Rolfi: “Brescia ha smesso di sognare. Voglio renderla più ambiziosa e orgogliosa”

Inauguriamo oggi il nostro ciclo di interviste dedicato ai candidati alla poltrona di sindaco di Brescia. Fabio Rolfi, Alessandro Lucà, Alessandro Maccabelli e Laura Castelletti ci racconteranno opinioni, progetti e la loro visione sul futuro della città, con un occhio di riguardo per sport e calcio.

Partiamo da Fabio Rolfi, uomo di punta del centro-destra bresciano.

Pensando a Brescia

“Brescia per me rappresenta tutto. È la mia città, il luogo in cui sono nate le mie figlie, il luogo nel quale vivo il presente e guardo al futuro. Ho scelto di rinunciare ad un posto nella giunta regionale per candidarmi qui, abbandonando il certo per l’incerto. A guidarmi è l’amore per Brescia”.

Motivazioni

“Ciò che mi ha spinto a candidarmi è il desiderio di tornare a far correre Brescia, che a mio avviso ha smesso di sognare. Oggi la vedo stretta tra il protagonismo di Verona e il dinamismo di Milano. Voglio renderla più orgogliosa e ambiziosa”.

Parole chiave

“Ne scelgo due. La prima è attrattività. Brescia deve esprimere desideri di rilievo e può realizzarli. In campo sportivo penso al nuovo stadio e a un Brescia in Serie A. Nell’ambito culturale non abbiamo un auditorium degno di nota per la musica, poi c’è il tema delle grandi opere. La metropolitana diventerà tale se collegherà Brescia all’hinterland in maniera moderna e sostenibile. Vorrei veder fiorire nuove idee e aziende, perché se siamo la prima provincia industriale italiana e allo stesso tempo ultimi in Lombardia nella graduatoria delle start-up. Significa che c’è qualcosa che non va. Ci sono state epoche in cui eravamo la città dei primati. Dobbiamo tornare ad esserlo.

La seconda parola chiave è prossimità, da tradurre in termini di vicinanza alla gente, ai quartieri, alle periferie, affinché nessuno si senta abbandonato e si possa costruire una città a misura di persona. Il modello è quello della città dei 15 minuti, nella quale in ogni quartiere si trovino i servizi necessari per vivere: medico di base, negozi di vicinato, scuole. Non vogliamo rimanere passivi di fronte all’impoverimento dei quartieri”.

Priorità

“Ritengo che quello della sicurezza sia il tema più sentito dai cittadini.  Va declinato in diversi ambiti: dal degrado urbano alla delinquenza, passando per vicinanza agli anziani, spesso soli e lotta all’inquinamento. Le istituzioni devono essere vicine, non scansare i problemi e lavarsi la coscienza incolpando altri. La Regione per aria e trasporti; la polizia per la sicurezza; lo Stato per mille altre questioni. I problemi vanno affrontati con gli strumenti che si hanno a disposizione e facendo rete. La Loggia deve fare coordinamento e garantire risposte. Non dobbiamo dimenticare che siamo un capoluogo di provincia”.

Era Del Bono, un apprezzamento e una critica

“Credo che l’intuizione del progetto ‘Oltre la strada’ attuato in via Milano meriti complimenti. Intervenire in maniera strutturata e complessiva allo stesso tempo è stata una strategia corretta. I quartieri in difficoltà si recuperano individuando funzioni pubbliche attrattive. L’università nel Piano Carmine, il teatro in via Milano (ma bisogna occuparsi anche di come gestirlo) e aggiungerei la stazione in futuro, che non può essere lasciata nelle condizioni attuali. Il problema è che l’intuizione su via Milano, pur buona, è ad oggi incompleta e portata avanti con qualche stortura, come sul tema della guerra ai parcheggi, fondamentali per i negozi. La critica principale che faccio a Del Bono, invece, è di aver isolato la città con un atteggiamento fazioso e ideologico, di perenne lotta contro tutti, basato su uno scontro continuo con la Regione. La sua noiosissima narrativa di Brescia discriminata dal Milano-centrismo è stata controproducente. Con noi in Loggia tornerà il dialogo con tutti, a prescindere dalle appartenenze politiche. Avremo uno sguardo oltre i confini comunali, che porterà a progetti e alleanze da costruire. Pensiamo al Garda, un bacino turistico che, oggi, non sfruttiamo in alcun modo”.

Etichette

“Per me quelle su fascismo e comunismo sono etichette che lasciano il tempo che trovano e che sono fuori dal mondo. Sono argomentazioni da addetti ai lavori, lontane anni luce dalla vita reale. Non mi piace la violenza contro gli avversari politici e credo che debba essere sempre condannata, al di là di contrapposizioni ideologiche che ritengo ormai morte e sepolte. L’appellativo di radical chic nei confronti di Laura Castelletti? È utile a specificare la differenza del nostro approccio. Noi siamo per una Brescia popolare, che non significa essere popolani, sempliciotti o populisti, ma fortemente radicati in una dimensione bresciana che vuole portare al centro del programma i temi che la gente sente: sicurezza, piccolo commercio, imprenditoria, contraddizioni da sconfiggere come gli utili di A2A che continuano a crescere insieme al costo del riscaldamento. Noi guardiamo ai bisogni della gente, loro tendono a guardare le persone dall’alto in basso”. 

Sensazioni

“Più pessimista per gli effetti della popolarità di Del Bono o più ottimista sull’onda dei recenti risultati del centrodestra? Tutti i sindaci e i presidenti di regione che hanno affrontato il Covid sono stati confermati ed hanno avuto successo alle urne, questo è un dato di fatto, ma è vero che anche il centro-destra ha dimostrato di avere un consenso forte a livello politico, registrato sia a settembre sia a febbraio. Dobbiamo veicolarlo anche in chiave amministrativa. Il nostro è un progetto che va oltre i partiti, con il coinvolgimento civico di imprenditori, cittadini, donne, uomini, professionisti, giovani e stranieri che si mettono in gioco per un’idea nuova della città. Questo è il centrodestra urbano, che guarda sempre più a progetti, idee e persone, oltre le ideologie”.

Visione sportiva

“Da ragazzo sono stato calciatore all’oratorio della Badia, ora sono un podista. Corro nei parchi al mattino. Ho grande interesse e passione per lo sport. Penso che rappresenti innanzitutto un’opportunità di crescita per i giovani e di integrazione tra culture diverse. È garanzia di inclusione sociale ed essenziale nel progetto educativo che vogliamo lanciare in ogni quartiere, con gli oratori che devono tornare a costituire quel presidio strategico che sono stati per le generazioni passate. Gli oratori sono un patrimonio di Brescia, anche in termini di storia, tradizioni e valori che ritengo fondamentali. Il Comune deve metterli al centro della sua progettualità. Investire negli oratori, sulla base di convenzioni chiare, non deve essere un tabù. Noi partiremo da una mappatura di tutte le strutture sportive della città. Seguiranno investimenti oculati per far sì che ogni quartiere abbia un impianto sportivo accessibile a famiglie e ragazzi. In questi anni abbiamo visto cose inaccettabili. Penso alla situazione in cui versa il quartiere di San Bartolomeo, ma anche al centro sportivo della Badia, che ha un campo da calcio abbandonato da anni, utilizzato oggi dagli arcieri. Abbiamo anche diverse piscine ferme da tempo. Nei nostri piani c’è anche la costituzione di una Brescia Sport Commission, da imbastire insieme a Camera di Commercio e mondo imprenditoriale, al fine di candidare Brescia ai grandi eventi sportivi. Certo, abbiamo problemi di impiantistica e ovviamente dovremo metterci mano, ma cominciamo a fare sistema per poi essere in grado di diventare protagonisti”.

Brescia Calcio

“Se diventerò sindaco alzerò sicuramente il telefono per chiamare Massimo Cellino, presidente del Brescia. Del Bono avrebbe dovuto attivare da tempo un tavolo in Comune per capire come facilitare una trattativa per la cessione del club. Alla Loggia spetta questo ruolo. Il Brescia Calcio è molto più di un’azienda: ha un valore che va oltre quello economico e sportivo. È contenitore di identità, passione e senso di appartenenza. Valori che non si possono disperdere. Occorre una guida che creda nella città e in questa maglia, in un contesto che aiuti a far crescere l’appeal biancoazzurro incentivando quel sentimento collettivo che è alla base della fede calcistica. Ricordo un dipendente comunale: Daniele Ciotti, responsabile per anni del servizio strade. Ebbe l’idea di dipingere di blu con v bianca le centraline dei semafori. Una banalità? Non credo. Ci sono città con murales dedicati alle squadre di calcio, qui non c’è un angolo che sia fonte d’ispirazione per bambini e ragazzi. L’idea di Ciotti costituisce un simbolo d’amore per la maglia. Sono anche queste piccole cose a spronare gli investitori. La nostra giunta opererà in questa direzione”.

Stadio

“Qui il Comune non deve investire. È finita l’epoca degli stadi comunali. Devono essere i privati a realizzarli e meglio ancora se sono di proprietà della società sportiva. Le amministrazioni devono creare le condizioni necessarie per attirare capitali. Purtroppo quando qualcuno si è presentato con un progetto, Del Bono ha replicato sposando Cellino. Come? Assegnandogli per otto anni la gestione del Rigamonti. Lo stadio deve essere nuovo, non a Mompiano e in un luogo accessibile. Abbiamo il casello di Brescia centro come collegamento ideale e la zona Est della città che si sta caratterizzando come area sportiva. Lì ci potrebbe stare uno stadio moderno e polifunzionale, vissuto per eventi di vario genere, non solo 20 giorni all’anno. Dobbiamo crederci e creare le condizioni per accarezzare un sogno, altrimenti andremo avanti a mettere pezze che sono peggio del buco”.

Sport dilettantistico e amatoriale

“Alle società sportive bresciane prometto che una volta eletti nomineremo subito l’assessore allo sport, diversamente da quanto ha fatto Del Bono in questi anni. Un riferimento è fondamentale, non si può affidare lo sport a dirigenti svogliati, come appendice di attività ritenute più importanti. Occorre dedicarsi alla materia con costanza e passione. Non solo, daremo vita anche alla Consulta dello Sport perché accanto all’assessore occorre un luogo di confronto affinché gli indirizzi programmatici siano condivisi e discussi in maniera preventiva. La partecipazione è una cosa seria, e va promossa prima di prendere decisioni importanti, non dopo. Avvieremo anche un processo di riforma radicale del San Filippo. Voglio vederci chiaro perché in questi mesi mi sono arrivate voci poco edificanti. Non mi piace l’idea di una società che gestisce tutto marginalizzando le realtà sportive. Ribalteremo il tavolo: San Filippo gestirà l’impiantistica comunale, ma occorrono coinvolgimento e responsabilizzazione aprendosi alle società sportive e collaborando tra pubblico e privato ad ogni livello”.

Gemellaggi internazionali

“Siamo aperti e disponibili a relazioni internazionali virtuose e costruttive, purché siano imbastite in maniera chiara, nel segno della cultura e di legami autentici. L’ultimo accordo siglato dall’attuale giunta con Kaunas, città lituana, è stato imbarazzante ed è finito sotto il tappeto perché sono emerse pagine di storia piuttosto ambigue legate alla persecuzione degli ebrei durante l’occupazione nazista. Andrebbe annullato tutto. È nostra intenzione valorizzare relazioni di qualità promuovendo esperienze di Erasmus per i giovani nelle città gemellate e scambi culturali oltre a feste e occasioni di incontro”.

Obiettivo personale

“Essere un sindaco vicino alla gente”.

Bruno Forza


FABIO ROLFI – LA SCHEDA

Età: 45 anni.
Diploma: Agraria.
Laurea: Economia.
Professione: politico.
Attività politica: Assessore regionale (2018-2023); Consigliere regionale (2013-2018); Vicesindaco di Brescia (2008-2013); Presidente sesta circoscrizione (2003-2008).
Coalizione: Brescia Davvero; Forza Italia; Fratelli d’Italia; Lega; Lista Civica Fabio Rolfi; Viva Brescia – Moderati per Rolfi.
Slogan: “Brescia più di prima”.
Sito ufficiale: fabiorolfi.it 

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