Restyling quote, le reazioni dei dirigenti bresciani

La stagione 2023-2024 porterà una ventata di novità nel calcio dilettantistico, con un cambio di rotta netto deciso dalla Lnd e avallato con convinzione dal Comitato Regionale Lombardo, con il benestare anche della delegazione bresciana guidata da Stefano Facchi.

Nella giornata di ieri è stato ufficializzato l’addio all’obbligo dei giovani in prima squadra per Prima e Seconda Categoria, mentre in Promozione ed Eccellenza basterà schierare un 2003 e un 2004.

La notizia è circolata rapidamente in ogni angolo della provincia, destando scalpore e generando reazioni differenti tra i dirigenti nostrani. Abbiamo raccolto alcuni punti di vista di dirigenti dalla Serie D alla Seconda Categoria.

FAVOREVOLI

Elio Lauricella (Cellatica): “Potrebbe sembrare un cambiamento che penalizza i giovani, ma ritengo che sia il contrario. Finalmente le società dovranno lavorare nel senso giusto. In questi anni abbiamo visto realtà che operavano semplicemente per piazzare i ragazzi, oppure che li valorizzavano solamente in relazione a determinate esigenze regolamentari. Troppo spesso, usciti dal lasso di tempo dell’obbligo, un sacco di giovani sono finiti ben presto nel dimenticatoio, declassati e vittime di delusioni cocenti, che finiscono per condurre all’abbandono sportivo. Ora verranno scelti perché funzionali alla categoria, non per il loro anno di nascita. Ritengo che occorra un campionato intermedio per chi, uscito dalla juniores, deve ancora maturare, senza dimenticare che molti giocatori sbocciano tardi. Credo che questo cambiamento possa aiutarci a cambiare la cultura sportiva. Se si lavora in un certo modo fin dai pulcini avremo ragazzi, giovani e uomini che faranno lunghi percorsi nel mondo del calcio, al di là delle categorie”.

Gigi Zucchi (Ciliverghe): “Personalmente sono sempre stato un accanito sostenitore della meritocrazia, che la regola dell’obbligo dei giovani in prima squadra metteva in un angolo. Forse essendo rimaste le quattro quote in D ne avrei messe 3 in Eccellenza e 2 in Promozione, ma accettiamo la decisione serenamente e lavoreremo secondo questi nuovi dettami”.

Sergio Lupi (Pavonese): “Si tratta di una decisione buona sia per le società sia per i giovani. In questi anni la regola è stata un’arma a doppio taglio. Tantissimi ragazzi sono stati usati finché servivano e poi rimbalzati indietro, spesso e volentieri bruciando la loro passione. In molti hanno smesso, passando dalle stelle alle stalle nel giro di due, massimo tre stagioni. L’obbligo, poi, rappresentava una sorta di ricatto per le società e il calciomercato era un rompicapo”.

Andrea Baronio (Deportivo Fornaci): “Sono contento, un giovane se è bravo gioca indipendentemente dagli obblighi. Mio papà diceva sempre che se uno è bravo è bravo, con o senza regole. La meritocrazia è un valore. Le società che non hanno giovanili, poi, potranno evitare di spendere parecchi soldi per i cartellini e i prestiti delle quote. Per le piccole realtà sarà una bella boccata d’ossigeno. Per chi vive di piccoli sponsor di paese la situazione era insostenibile”. 

Osvaldo Guerini (Ponte Zanano): “Sono d’accordo, ma è importante che vengano premiate anche le società di Prima e Seconda con il Premio Giovani della Lega Dilettanti, già richiesto in sede nazionale al fine di assegnare i consueti, e magari anche maggiori, contributi economici alle migliori squadre per impiego dei giovani. No agli obblighi gravosi, sì alla riconoscenza del merito e delle capacità di chi valorizza i giovani”.

Gianluca Manini (Bedizzolese): “Ritengo questa decisione un bel passo in avanti, anche se resto fermamente convinto che le quote non abbiano alcun senso, quindi andrebbero abolite del tutto”. 

Enrico Gheda (Ospitaletto): “Finalmente un provvedimento giusto, utile e di prospettiva. Si pone rimedio agli scossoni causati dalla pandemia”.

ASTENUTI

Gianluigi Gabrieli (Cazzagobornato): “Mi dispiace perché stavo lavorando per inserire i 2005, ma lo farò comunque perché sono bravi e troveranno spazio a prescindere dalla regola, soprattutto in una squadra come la nostra che punta sui giovani. Diciamo che, per chi come noi ha già fatto giocare 2003 e 2004 di proprietà, sarà tutto più semplice. Una cosa è certa: le rose cambieranno meno”.

Enzo Filippini (Vighenzi): “Penso che sia una scelta legata all’ormai imminente abolizione del vincolo. Io ho una visione diversa: metterei otto quote in campo e soltanto tre vecchi in Eccellenza e Promozione. I giovani si valorizzano così. In Prima e Seconda, invece, li ridurrei: tre andrebbero bene. Ciò che mi piace molto, invece, è il concetto di meritocrazia, che viene rispolverato. Credo che alla fine contino ancor più delle regole le filosofie delle società. Noi appena avremo un 2006 pronto lo faremo giocare in prima squadra”.

Alessandro Bresciani (Voluntas Montichiari): “Un cambiamento che mi ha spiazzato, perché modifica parecchio ciò che è stato fatto finora: ridurre il numero e confermare quote i 2003 e 2004 mi ha stupito. L’anno scorso c’era stata un’accelerata, ora una brusca frenata. Non sono né favorevole né contrario, occorrerà percorrere una strada nuova. Cambierà il calciomercato e può essere un vantaggio per chi ha pochi giocatori interessanti nel suo settore giovanile; chi invece ha tanti profili di rilievo li potrà far giocare comunque in numero eccedente. Forse anziché passare da tre a due avrebbe avuto più senso eliminare l’obbligo del tutto. Ritengo che in questi anni abbia fatto più male che bene ai ragazzi”.

Stefano Orizio (Bagnolese): “Un fulmine a ciel sereno, nessuno sapeva niente. Con la riforma dello sport in ballo e gli svincoli all’orizzonte è difficile dire se sarà positivo o negativo. Io sono sempre stato contrario all’obbligo delle quote. Se un giovane è bravo lo metto in campo e se arriva dal mio vivaio meglio ancora. Sicuramente si alza il livello qualitativo e competitivo delle categorie. Ha senso se vanno ad aumentare i premi sull’utilizzo delle quote, incentivando l’impiego dei giovani. Il mercato per noi direttori sportivi sarà ancora più difficile”.

Manuel Fausti (Lodrino): “Noi siamo sempre e comunque orientati a dare fiducia ai giovani e continueremo in questa direzione. Se uno è bravo e merita, giovane o vecchio, giocherà. Quest’anno abbiamo fatto almeno 22 gare con 4 quote. Non è un problema. Sicuramente cresceranno i campionati juniores”.

Giorgio Tonoli (Gavardo): “Per noi non cambia nulla perché crediamo nei giovani. Qualcuno sarà contento, altri meno. Qualche società che non ha il vivaio tirerà il fiato. La cosa curiosa è che ci sono continui cambiamenti ogni anno. Hanno premiato le società senza settore giovanile”.

CONTRARI 

Andrea Foresta (Breno): Una riforma fatta da chi non ha competenze. In Serie D il livello crollerà ulteriormente. Hanno tolto giustamente il 2001 e il 2002 (che aveva 2-3 anni di esperienza in categoria) inserendo il 2005 che non ha mai giocato e un secondo 2004 ancora acerbo. In Eccellenza, invece, avrebbero dovuto lasciare il 2002, sparito a livello nazionale. Così facendo ci saranno tanti ragazzi che non troveranno spazio. Dall’Eccellenza in giù dovrebbero avere spazio le quote in discesa dalla D. È inutile mettere in Eccellenza il 2004 quando ne servono una marea in Serie D. Sarebbe meglio dare la possibilità di giocare ai 2002 e 2003. Detto questo avrebbero fatto meglio a togliere del tutto le quote obbligatorie o al massimo metterne un paio per categoria, ma con criterio”.

Giorgio Gaggiotti (Rigamonti): “Abbiamo assistito ad una pagliacciata fatta da incompetenti. Migliaia di ragazzi smetteranno di giocare a calcio, dai 2002 ai 2004 non potranno giocare nella juniores e nemmeno in prima squadra, dove preferiranno i più esperti. In più dai prof scenderanno una marea di giocatori. Prima, Seconda e Terza diventeranno cimiteri di elefanti e le società non investiranno più sui vivai, perché i ragazzi quando usciranno dal settore giovanile non aspetteranno, ma smetteranno. La Lombardia ha preso questa decisione per soddisfare le esigenze di qualche presidente che non ha cura del vivaio. È vergognoso. Parte tutto da una riforma dello sport ignobile, per la quale dobbiamo ringraziare Damiano Tommasi e l’Aic, che hanno dato il via a questo scandalo, che porterà alla fine della crescita dei settori giovanili. Se sbaglierò sarò il primo a recitare il mea culpa, ma non credo”. 

Giordano Forelli (Ome): “Hanno fatto un grave errore. Ok togliere una quota in Eccellenza e Promozione allineandosi al nazionale, ma in Prima e Seconda no, è inaccettabile. Chi esce dalla fascia d’età superiore smetterà di giocare perché sotto non troverà spazio. Così non ha più senso investire sui settori giovanili. Gli obblighi ci spingevano a valorizzare i vivai. Questo è un disincentivo”.

Simone Terminini (Concesio): “Sono contrario, perché ritengo che i giovani vadano aiutati, invece continuiamo a non dargli la possibilità di sbagliare, che è fondamentale per crescere. Il rischio è che non avranno più sbocchi. Tante società ne approfitteranno per mollare l’ambito giovanile. Non sarà il nostro caso. Continueremo a investire sui ragazzi, anche per ragioni di natura economica e per costruire il nostro futuro dalle radici. I più bravi andranno in categorie superiori, gli altri ce li godremo”.

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