Dinamec, da una Punto Van carica di sogni e coraggio a 7 milioni di fatturato

Tremilacinquecento metri quadrati dedicati alla progettazione, costruzione e riparazione di cilindri oleodinamici destinati a svariati ambiti, da quello industriale a quello agricolo, passando per edile, ecologia, movimento terra. Una storia iniziata nel 2006, che continua nel tempo e che può insegnare molto.

Parliamo di Dinamec, azienda di Ponte San Marco e sponsor del Serle, guidata da Marco Franzoni e Nicola Ferraboli. Era l’anno dei Mondiali in Germania vinti dagli Azzurri quando tutto ebbe inizio. “Fino a pochi mesi prima eravamo due semplici dipendenti di un’altra ditta, che stava attraversando un periodo di seria difficoltà. C’erano guai tecnici, gestionali, mancava una direzione efficiente. Il commercialista vide qualcosa di buono in noi e ci fece una proposta, auspicando l’ingresso in società tramite una holding esterna. Nacque un gruppo composto da cinque soci, tre operativi e due esterni. Fu il primo passo della neonata Dinamec spa. Il primo fatturato fu di 1,3 milioni, l’ultimo 17 anni dopo ammonta a 7,1. Nel 2011 ritirammo le quote dei soci e restammo noi due. Detta così sembra facile, ma siamo cresciuti un passo alla volta e non sono mancate le difficoltà”.

La partita di Dinamec infatti non era iniziata sullo 0-0, ma in svantaggio: “Dovevamo ottenere fiducia dalle banche e riconquistare quella dei vecchi fornitori. Eravamo 33enni senza esperienza imprenditoriale, ma ci abbiamo messo la faccia e ci siamo rimboccati le maniche. Ricordiamo come se fosse ieri la nostra Punto Van carica di materiale per ripartire”.

Fotogrammi che emozionano, perché il sudore ha garantito risultati: “Con il lavoro ripianammo una cifra economica molto elevata di debiti verso i fornitori e istituti bancari, debiti che purtroppo ci ritrovammo in “eredità” in virtù della scelta di vita lavorativa che avevamo accettato di fare . Ripercorrere quei momenti fa venire la pelle d’oca. Non c’era alternativa al motto ‘testa bassa e pedalare’. Il nostro dna famigliare ci ha aiutati. Entrambi con papà operaio e mamma casalinga, lo spirito di sacrificio non è mai mancato. Il mantra secondo il loro insegnamento era: trova uno stipendio fisso, lavora bene, fai il bravo, magari arriverà un aumento. Si pensava alle certezze, alla pagnotta in tavola”.

Invece Marco e Nicola hanno rischiato, hanno giocato la loro partita all’attacco. “Oggi lo rifaremmo. Quando eravamo dipendenti l’idea di mettersi in proprio era un mix tra un sogno azzardato e un desiderio complicato. Cosa consiglieremmo ai giovani? Difficile dirlo, oggi tutto va ad una velocità supersonica. Si pretende tutto e subito. L’imprenditoria difficilmente funziona così. È vero, qui ci stiamo togliendo belle soddisfazioni, ma ci sono voluti 17 anni. Quale giovane sarebbe disponibile a faticare per un simile lasso di tempo, all’insegna di pazienza e continuità? Senza questi ingredienti il successo è quasi impossibile”.

Nella ricetta stilata dai leader di Dinamec c’è anche dell’altro: “Non si può viaggiare sempre a mille all’ora. Ogni tanto bisogna rallentare, fermarsi a riflettere, non agire di pancia. Una parola di troppo può rovinare rapporti decennali. Occorre pensare di più, ragionare, valutare le conseguenze anticipando i problemi. Meglio prevenirli che risolverli”.

Un’altra parola magica è ‘coraggio’: “Senza quello non fai nulla. Un pizzico di sana follia ci vuole. Noi sapevamo di avere delle capacità, ma la consapevolezza è arrivata nel tempo. I momenti di smarrimento ci sono sempre, in quei casi occorre umiltà, sapersi rivolgere a chi ha più esperienza. Saper scegliere i consulenti è fondamentale soprattutto in ambito amministrativo, nella ricerca del personale e nella gestione delle risorse umane”.

E poi c’è la squadra. “Mettere le persone al centro è doveroso. Anche sul lavoro ci si sceglie. Noi due siamo soci, ma il nostro è come un rapporto di coppia in cui il confronto e la fiducia sono la base di tutto. Ognuno ha i suoi talenti e di conseguenza i suoi compiti, lo stesso accade nel gruppo dei 40 dipendenti, che è nostro compito valorizzare e far sentire protagonisti. Un operaio infelice non può garantire risultati. Oggi il welfare e il benessere aziendale sono un comandamento. Giusto così, ma devono corrispondere ad altrettanto impegno e dedizione. Un discorso simile vale per i clienti. Ne abbiamo una decina che sono con noi da sempre, fin dal primo giorno. Aziende che sono cresciute in parallelo insieme a noi. Sono partner con i quali si parla di futuro, con cui si pianifica per fare cose nuove insieme. Quando arriva una nuova collaborazione genera altrettanto entusiasmo, sprona a capirsi a vicenda e a costruire insieme”.

Insieme a dipendenti, clienti e istituzioni. “Quali sono le priorità sulle quali solleciteremmo il Governo? Va alleggerito il costo del lavoro. In Dinamec abbiamo stipendi medi da 1800 euro al mese che ci costano 4500 euro. È normale? Bisogna alleggerire da un lato e intensificare la formazione dall’altro. L’apprendistato di un tempo non esiste più e la scuola non forma i giovani a sufficienza. Le istituzioni devono costruire sulle fondamenta della società: famiglia, lavoro, cultura. Se non avremo questi pilastri perderemo ideali e principi basilari”.

La passione per il calcio non manca: “In azienda se ne parla spesso, anche se non siamo tifosi”. Franzoni è juventino, Ferraboli si interessa maggiormente dei dilettanti, con un occhio di riguardo per le bresciane e, da buon gardesano, per la Feralpisalò. La metafora sportiva riguarda il mondo del lavoro in modo incredibile. Noi sosteniamo il Serle – paese di Franzoni ndr -. Il presidente Benedetti è mio cugino e sappiamo che dopo essersi assestato in Seconda Categoria vorrebbe provare ad alzare l’asticella. Giusto così. Con pazienza e programmazione si può crescere. Guardate il Napoli, un passo alla volta è diventato Campione d’Italia lasciandosi alle spalle le grandi”.

Dopo 17 anni e tanti obiettivi raggiunti non può mancare lo spazio dedicato a nuovi sogni: “Ormai abbiamo cinquant’anni, non sarebbe male iniziare a mettere all’orizzonte prospettive diverse da quelle imprenditoriali. Riposare e godersi un po’ la vita, ad esempio. A 33 anni hai l’energia al massimo, ora qualche marcia in meno ma sei ancora sul pezzo, come dobbiamo e vogliamo essere. A 60 subentrerà la saggezza, ma non fa per noi essere imprenditori a vita. Dovremo essere bravi a trasmettere la nostra passione e il nostro sapere. Allo stesso tempo contiamo di poter fare qualcosa di bello e costruttivo per la comunità”.

Lo sguardo torna al presente, da vivere come Dinamec insegna: un passo alla volta.

Bruno Forza

LA SCHEDA
Azienda – Dinamec srl
Indirizzo – via Gavardina Nord 20, 25011 Calcinato (Brescia)
Telefono – 030.674148
Società sponsorizzata – Serle

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