lo stemma richiama i colori di quello storico (tranne l’oro), il simbolo della Leonessa e nella forma dello scudetto sono incastonate le lettere “B” e “S”. La prima maglia ufficiale è blu con i dettagli bianchi; è autoprodotta, appoggiandosi ad artigianato locale. Fatta a Brescia da bresciani. I riferimenti identitari sono uno dei leit-motiv: sul retro del colletto si legge: “Siamo bresciani e siam figli tuoi”, perché “Madonnina dai Riccioli d’Oro” è uno degli inni della Brescia sportiva. Lo stemma di cui sopra è posto non a sinistra, ma al centro del petto. Il colletto stesso richiama uno stile anni Ottanta. All’interno del girocollo la scritta: “100% fada a mà a Bresa”. Più chiaro di così non si può.
La luce che invade la sala comincia a calare, Aimo Diana, allenatore della Feralpi trasportato sulla panchina della nuova società, al momento del buffet sgattaiola fuori dal Comune. La partita ora si sposta in piazza. All’esterno del palazzo centinaia di tifosi attendono con sentimenti contrastanti. Alla vista dell’ex rondinella esplodono in urla e per qualche metro provano a rincorrerlo. La passione non è sparita. Ci vorrà tempo per accettare il nuovo nome, il nuovo logo, il nuovo presidente. Ma senza la gente di cuore biancoblù non si potrà scrivere alcun futuro.