Questa sera alle 18.30 allo stadio Tre Stelle di Desenzano il fischio d’inizio della Final Four del Fenix Trophy, la Champions League del calcio dilettantistico. Conosciamo le quattro semifinaliste partendo dall’FC United of Manchester, con l’intervista al dirigente Adam Saddon.
Parlaci del tuo club.
“L’FC United of Manchester è stato fondato nel 2005 da un gruppo di tifosi dei Red Devils in seguito all’acquisizione da parte di Malcolm Irving Glazer, imprenditore statunitense. Siamo la terza squadra della città, il primo club inglese di proprietà dei tifosi (2.500 membri) a costruire il proprio stadio: Boadhurst Park, che può contenere fino a 4.400 persone. Militiamo nella Northern Premier League (settimo livello). L’affluenza media durante le gare casalinghe, attualmente, arriva a oltre 1.600 presenze”.
Raccontaci di Manchester.
“Se dovessi descriverla in poche parole direi che è stata la prima città industriale del mondo, il luogo di nascita della rivoluzione industriale. È anche la città natale di Emmeline Pankhurst, figura centrale per il movimento delle suffragette, fondamentale per l’acquisizione di alcuni diritti fondamentali che le donne non avevano. Oggi la Grande Manchester conta quasi 3 milioni di abitanti. Della passione profonda per il calcio sapete già tutto”.
Quali erano gli obiettivi di questa stagione e qual è sin qui il vostro bilancio sportivo?
“È stata una stagione deludente perché abbiamo concluso il campionato al 14° posto in campionato e siamo usciti troppo presto dalla FA Cup e dall’FA Trophy. Proveremo a riscattarci qui”.
Cosa rappresenta per voi il Fenix Trophy?
“È un’opportunità unica per giocatori e tifosi. Siamo orgogliosi di essere tra i club fondatori di questa manifestazione”.
Come è stato il vostro cammino sin qui? Il momento più difficile e quello più esaltante?
“In questi anni abbiamo vissuto tante esperienze grazie al Fenix Trophy. Devo ammettere che andare a Varsavia e giocare davanti a 1.000 tifosi polacchi in un momento in cui Covid era ancora un problema e dopo due anni chiusi in casa è stata una gioia immensa. Giocare in stadi leggendari come l’Arena Civica e San Siro, vincere il trofeo davanti a 400 tifosi sotto il sole splendente di Rimini è stato fantastico. Sono accaduti anche episodi curiosi, come a Cracovia, dove si spensero le luci dei riflettori e tornammo il giorno dopo a finire la partita”.
Quali sono i vostri giocatori più rappresentativi e di maggior talento?
“George Murray Jones, in prestito dal Manchester City U23. È senza dubbio il nostro giocatore di maggior spicco e queste finali saranno la sua ultima esperienza con noi prima di salire più in alto nella piramide del calcio inglese già a partire dalla prossima stagione. Segnalo anche il giovane Elliot Wilkinson della nostra accademia, che ha fatto il suo debutto in prima squadra ed ha appena compiuto 18 anni”.
Qual è il tuo rapporto con il calcio italiano?
“Vi racconto un aneddoto: quando ero giovane non c’era calcio straniero in TV oltre alle partite dell’Inghilterra e alle finali degli Europei. Nel 1992, però, Paul Gascoigne andò in Italia e Channel 4 portò Football Italia sui nostri schermi la domenica pomeriggio. All’improvviso avevamo a disposizione partite fantastiche ogni settimana. Potevamo ammirare i migliori giocatori del mondo. Al giorno d’oggi è diverso, c’è così tanto calcio straniero in televisione che è difficile emozionarsi, ma allora, da adolescente, non avevo mai visto niente del genere e ne ero entusiasta”.
Conoscevi già la nostra provincia? E il Brescia calcio?
“Circa dieci anni fa seguii la mia squadra di rugby locale, i Sale Sharks, a Calvisano. Ho ancora la maglia che mi regalò uno dei giocatori italiani dopo quella partita, che detiene il record mondiale per il maggior numero di pubblicità. Del Brescia Calcio, invece, so davvero poco o nulla”.
Completa la frase. Terminato il Fenix Trophy, al ritorno a casa, sarò felice se…
“Partirò subito per una vacanza, perché sarà fondamentale per riprendermi”.
Bruno Forza
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