Impatto sociale, borsa, calcio e sviluppo: cosa c'è dietro al progetto Brera sposato da Valenti

Al 71′ il trentenne centrocampista croato Mario Vrdoljak trova la deviazione aerea del 2-1 sul campo dei campioni in carica dello Struga, che non riusciranno a riequilibrare il punteggio. Dopo tre giornate di Prva makedonska fudbalska liga, la Serie A macedone, il Brera Strumica veleggia a punteggio pieno e guarda tutte le rivali dall’alto. In panchina il bresciano Giovanni Valenti (qui la conferenza stampa post partita), esperto e competente tecnico capace di mettere a curriculum esperienze nei settori giovanili di Brescia, Juventus, Milan, Parma. Con lui Michele Cavalli, già responsabile del vivaio juventino e vice di Roberto De Zerbi a Sassuolo, ed Alessandro Pegorari, preparatore dei portieri del Parma. Staff italiano e presidenza indigena, nella figura più rilevante della storia del calcio macedone: Goran Pandev. Già così ci sarebbe tanta carne al fuoco. Ma per arrivare all’oggi c’è tanta storia recente da scoprire. A partire dal nome del nuovo sodalizio.

 

 

Macedonia del Nord, Pandev, Brera. Gli indizi portano al capoluogo lombardo, sul territorio dove “la terza squadra di Milano” insiste. Definizione autoproclamata, ma che avrebbe delle fondamenta, soprattutto per i progetti che il Brera Fc ha saputo mettere in piedi fin dalla sua fondazione, datata 2000. Il calcio come “esperimento sociale, sportivo, culturale e comunicativo”, si legge nella descrizione presente sul sito ufficiale neroverde. E in effetti il club cittadino ha sempre saputo far parlare di sé in termini meritori, non tanto per le gesta in campo (tuttaltro che minori, viste le vette in campionati di Serie D ed Eccellenza), ma per i progetti sociali messi a terra.

A inizio millennio Alessandro Aleotti, giornalista ed editore, si pone alla guida della società, che rileva i diritti sportivi dell’Atletico Milan e si iscrive alla quarta serie. A novembre arriva in panchina nientemeno che Walter Zenga, la squadra gioca nell’Arena Civica Gianni Brera, riaperta per l’occasione. Il Brera Fc guarda ai diritti dell’uomo e della donna, all’integrazione, ai temi sociali. Ecco quindi la sensibilizzazione verso l’emergenza dei profughi afghani in Pakistan (2002-2003); la costituzione di una squadra Under 19 composta interamente da ragazzi extracomunitari, appartenenti a 13 comunità etniche differenti (2002-2003); la collaborazione con l’Associazione Comuna Baires per corsi di teatro e narrazione letteraria in cui coinvolgere i giocatori (2002-2003); l’ingresso nelle carceri, a partire dal progetto FreeOpera Brera, neonata squadra che vincerà la Terza Categoria con una rosa di detenuti di Opera (2003-2004); la creazione di una nuova squadra, I Martinitt, dal nome della comunità-famiglia milanese, fatta di minori disagiati, partecipante al campionato Csi (2006-2007); l’idea di unire ragazzi di etnia Rom e Sinti nel progetto Romani People Football Team, in collaborazione con l’Associazione Upre Roma (2015-2016); la realizzazione del Fenix Trophy, torneo continentale riconosciuto dalla Uefa che mette insieme club dilettantistici europei in una sorta di Champions League dei dilettanti (2021-2022). Nel 2022 la società è stata insignita del prestigioso Social Impact Award, rilasciato dalla statunitense Internet Marketing Association. Insomma, il mondo sommerso marcato Brera Fc è molto più vasto di quello emergente.

Che da maggio si chiama, appunto, Brera Strumica, nuovo nome dell’Akademija Pandev, nata nell’anno del Triplete (2010) dalla volontà della leggenda macedone di fare qualcosa di importante per il calcio e per la gioventù del suo Paese. Negli anni l’Accademia ha saputo allargarsi ai territori limitrofi a Strumica, coinvolgendo altre città e creando una rete che oggi conta oltre 1.500 bambini e ragazzi. La prima squadra, che ha in bacheca una Coppa di Macedonia (2018/2019), è reduce da un secondo posto in campionato, dietro appunto allo Struga appena battuto. Per fare l’ulteriore step, vincere il primo titolo della propria storia e vedersi aperte le porte della prossima Champions League è stato scelto uno staff italiano, a timone bresciano.

Il Brera Calcio non ha volto lo sguardo solamente a est, ma anche a ovest e a sud. Le attività del club sono state recentemente quotate sulla borsa americana Nasdaq dalla società irlandese Brera Holdings Ltd, partecipata sia da Aleotti che da Pandev. Il primo passo di un macroprogetto volto alla multidisciplinarietà e al sociale vuole l’associazione del marchio Brera alla vita di realtà minori di paesi in via di sviluppo. Di Strumica e della Macedonia del Nord abbiamo già trattato, ma c’è anche l’Africa. Agli ordini del coach portoghese Inacio Soares giocano i ragazzi del Brera Tchumene, sito nella periferia di Maputo, capitale del Mozambico, e partecipante al campionato nazionale di seconda divisione. Al momento la versione africana dei neroverdi guida la classifica, a +1 sulla seconda e +3 dalla terza, a quattro turni dal termine della stagione regolare: le prime due del girone accederanno alla poule per il passaggio di categoria.

Dal quartiere milanese degli artisti alla borsa di New York, dal calcio dilettantistico lombardo alle massime divisioni macedone e mozambicana. Passando per tanti progetti sociali di inclusione, integrazione, progresso culturale. La partecipazione di un tecnico bresciano di prima fascia ci ha fornito un assist d’oro per aprire gli occhi su un modo diverso di fare calcio.

 

Matteo Carone

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