“Il calcio? Ho iniziato a 5-6 anni, come tanti altri bambini della mia età. Prima una breve parentesi alla Pavoniana, poi tutta la trafila nel Lumezzane, fino ad uno stop prematuro causato da questioni famigliari, che mi portarono a smettere intorno ai 16 anni. Per circa 8 lunghe stagioni ho chiuso con il pallone, ma grazie ad alcuni amici la passione è tornata a sbocciare. Tutto è ricominciato dai tornei notturni, poi indossando la maglia del Nuvolera. Da allora non mi sono più fermato e dopo le esperienze con Montirone e Real Dor sono tornato alla Pavoniana, dove tutto ebbe inizio”.
Andrea Belotti descrive così i suoi trascorsi con il pallone tra i piedi. Il giocatore della Pavoniana da due anni e mezzo lavora come commerciale per Imbal Line, azienda partner di CalcioBresciano e CalcioBergamasco.
Ad accendere la miccia infantile fu papà. “La passione per questo sport e il tifo per il Brescia arrivano da lui, che per anni è stato medico delle rondinelle. Ora è in pensione, ma condividiamo da sempre il legame con la squadra della città, anche se devo ammettere che un tempo ero più tifoso. Erano gli anni di Roberto Baggio, campionati da sogno con lo stadio pieno ed un Brescia sotto i riflettori della Serie A, capace di ottenere risultati mai raggiunti prima”.
Il poster in camera era quello del Divin Codino. “È ancora là appeso. L’idolo è lui, da sempre, anche se io gioco davanti alla difesa. Diciamo che sono un playmaker di qualità. Negli ultimi tempi, tuttavia, sono stato reinventato centrale difensivo. Invecchiando si arretra. Gli amici mi hanno sempre paragonato, con le dovute proporzioni, a Busquets, campione un po’ troppo sottovalutato a mio avviso, spesso rimasto nell’ombra di Xavi e Iniesta. Mi è sempre piaciuto tantissimo”.
Tra i big passati in provincia, invece, è nata un’amicizia con un bomber: “Ho conosciuto bene e legato tanto con Ernesto Torregrossa. Ci sentiamo spesso e abbiamo un bel rapporto, siamo pure coetanei. Sarò di parte, ma ritengo che qui a Brescia abbia fatto grandi cose in coppia con Donnarumma. Penso sia stato l’ultimo anno di gioia per i bresciani, poi tanta sofferenza”.
Un Brescia che, l’estate scorsa, ha voltato pagina. “Credo che la dimensione di questa realtà sia la Serie B, lo dice la storia. Nel recente passato si era sfiorata la C, evitata in modo rocambolesco. Ora ci siamo davvero e speriamo di abbandonarla presto. Cellino ha sempre visto il Brescia come un’azienda, Corioni invece ne era innamorato, non gli interessava lucrare, era un tifoso. Ora vedremo”.
Belotti racconta così il mondo del calcio dilettantistico visto dalla sua prospettiva: “Ho sempre giocato in Prima e Seconda, ma ho tanti amici anche in D ed Eccellenza. Lassù è spesso un lavoro a tutti gli effetti, o comunque l’attività primaria. L’approccio e le scelte di vita sono diverse rispetto a chi gioca nelle mie categorie. Per noi è un hobby, un dopo lavoro. Più vai in basso e più credo ci sia un senso di squadra diffuso. La passione è fondamentale, perché i rimborsi sono risicati. Le motivazioni arrivano dal divertimento”.
Tra i tanti volti conosciuti negli anni c’è stato anche quello, indimenticabile, di Gabriele Venturi, scomparso a soli 28 anni nel 2023. “Non sono mai riuscito a giocarci insieme. Sono molto amico del fratello Marco, quindi conoscevo anche Gabriele da tanto tempo. Facevamo i tornei notturni insieme ad amici comuni. Era una persona splendida e un atleta vero, una persona sana, pulita. Da due anni organizziamo il Memorial a lui dedicato, lo ricordiamo per mezzo di un torneo giovanile a Castegnato. Sono giorni significativi ed emozionanti”.
Nel calcio c’è amicizia, ma capita che possa diventare anche un ponte per il mondo del lavoro. “Sono arrivato in Imbal Line proprio tramite il calcio. Ho conosciuto Lorenzo Boletti ai tempi del Nuvolera e tra noi è nato un bel rapporto. Sapevo che stavano cercando un commerciale e all’epoca mi stavo guardando intorno. Avevo già un lavoro, ma volevo qualcosa di diverso, che mi ispirasse di più. Decisi di cambiare e fu la scelta giusta. Qui mi trovo bene, ci sono belle persone. Il lavoro mi piace perché non è monotono, sempre a contatto con tanta gente e dinamico. Anche in questo momento l’azienda sta cercando un commerciale, consiglierei a chiunque di venire a lavorare qui”.
Sono le relazioni, per Andrea, a fare la differenza. “È come nel calcio. La cosa più bella, al di là di allenamenti e partite, è vivere lo spogliatoio. Con molti clienti si entra in empatia e nasce un bel rapporto. A livello professionale punto a crescere sempre più. Mi piacerebbe che Imbal Line, nel tempo, riuscisse a creare legami anche con il mondo del calcio bergamasco, entrando in quel sistema facendo sinergia con le società sportive del territorio. Mi occupo di quell’area ed ho molti amici anche lì. È una realtà davvero vissuta, un bel mondo. Il mio futuro calcistico, però, sarà ancora a Brescia, dove voglio giocare tanti anni e, se possibile, ottenere buoni risultati. La categoria non conta”.
Bruno Forza

