“So di avere commesso degli errori ed è umano. Li ho fatti in buonafede, per mancanza di competenze nella gestione sportiva. Non me ne vergogno, perché è la mia prima esperienza dirigenziale e sbagliando si impara. Ora manterrò fede alle mie promesse e porterò avanti il progetto Lioness con rinnovato slancio”.
Il presidente del vivaio gialloblù Marco Masserdotti ci ha richiesto un approfondito diritto di replica dopo le proteste dei genitori dei suoi tesserati, che hanno scatenato un’autentica bufera sul club cittadino. “I bambini piangono, presidente vattene” si leggeva su uno striscione agitato nel parcheggio dello stadio a inizio marzo. Un lenzuolo sotto al quale giacciono una miriade di problematiche, intoppi e fallimenti di una stagione a dir poco tribolata, raccontata anche alla nostra redazione tramite numerose segnalazioni.
Presidente, come spiega la delusione, sfociata in protesta, dei genitori?
“Innanzitutto vorrei ricordare ai genitori che protestano e fanno striscioni che la società è ancora in credito di 12mila euro rispetto alle quote di iscrizione all’annata sportiva, eppure abbiamo garantito allenamenti, campionati, spogliatoi, istruttori a tutti. Il servizio c’è stato, eccezion fatta per le lezioni di tecnica. L’ammontare di quella parte verrà ovviamente restituito”.
In molti lamentano anche la mancata emissione di ricevute fiscali da parte del club.
“Le stiamo ultimando e le forniremo a tutti. Dovete capire che in fase di iscrizione c’erano file lunghissime di mamme e papà. Noi, lo ammetto, non eravamo organizzati per far fronte ad un flusso del genere e abbiamo preferito fare le cose rapidamente anche per evitare assembramenti. Abbiamo fornito subito la cedolina prestampata per avere i promemoria, ora arriveranno anche le ricevute vere e proprie”.
Siamo già a due promesse. Chi la critica sostiene che ne ha fatte molte altre senza mantenerle. La questione relativa all’abbigliamento sportivo è, ad oggi, ancora irrisolta.
“Vi racconto cosa è accaduto. A settembre 2021 mi recai personalmente nella sede di Givova, a Scafati, per trovare un accordo sull’abbigliamento sportivo. Ho rapporti di lavoro da tempo con quel marchio e sapevo che mi avrebbero garantito condizioni speciali. Così è stato, ma in seguito ha avuto inizio un calvario indipendente dalla mia volontà. Dei 120 kit ordinati ne sono arrivati a destinazione meno e moltissimi avevano pezzi mancanti, oltre all’assenza del logo. Ho rincorso Givova per settimane e una volta ultimate le iscrizioni (220 tesserati) ho ordinato altri 100 kit. Mi hanno risposto che dovevo pagare in anticipo, ma dopo quello che era accaduto non me la sono sentita di correre un rischio del genere, così ho chiuso il rapporto”.
Eravamo ormai a dicembre…
“Sì, ammetto di aver perso troppo tempo dietro a Givova per poi cambiare rotta. Mi sono rivolto a Fourteen, marchio svizzero che mi ha dimostrato grande professionalità e che il prossimo 21 marzo ci consentirà di consegnare, finalmente, tutti i kit a tutti i ragazzi. È la terza promessa, la manterremo”.
Oltre al contratto con Givova è stato stracciato anche quello con il Milan. L’affiliazione ai rossoneri è sfumata nel giro di pochi mesi.
“Non ho gradito il loro comportamento. Fino ad ottobre inoltrato ci hanno impedito di promuovere l’affiliazione perché non volevano legare il loro brand al nostro, visti i fatti di cronaca che avevano riguardato la società precedente sul tema pedofilia. Quando si è trattato di presentare richieste economiche, invece, hanno fatto partire gli addebiti da luglio. Anche con loro, poi, non sono mancati problemi con i kit. Abbiamo chiesto la rescissione, mi hanno fatto perfino una nota di credito”.
Come se non bastasse c’è tutto il capitolo relativo alle strutture. Le foto dei bambini che si allenano al buio lasciano basiti.
“Non doveva andare così. A fine agosto presentai al San Filippo un progetto relativo all’illuminazione del campo. Non ho ricevuto risposte, se non la comunicazione che il campo non è omologato per illuminazione, così ho deciso di risolvere il problema da solo: ho installato dei led sui pali della luce. Non era ciò che avevo in mente, ma il problema è stato risolto. Poco dopo, però, li ho rimossi. Ho capito che parecchi genitori iniziavano ad avere un atteggiamento ostile nei miei confronti. Non voglio beccarmi denunce per installazioni abusive o perché c’è qualche cavo fuori posto. L’avevo fatto per il bene dei ragazzi, perché allenarsi al buio è inaccettabile. Eppure c’è chi mi fa la morale perché ho cercato di illuminare un campo buio”.
All’assegnazione della concessione, però, sapeva che quel campo non è omologato per attività sportive serali. Perché organizzare allenamenti dopo il tramonto?
“Anche qui ho sbagliato a fare promesse che non potevo mantenere. Credevo in quel progetto, ma non è stato preso in considerazione. Il piano B, tuttavia, c’era: trasferire gli allenamenti in via Ziziola. I genitori, però, hanno detto no e là ci sono solamente Allievi e Giovanissimi”.
Oltre a prendere iniziative in merito all’illuminazione ha deciso di “mettersi in proprio” anche sulla manutenzione del verde pubblico.
“Sì, e lo rifarei. Ho tagliato delle piante anche se non ero autorizzato, pure un platano di 12 metri. Inaccettabile avere rami che sporgono sul campo, radici che finiscono per inclinare muri o zone perimetrali in cui il fondo del terreno di gioco si infossa. Qui c’è di mezzo la sicurezza”.
Nella lunga lista delle questioni aperte ci sono anche i compensi dei tecnici.
“Alt. Qui c’è poco da dire perché tutti gli allenatori hanno ricevuto i loro rimborsi fino al 24 dicembre e nei prossimi giorni arriverà la nuova tranche. Chi lamenta di avere arretrati mi faccia avere la documentazione richiesta. Voglio vedere le dichiarazioni relative al fatto che i miei allenatori non percepiscono compensi sportivi superiori a 10mila euro annui. Chi è in regola da quel punto di vista verrà certamente pagato, dagli altri attendo quel pezzo di carta fondamentale”.
Questione bollette. La vecchia proprietà si trova sul groppone 1.800 euro non saldati relativi a spese sostenute da Lioness, non da Leonessa.
“Purtroppo le bollette di riscaldamento e acqua arrivavano alla vecchia mail della società. Io ho fatto le volture e ho regolarmente saldato la quota addebitata lo scorso 6 gennaio. Ovviamente copriremo i costi arretrati, pari a 1.800 euro, perché sono stati addebitati alla Leonessa per errore. È evidente che si riferiscono a utenze di Lioness”.
In questi mesi ha cacciato la stragrande maggioranza dei collaboratori con cui aveva iniziato la stagione. Dal segretario al direttore tecnico, passando per il responsabile del settore giovanile. Come mai?
“Meglio soli che male accompagnati. Chi è rimasto a casa deve farsi un esame di coscienza per le incapacità organizzative dimostrate. L’esempio più lampante riguarda le falle dell’evento di inaugurazione, tappate dal sottoscritto. Poi c’è tutto il capitolo relativo alle riunioni segrete fatte alle mie spalle, che non ho certamente gradito”.
Vogliamo fare chiarezza anche sulla questione relativa alla vendita del pullmino della società?
“Era inutile: 9 posti sono troppo pochi per le nostre esigenze, così ho deciso di venderlo e ho ricavato 6.500 euro da reinvestire nell’attività della società. Ora i trasporti li gestiamo tramite noleggi funzionali alle nostre necessità”.
Se potesse tornare indietro nel tempo diventerebbe ancora presidente della Lioness?
“Assolutamente sì. L’ho fatto con passione e continuerò a farlo dimostrando di non meritare quello striscione. Mi brucia molto ciò che è stato detto sul mio conto. Anch’io ho dei figli, cinque per la precisione, e mi hanno fatto molte domande in seguito a quella protesta. La cosa triste è che dietro le quinte c’è già chi cerca di prendersi la Lioness, ma si sbaglia di grosso. La concessione dell’impianto è appena stata rinnovata e la prossima stagione sarò ancora qui. Farò cambiare idea a molti con i fatti. Ogni mio sforzo è per il bene dei bambini”.
Bruno Forza
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