da Bresciaoggi
Un paradosso e una coincidenza per Davide Balestrero. Il paradosso riguarda il fatto di essere uno dei giocatori da più anni con la società di Giuseppe Pasini e di essere praticamente un debuttante; la coincidenza sono le stesse iniziali di Dimitri Bisoli, il capitano del Brescia prima di lui.
Balestrero erede di Bisoli: le suona bene?
“Stiamo parlando di un giocatore che, per questa società e per questa città, è stato un riferimento, entrato nel cuore dei tifosi. Ma bisogna mettersi in testa che quello che è stato fino a poco tempo fa, anche se è recente passato, va dimenticato. Parte una nuova avventura, con altri protagonisti: speriamo di entrare nel cuore degli appassionati bresciani come ha fatto Bisoli”.
Già fatto il passo mentale da Feralpisalò a Union Brescia?
“Noi, che siamo qui da tanti anni, abbiamo scritto pagine storiche con la Feralpisalò insieme ai nostri tifosi, a chi c’è stato. Questo, lo ammetto, è un momento estremamente contrastante: da una parte c’è grande tristezza nell’animo perché vedi finire un’era, sparire d’un tratto tutto quello che hai costruito. E come noi, comprendo la sofferenza di Salò, dei tifosi che ci hanno sempre seguito anche quotidianamente. Non oso immaginare cosa stiano provando. Ma siamo professionisti e dobbiamo voltar pagina, capire che si entra in un altro contesto, in un’avventura molto stimolante che tutti noi, nessuno escluso, non vedeva l’ora di iniziare”.
Lei ha avuto un primo contatto con Brescia giovedì a Palazzo Loggia durante la presentazione dell’Union Brescia.
“Sì, insieme a Diana: è stato molto bello ed emozionante. Ma noi veniamo da un contesto, che era la Feralpi, da sempre abituata a lottare per il vertice, a lavorare in un certo modo. La società ha sempre puntato sull’etica, sul comportamento, sul lavoro, sul sacrificio. Siamo un gruppo rodato da anni, c’è uno zoccolo duro, uno spogliatoio forte che porterà avanti i valori condivisi negli anni”.
Come ha vissuto i 38 giorni tra l’inizio dell’interesse di Pasini alla creazione dell’Union Brescia?
“Nell’incertezza. Quando si è verificata la possibilità che il Brescia di Cellino sparisse, è uscito fuori il presidente. Il primo pensiero? Conoscendo Pasini, ho detto subito: si fa! Quando il presidente si mette in testa una cosa, si fa fatica a distoglierlo dall’obiettivo. In me c’erano tanta curiosità ma anche incertezza. Noi giocatori eravamo gli ultimi a sapere le cose, ma la società ci ha tenuti informati nei tempi giusti. Aspettavamo la giornata di giovedì con ansia”.
La sua carriera?
“Ho iniziato ad Arenzano, il mio paese, nota località turistica ligure. Ho debuttato in Eccellenza a 16 anni, poi la Sestrese ancora in Eccellenza, un triennio in D tra Sestri Levante, Novese e Lavagnese, Monopoli in C, Vibo Valentia, Savona, Albissola, Arzignano, Matelica. E nel 2021 sono arrivato a Salò”.
Dove ha trovato la sua dimensione, tecnica e umana.
“Il percorso di un giocatore è lungo e articolato. Se sono arrivati alla Feralpisalò, è senza dubbio merito del mio cammino. Vero che qui ho trovato una mia dimensione speciale, è il quinto anno che sono in questa società, ho fatto le mie cose migliori”.
La promozione in Serie B della Feralpisalò nel 2023 ha fatto la storia del calcio.
“L’apice del percorso mio e dei ragazzi, della società. In B volevamo tornarci subito, nonostante i 72 punti non ci siamo riusciti. Adesso ci si riproverà con l’Union Brescia. Sarà il grande obiettivo di questi anni”.