Billy Bitihene e il Canada: "A Toronto per imparare l’inglese, ho incontrato la nazionale"

Il viaggio mondiale di Calciobresciano prosegue con un nuovo racconto. Dopo la tappa australiana con Joe Taylor, la redazione di CBS è andata in Canada alla scoperta di Billy Ofori Bitihene. Attualmente in forza al Calcio Desenzano in Serie D, Bitihene è nato a Brescia da genitori ghanesi e oltre alla nazionalità italiana possiede anche quella canadese acquisita per aver vissuto due anni a Toronto. Le qualità di Bitihene non sono rimaste inosservate tant’è che l’esterno offensivo classe 1997 è stato anche chiamato in quattro occasioni a rappresentare il Canada con la selezione giovanile. Convocazioni che l’hanno fatto crescere e durante le quali ha conosciuto Richmond Mamah Laryea, terzino sinistro titolare della nazionale biancorossa.

Sei nato e hai vissuto a Brescia. Quando sei andato in Canada e per quale motivo?
Ho sempre vissuto a Brescia città, poi all’età di nove anni mi sono trasferito a Toronto con la famiglia. In Canada avevamo dei parenti e mio papà ricevette una proposta di lavoro. Ci trasferimmo anche perché mio papà voleva che imparassimo l’inglese e credeva che per me e mio fratello più grande potesse essere un’occasione per aprire più porte in futuro”.

Arrivato a Toronto hai subito iniziato a giocare a calcio?
Ho iniziato a giocare sin da subito nella squadra della città. Nel periodo in cui mi trovavo in Canada il Milan aprì un’accademia a Toronto e ricevetti la proposta di giocare per loro. Fu molto bello per me e per mio papà, entrambi milanisti, poter giocare nell’accademia del Milan”.

Dopo due anni sei tornato in Italia e il gioco del calcio è ti ha sempre accompagnato. Com’è stato il rientro e dove hai giocato?
Appena tornato in Italia ho ripreso a giocare nella Rigamonti, dove già avevo iniziato prima di partire per il Canada. Poi con Clerici sono passato al Brescia, dove ho militato dalla categoria esordienti fino alla Primavera”.

Nel periodo con le rondinelle sei stato convocato anche dal Canada?
Sì, in quegli anni fui chiamato dalla nazionale canadese per partecipare anche a un torneo che si svolse a Verona. Per me è stata un’esperienza molto bella, che mi ha formato e arricchito molto. Fui chiamato a giocare con i ragazzi più grandi del ’95 e del 96’ e in quelle occasioni conobbi anche Richmond Mamah Laryea che ora fa parte della nazionale maggiore”.

Terminata l’esperienza con il Brescia sei passato nel mondo dei grandi esordendo in Serie D con la maglia del Ciliverghe, dove hai giocato per due stagioni raccogliendo grandi soddisfazioni. Che ricordi hai di quegli anni?
Ho ricordi molto positivi, sono stati due anni importanti duranti i quali ho conosciuto giocatori fantastici come Carobbio e Minelli, ma anche Galuppini e Bertazzoli. Giocatori con grandi qualità, dai quali ho imparato molto. A Ciliverghe mi sono trovato bene per le vittorie conquistate, ma anche perché la società era davvero ben organizzata e non ci mancava nulla”.

Dopo Ciliverghe sei stato alla Pergolettese, dove hai vinto il campionato di Serie D. C’erano rivali importanti come Modena, Mantova e la Reggiana, che allora si chiamava Reggio Audace. 
Alla Pergolettese sono stato sei mesi e ho dei bellissimi ricordi. Ho avuto la fortuna di giocare con calciatori di grande valore e nonostante ci fossero squadre sulla carta più forti di noi, abbiamo conquistato il campionato grazie alla forza del gruppo. Avevamo ben chiaro l’obiettivo e tutti abbiamo lavorato in un’unica direzione e alla fine siamo stati premiati”.

Nelle ultime stagioni ti stai ritagliando uno spazio da protagonista nel campionato di Serie D, prima con la maglia del Franciacorta e da quest’anno con quella del Desenzano. Cosa sogni per il futuro?
Mi piacerebbe giocare tra i professionisti. Terminata l’esperienza con il Brescia ho sempre lavorato duramente e spero di riuscirci presto. Nel mio futuro post calcio giocato mi piacerebbe restare nel mondo del calcio, magari in qualità di osservatore. Mi piacerebbe scoprire i talenti nascosti dei ragazzi, talenti che secondo me ci sono ma spesso fanno fatica a emergere. Sono molto ambizioso e come spero di fare bene da giocatore, un giorno vorrò fare bene anche in un altro ruolo”.

Passando ora al capitolo dei Mondiali in Qatar, come hai visto le prime due partite del Canada?
Per il Canada è senza dubbio un’esperienza importante sia per la federazione sia per giocatori e staff. È una nazione che non vive di calcio, ma quando ha giocato ho tifato molto, augurandomi che potesse fare bene. Oltre al Canada seguo con grande passione anche il Ghana, al quale sono legato perché è il Paese dei miei genitori”.

Che rapporto hai con Laryea? Vi siete sentiti prima del mondiale?
Con Richie ho un buon rapporto, l’ho avuto come compagno ed è un bravissimo ragazzo. Per me è stata una felicità enorme vederlo giocare i mondiali, il palcoscenico più importante che si possa raggiungere. Gli ho mandato un messaggio per congratularmi con lui e fargli i complimenti. Se lo merita e io sono molto felice per lui”.

Cosa provi invece a non vedere l’Italia ai mondiali?
Fa uno strano effetto e ovviamente li sto guardando con un po’ di distacco emotivo. L’Italia ha vinto quattro campionati del mondo e non vederla tra la squadre partecipanti è un grande dispiacere, ma penso che dovrebbe far riflettere a partire dall’organizzazione di tanti tanti settori giovanili. Penso che ci siano molti giovani meritevoli che avrebbero soltanto bisogno di più fiducia”.

Andrea Grasso

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